Paura

190 12 2
                                    

POV TETE

Non so perché io abbia invitato Benedetta a venire con me ad allenamento, svegliarmi con la sua testa sul mio petto ha fatto sì che mi venisse spontaneo. Alla fine non penso che un po' di compagnia mi farà male, tra tre ore dovrò gareggiare e magari averla con me mi incoraggerà. Durante il tragitto verso la piscina stiamo entrambi in silenzio, nessuno dei due osa parlare e mi maledico per l'imbarazzo che sto provando in questo momento. Appena arriviamo mi butto subito in vasca, lei invece ci mette più tempo a sistemarsi in spogliatoio ed entra in acqua con più delicatezza.
"Non schizzare" mi dice con tono deciso e io ovviamente faccio l'esatto opposto di ciò che mi chiede di fare. Iniziamo a ridere come due stupidi, finché lei non si immerge completamente in acqua facendo qualche vasca a stile libero, seguita da me. Dopo un po' ci sediamo a bordo vasca, dove lei mi comincia a fare qualche domanda: "quanto sei in ansia da 1 a 10?"
"0, ve l'ho detto ieri sera che sono tranquillo" mento.
"Ma a chi vuoi prendere in giro, si vedeva che eri in tensione, non c'è nulla di male ad ammetterlo" mi risponde.
"Ma come hai fatto ad accorgertene?" le domando stupito.
"Non lo so, penso di averlo notato grazie ai tuoi occhi"
"Sei stata l'unica ad averlo capito"
"Lo so, ma perche hai mentito?" mi chiede. Non so bene come risponderle, perché forse una spiegazione vera e propria non c'é, ultimamente faccio spesso cose senza motivo.
"Certe volte non voglio mostrarmi debole" le dico con un tono incerto, che non mi appartiene.
"Ma non c'è nulla di male nell'avere il timore di sbagliare, dovresti saperlo" mi risponde e in quell'esatto momento le nostra dita si sfiorano, per poi allontanarsi subito dopo in seguito ad un suo gesto.
"Il fatto è che ho paura di sbagliare perché non voglio restare da solo" dico di getto.
"In che senso?" mi chiede.
"In passato, le persone mi hanno abbandonato in seguito ad alcuni errori che ho fatto nello sport, per questo non voglio sbagliare più, non voglio restare da solo" vedo subito i suoi occhi intenerirsi, per questo prendo nuovamente parola: "no, non guardarmi così, non è niente di serio".
"So che non è serio ma ciò dimostra che sei sensibile, più di quanto tu voglia far credere" dice.
Questa conversazione sta prendendo una piega che non mi piace affatto, per questo cerco di cambiare rotta convincendola a uscire dall'acqua. Dopo aver aspettato che si asciugasse i capelli (la cosa più noiosa che io abbia fatto negli ultimi 3 anni), abbiamo chiamato subito un taxi che ci ha portati alla defanse Arena. Oggi ci sarà anche la batteria del delfino, dove gareggerà Costanza Cocconcelli, la migliore amica di Benedetta. Non appena entriamo in piscina ci accorgiamo che manca davvero poco alla batteria di Costanza, infatti Benny non ci pensa due volte prima di mettersi in zona azzurra, pronta a fare il tifo per la sua amica.
Nel frattempo, io inizio a fare il riscaldamento in un'altra area della defanse Arena, ma non mi sento abbastanza sveglio per nuotare, sono ancora troppo assonnato. Non amo nuotare la mattina proprio per questo: non mi sento ancora pronto, ho bisogno di più tempo. Passa un po' di tempo e la prossima è la mia batteria, sono vicino di corsia di Adam Peaty, la persona che più di chiunque altro mi stimola a fare sempre di meglio. Come al mio solito, inizio a tirarmi dei colpetti sulle spalle, sul petto e sulla braccia per darmi carica e scogliere un po' la tensione che ho accumulato in questi minuti. Dopo i primi fischi sono pronto e al via parto dando tutto me stesso. Cerco di regolarmi con Adam, di dare il massimo sfruttando la vicinanza che ho con lui e riesco a fare una buona prestazione. Al termine delle batterie scopro di essermi qualificato alla semifinale con il quarto miglior tempo, non appena arriva la notizia noto Benedetta che mi sorride e si avvicina.
"Sei stato davvero bravo" mi dice sistemandomi i capelli bagnati, che hanno preso una forma indecente.
"Grazie, spero di aver avuto un bel tifo" le rispondo sorridendo.
"Hai avuto il tifo migliore di tutta l'arena"
"Ne sono onorato"
"Non ti montare la testa adesso" ribatte lei ridacchiando.
"Penso sia impossibile non farlo"
Per un attimo i nostri sguardi si incontrano formando qualcosa di profondo, qualcosa che non so ben definire, so soltanto che non avevo mai avuto questa particolare "sintonia" con qualcuno e la cosa mi spaventa. D'improvviso rabbrividisco e faccio un passo indietro, annullando quella vicinanza che si era creata tra noi.
"Devo andare in zona mista per l'intervista post gara" le dico senza neppure salutarla, voltandomi di scatto, lasciandola lì da sola, perché per l'ennesima volta è stata la paura ad avere la meglio su di me.

PIÙ DI UN SOGNO || Nicolò Martinenghi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora