La cena quella sera fu piuttosto silenziosa. Il perchè di tutto questo vuoto mi fu negato, non avrei potuto spiegare a parole, l'imbarazzo che galleggiava nell'aria quella sera: la sorella di Edo non c'era, per fortuna, pensai subito, ma poi mi corressi: forse lei avrebbe saputo tirar fuori un'argomento. Edoardo era particolarmente silenzioso, mentre in quanto a Riccardo, non mi stupii del suo silenzio, in fondo non è di molte parole. Gli unici rumori erano quelli delle forchette che si muovevano nei piatti, e l'unico che si sentiva al di sopra di tutti era il mio. Cercavo di fare casino, magari si sarebbero dati una svegliata. Invece il mio tentativo fu vano, mentre tutti guardavano i loro piatti e il loro cibo, mi alzai dalla sedia dirigendomi in camera, non potevo sopportare altro imbarazzo. Mi cambiai e mi lavai per prepararmi a dormire e mi sedetti tranquillamente sul davanzale della finestra. Assomigliava molto alla mia stanza, per lo meno per come me la ricordavo io: azzurra e rettangolare, con un a finestra molto simile che dava sulla strada davanti. Un pensiero passò per la mia testa in quell'istante, in tutto il viaggio non avevo pensato a cosa avrebbero detto i miei genitori trovandomi sul ciglio della porta di casa loro. Forse sarebbero rimasti stupiti? Delusi perchè non ho provato a chiamarli in passato?Se quella, invece, non fosse più casa loro? Il panico si stava impossessando di me, forse non mi avrebbero più accettato con loro. A quel punto dove sarei andata? Avrei dovuto prepararmi durante il viaggio un piano B. Anche se devo ammettere che il primo pensiero quando nella mia mente apparì la mia immagine sulla strada buia, fu di andare da Riccardo. Ma se non fossimo stati più in buoni rapporti? Dove mi sarei riparata dalla pioggia? Dove avrei dormito?Inconsapevolmente capii che mi stavo presentato a casa di delle persone sconosciute, che una volta tendevo a chiamare "genitori". Se solo avessi degli amici, delle persone che tengono a me indipendentemente da tutto. Sbuffai rumorosamente e mi buttai a peso morto sulle lenzuola rosso acceso del mio letto, non curante delle mie gambe che penzolavano per metà fuori dal materasso. Guardai il soffitto, come se fosse la cosa più interessante che avessi mai visto e l'attimo dopo il soffitto era scomparso.
Camminavamo normalmente, mano nella mano mentre le guardavo intrecciate, seguivo il braccio del ragazzo di fianco a me: non era muscoloso, ma sulle braccia erano evidenti alcune vene sporgenti. Alzai lo sguardo verso il ragazzo. Riccardo camminava al mio fianco sorridendo, quei sorrisi che piacciono a me, i suoi. Quelli che fa solo quando è certamente felice. Notò il mio sguardo, e subito il suo si spostò sui suoi piedi, sorridendo e chiudendo gli occhi. Prese un respiro profondo e si voltò verso di me. Afferrò velocemente i miei fianchi attirandomi a lui, e per l'ennesima volta, mi ritrovai troppo vicina a lui: il suo respiro era irregolare e batteva sulle mie labbra. Chiusi gli occhi, sicura che questa volta, si sarebbero incontrate. Di colpo il respiro caldo e irregolare cesso, e al suo posto sentii una pressione sulle labbra. Il bacio era sfocato, non riuscivo a descrivere cosa provavo o cosa stava succedendo. Sentivo le labbra calde, mentre su un lato il ferretto dell'anello si stava riscaldando con i nostri respiri. Avevo sempre supposto che le sue labbra sapessero di menta, o di tabacco, invece sapevano di fragola e panna, forse anche di cioccolato. Era tutto così dolce, sembrava tutto così reale... "Rick, ma che fai?!" una ragazza dai capelli biondi, apparse al nostro fianco, era bellissima: i capelli biondi contornavano il viso angelico ricadendo sulle spalle, gli occhi marroni riscaldavano il suo viso pallido, ma la sua espressione era sconvolta. "Fra aspetta" La mano di Riccardo si protese verso la ragazza, ma lei si scansò. Era Francesca, era la sua ragazza. "Tu come hai potuto? Mi fidavo di quello che dicevi di voi due, che eravate solo amici e cercavi di cambiarlo in meglio! Tutte balle vero?!" una lacrima le scese sulla guancia, mentre io non trovavo le parole per descrivere quella situazione, la sua lacrima si insinuava nell'angolo della bocca. Mi sentii tremendamente stupida e insensibile. Eppure tutto questo non aveva senso.
