Lo scoglio

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POV BENNY

Questa sera sono in camera da sola, dato che le mie compagne di stanza sono in giro per Parigi poiché domani non dovranno gareggiare. Sono sul letto ad ascoltare della buona musica, ma i miei pensieri hanno preso strade completamente differenti a causa dell'ansia per la gara di domani. A placare l'ondata vorticosa di paranoie che si aggira nella mia testa, ci pensa la mia canzone preferita, "una finestra tra le stelle" di Annalisa, che parte proprio nel momento in cui ne ho più bisogno. Questa è l'unica canzone che non ho mai avuto il coraggio di dedicare a nessuno, non mi stancherò mai di ascoltarla e di commuovermi nel sentire le preziose parole che contiene al suo interno. D'improvviso, le note armoniose del brano vengono alterate da un rumore, qualcuno che bussa alla porta. Senza metterci troppo tempo, metto in pausa la canzone e vado ad aprire, ma perdo il fiato quando mi rendo conto che dietro la porta c'è Nicolò Martinenghi, il bello e dannato.
"Che fai qui?" gli domando con voce flebile, che ho tentato di nascondere non riuscendoci.
"Devo parlarti" mi risponde lui, abbassando lo sguardo sul pavimento e socchiudendo gli occhi.
"Per la seconda volta in un giorno?"
"No, stavolta devo parlarti davvero" mi dice e senza chiedermelo si precipita nella camera sedendosi sul letto di Costanza. Odio chi entra nelle stanze degli altri senza permesso, ma in questo caso non vedevo l'ora che lo facesse.
"Allora..." sussurra, sollevando pian piano il volto facendo così incontrare i nostri occhi.
"A me piace questo rapporto che c'è tra noi" dice di getto, con voce sicura.
"Anche a me" rispondo io.
In quel momento vedo qualcosa nei suoi occhi blu, qualcosa che non riesco a decifrare, non capisco se sia una cosa positiva o negativa.
"Cavolo non ho nemmeno preparato un discorso" dice, mettendosi una mano tra i capelli biondi.
"Non hai bisogno di nessun discorso, Nico, dimmi quello che pensi"
"Senza filtri?" domanda più a se stesso che a me.
"Senza filtri" acconsento.
"Bene, allora, volevo dirti che tu mi metti in soggezione"
"Soggezione?" dico titubante.
"Intendo che sbaglio se dico che mi sei del tutto indifferente e questa continua negazione che mi impongo mi distrae" risponde lui.
Non capisco bene il significato delle sue parole, finché non prende di nuovo parola:
"Ti penso spesso durante la giornata, con questo non intendo dire che mi piaci e non penso che accadrà mai, ma semplicemente che in qualche modo mi sei entrata nel cervello e questo mi distrae dai miei obbiettivi. Prima non l'avevo capito, ma poi una persona speciale mi ha detto che il primo passo per trasformare questa distrazione in forza è accettare quello che mi passa per la testa, senza continuare a negarlo a me stesso e a te. Benny non so come dirtelo ma per la prima volta provo qualcosa, non so se sia solo affetto ma voglio che tu lo sappia e soprattutto voglio saperlo io, ma siamo alle olimpiadi e alcune cose adesso non ce le possiamo permettere affatto".
Rimango senza parole per l'ennesima volta in un giorno, l'unica cosa che riesco a fare è accennare un sorriso e dopo qualche secondo cominciare a parlare:
"Nemmeno tu mi sei indifferente".
In realtà lui a me piace molto, non mi è solo indifferente, ma ho paura che una confessione del genere potrebbe distrarlo ancor di più quindi farò finta di provare le stesse identiche cose che prova lui.
"Domani c'è la tua batteria" dice cambiando discorso.
"E anche la tua finale" rispondo.
"Già".
Tra noi si fa largo il silenzio, che però viene interrotto dopo qualche minuto proprio da lui: "Ecco, questo era proprio ciò che non volevo, io non voglio che ci sia questa tensione tra noi, siamo due azzurri e dobbiamo saper comunicare"
Subito dopo mi abbraccia senza alcun motivo preciso, però mi sento al sicuro con lui, mi sento protetta e vorrei che questo momento non finisse mai.
Quando il nostro abbraccio si scioglie, Nicolò si avvicina alla porta e la apre.
"Resterei volentieri qua a parlare per ore, ma dobbiamo riposare entrambi" mi dice.
"Lo so" rispondo con le lacrime che mi inumidiscono gli occhi e lui sembra accorgersene, infatti si avvicina nuovamente a me per abbracciarmi ancora una volta. Quando si decida a varcare la soglia della porta per allontanarsi del tutto da me, sussurra un timido "ci vediamo domani" e poi sparisce nei corridoi. Io mi rimetto a letto e prendo il mio diario.