La vista era offuscata, e gli occhi non volevano aprirsi, ancora impastati dal sonno. Mi girai nel letto, sbattendo il ginocchio contro qualcosa, che classificai nella mia mente come il muro. Mi sforzai di addormentarmi nuovamente, ma non riuscendoci emisi un grugnito di frustrazione. Aprii di scatto gli occhi, trovandomi davanti un ragazzo, nel mio stesso letto. Senza neanche pensare, dalla mia bocca uscii un urlo improvviso, che fece svegliare il ragazzo che classificai come: Riccardo. Che ci faceva ancora nel mio letto? Era pazzo a pensare che questa volta glie l'avrei fatta passare liscia. Mi alzai di scatto dal letto portando con me tutte le lenzuola possibili. "Ma dico sei scemo?! Mi fai prendere un colpo se non mi avvisi che vieni a dormire con me, e poi perchè dovresti?!" gli tirai degli schiaffi sulla spalle, ma lui sembrava impassibile e un po' scocciato di esser svegliato in questa maniera. Mi guardò torvo, ma distolse subito lo sguardo girandosi dall'altra parte del letto, con la faccia schiacciata sul cuscino. "Non avevo voglia di stare nel mio. E ora lasciami dormire"mi scacciò via con una mano penzolante, mentre io mi dirigevo verso il bagno borbottando. "Non fare rumore per favore" chiese, anche se suonava quasi più come un ordine. Mi sedetti sulla vasca a pensare ma subito scossi la testa, levandomi quei pensieri di dosso, e dopo essermi lavata e vestita uscii dal bagno. In punta di piedi mi avvicinai alla porta della stanza, ma Riccardo mi fermò con la sua voce. "Parli nel sonno sai? E' snervante, soprattutto la tua soap opera di sta notte. A proposito che sognavi?" chiese curioso, alzando la testa dal cuscino, che ora aveva la forma della sua faccia "Perchè che ho detto?" chiesi non curante, facendo finta di prendere qualcosa nel mio zainetto. "Hai nominato me" disse pensieroso "e poi anche Francesca, hai detto qualcosa come "posso Francesca. Cos'hai sognato Ab?" come se avesse ricollegato i pezzi di un puzzle, mi guardò ancor più curioso di prima, ma io non cedetti, e guardandolo negli occhi dissi "Non me lo ricordo, sai spesso i sogni si dimenticano" sorrisi e uscii dalla stanza. Quel sogno me lo ricordavo bene, ed era uno dei sogni più strani che avessi mai fatto. Ma feci finta di nulla: non potevo dare a vedere che quel bacio, anche se in sogno, era stato uno dei più belli della mia vita, e sembrava così tremendamente reale. Mentre camminavo nel corridoio, diretta un cucina, mi passai con disinvoltura la lingua sulle labbra ,strano: sapevano di fragola e panna, e se si fa ben attenzione, anche un pizzico di cioccolato.
Okay in questo capitolo entriamo un po' di più nella mente di ab, come se non ci fossimo già tutti i giorni... ahah
Spero vi piaccia ugualmente, e vorrei sapere cosa ne pensateUn abbraccio. LukyGirl e Gianni Morandi ahah
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Vagabonda a Parigi || Riccardo Ridolfi
FanfictionAbigail Celli è una normale ragazza, che ama la musica più di se stessa. Si trova a Parigi, chiusa in una metropolitana per raccogliere dei soldi e tornare a casa. Farà la conoscenza di un ragazzo, che la aiuterà a tornare a Roma e chissà, magari le...