Che serata strana, oggi è stata una delle giornate più lunghe della mia vita, sono successe troppe cose e non ho avuto un attimo libero per riflettere, per prepararmi a domani nel miglior modo possibile. Nicolò ha avuto il coraggio di venirmi a parlare per bene, di spiegarmi meglio ciò che gli passava per la testa e sono felice che l'abbia fatto, perché anche se ha detto che non gli piaccio e che non gli piacerò mai, ha finalmente capito qualcosa che non aveva avuto il coraggio di ammettere neppure a se stesso.
È strano vivere così, mi sento persa tra mille pensieri che riguardano queste olimpiadi e l'ansia pre gara, ma in mezzo a tutto questo c'è un unico scoglio che coinvolge davvero i sentimenti, questo scoglio si chiama proprio Nicolò Martinenghi.

Quando mi accorgo che è già passata mezzanotte, poso il diario, metto il cellulare in carica e mi addormento subito, rilassando la mia mente ed eliminando in qualche modo i brutti pensieri.
Al mattino, vado in bagno a prepararmi e noto subito le enormi occhiaie che fanno capolino sul mio viso, decido quindi di utilizzare un contorno occhi presente sul lavandino, che penso appartenga a Simona. Prendo il borsone dirigendomi verso l'autobus che sosta già da un po' fuori dal villaggio e mi siedo accanto a Thomas Ceccon, che oggi avrà la batteria dei 100 metri dorso.
"In ansia?" gli chiedo.
"No, sono tranquillo, tu invece?"
"Ho paura di essere squalificata"
"Non so consolare le persone" mi dice.
"Tranquillo non voglio farti pena" rispondo ridendo e facendo ridere anche lui.
Arrivati alla defanse e terminato il riscaldamento, mi accorgo che ancora manca un bel po' alla mia batteria, quindi mi accomodo in tribuna per assistere alla gara di Alberto Razzetti, nei 400 misti. Accanto a me c'è Gregorio Paltrinieri, che mi fa un cenno di saluto e mi augura buona fortuna per più tardi. Al termine dei misti, mi dirigo verso lo spogliatoio per prepararmi velocemente, lì trovo Lisa Angiolini che come me dovrà affrontare la batteria dei 100 rana. Ci battiamo il cinque e poi lei si volta, dirigendosi verso le vasche, dato che nuoterà due batterie prima di me. In questi istanti, l'ansia mi divora, non riesco a sentire neppure le urla della folla in arena e perdo il controllo sul mio corpo, faccio un respiro profondo e il tempo sembra scorrere troppo in fretta, infatti in ben che non si dica mi ritrovo di fronte al blocco di partenza, priva di forze. Mi giro per l'ultima volta verso la tribuna azzurra dove, con mia sorpresa, vedo Nicolò che mi sorride e mima con il labiale "spacca a tutti", una semplice frase che però mi regala una carica pazzesca. Istantaneamente sorrido anche io, per poi concentrarmi al 100% sulla gara che sto per andare a fare e ritrovo tutta la forza che avevo perso negli ultimi 5 minuti. Al via mi riprometto di dare il massimo e di non mollare nemmeno se cascasse il mondo, voglio a tutti i costi rendere gli italiani fieri di me, voglio rendere felice quella sedicenne che nel 2021 si scontrò con uno scoglio che le costò una squalifica, proprio nel bel mezzo del suo più grande sogno.

PIÙ DI UN SOGNO || Nicolò Martinenghi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora