Il fuoco di Olimpia

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POV TETE

Ho vinto.
Sono arrivato primo nei 100 metri rana a Parigi 2024, dopo anni di sacrifici, di speranze, di delusioni, posso finalmente dire di avercela fatta, di aver realizzato il mio più grande sogno.
E ho appena baciato Benedetta... mi è venuto spontaneo, stavo provando troppe emozioni e lei era tra le mie braccia, ho perso completamente il controllo ma sono felice di averlo fatto, però da una parte mi sono anche pentito, perché domani è il suo giorno, deve essere concentrata e non le serve alcuna distrazione, ci dovranno essere solo lei e l'acqua. Inoltre io voglio godermi la vittoria senza pensare a nulla e questa cosa strana che c'è tra noi potrebbe impedirmelo, sono troppo confuso.
Quando mi stacco dalle sue labbra la vedo sorridere, questo mi rassicura molto perché ho temuto di aver sbagliato a baciarla in un momento così particolare dato che non se l'aspettava. Le sorrido anche io, la guardo negli occhi per l'ultima volta e mi allontano, poiché mi tocca fare alcune interviste. Ho il cuore a mille perché tutto questo mi sembra incredibile, non posso credere di aver battuto Adam Peaty, il mio idolo da una vita, il più forte ranista che io conosca. Non penso che realizzerò tutto ciò che è successo prima di avere la medaglia al collo, ma nonostante questo dopo essermi fatto intervistare vado dai miei genitori che, con le lacrime agli occhi, continuano a ripetermi quanto siano fieri di me, il loro sguardo parla da solo. Dopo averli abbracciati e ringraziati per tutto ciò che hanno fatto per me in questi anni, comincio a fare il giro del piano vasca. Cerco di battere il cinque a tutta la prima fila dell'arena, faccio foto con i fan e abbraccio chi me lo chiede, cerco di comportarmi come avrei voluto che si comportassero tutti i miei idoli d'infanzia. Improvvisamente, una ragazza visibilmente commossa mi ferma per darmi una lettera, le prometto di leggerla appena avrò un attimo di tempo e la saluto ringraziandola dopo averle dato un abbraccio. Poco dopo mi dirigo verso lo spogliatoio per mettermi la tuta dell'Italia, pronto per la premiazione che avverrà tra non molto.
I miei amici e compagni di squadra presenti in spogliatoio saltano come pazzi, mi danno pacche sulla spalla e io sorrido come uno scemo, perché in certi momenti le parole non servono. Inaspettatamente, Adam Peaty si avvicina a me sorridendo e prende parola:
"Congratulations Nicolò, you were really good" mi dice.
"Thank you Adam" gli rispondo.
Ci abbracciamo e poi torniamo entrambi alla piscina. Tra noi c'è un bel rapporto, al di là della competizione ci vogliamo bene e ci supportiamo sempre. Amo questo lato dello sport: la capacità di unire anche due persone che sembrerebbero odiarsi. Quando alle olimpiadi del 2021 Adam arrivò primo e io arrivai terzo, ricordo che lui mi disse che avevo grandi capacità e prima o poi l'avrei battuto, sorrido quando realizzo che alla fine è successo davvero.
Quando torno alla tribuna noto la presenza di Tamberi che a quanto pare è venuto a guardarmi, per questo mi avvicino immediatamente a lui.
"Gimbo non pensavo che saresti venuto" esclamo, ma non mi fa dire nient'altro poiché mi salta addosso abbracciandomi.
"PORCO GIUDA NICOLÒ, HAI VINTO TUTTO, SEI UN MOSTRO" mi dice, quasi più entusiasta di me.
"Non posso ancora crederci cazzo" gli rispondo e per poco non scoppio a piangere.
"Sapevo che ce l'avresti fatta"
Io rido senza sosta, perché non saprei cosa dire in merito a qualcosa di così grande.
"Ti voglio tanto bene Tete, sono contento di averti visto crescere e diventare l'immenso atleta che sei" mi dice.
"Grazie Gimbo, ti voglio bene anch'io, sei un vero amico"
"Qualsiasi cosa sai dove trovarmi, ricordati sempre che sei straordinario e che ovunque ti metti riesci sempre" mi rassicura.
In quell'istante mi chiamano per la premiazione, così Gianmarco mi dà un'ultima pacca sulla spalla e mi lascia andar via, non prima però di essersi assicurato che sarei tornato con la medaglia al collo poco dopo.
Vado verso la zona della premiazione e mi congratulo per l'ennesima volta con Peaty e Finke, entrambi arrivati secondi a pari merito. Attendo con ansia che sia l'ora di salire sul podio, nel frattempo mi guardo intorno e mi rendo conto che tutte quelle persone mi hanno visto nuotare, hanno assistito alla gara più importante della mia vita. Sento tante urla, fischi, cori e lo speaker che annuncia il mio nome. Appena salgo sul gradino più alto del podio mi rendo conto a pieno di ciò che sto vivendo, la medaglia è pesante ma l'emozione la rende leggera come una foglia. Mi tremano le gambe, sono orgoglioso di me stesso, sto provando qualcosa di completamente indescrivibile, qualcosa di unico e raro. L'inno italiano risuona in tutta la defanse arena, così chiudo gli occhi e mi godo a pieno il momento, battendo le mani a tempo della musica.
"Ce l'ho fatta" penso.
Questa frase suona divinamente nella mia testa, gli occhi mi diventano lucidi, ho vinto tutto ciò che un atleta può sognare di vincere. Dopo 24 anni da Fioravanti ci sono io ad illuminare la rana italiana all'olimpiade e questo mi rende estremamente fiero del lavoro svolto, capisco che i sacrifici sono serviti a qualcosa. Non ho avuto un'adolescenza normale, la mia vita è sempre ruotata intorno agli allenamenti e non mi sono goduto in tutto e per tutto i momenti come i miei coetanei, mi sono sentito in difetto, da solo, non capito. È capitato che mi sentissi fuori luogo, diverso dagli altri a causa delle mie ambizioni, ho pensato di essere soltanto un illuso a sognare così in grande. Adesso invece mi rendo conto che aver avuto un sogno sin da piccolo ha fatto sì che la vittoria fosse ancora più bella di come l'avevo immaginata e ho capito che ne è valsa la pena. Di mezzo ci sono state mille difficoltà, parecchi ostacoli, notti insonni e lacrime, ma questo sogno brillava più forte di qualsiasi cosa negativa, ho creduto in me stesso anche quando sembrava stupido farlo e ce l'ho fatta. È stato un cammino tortuoso, niente è stato facile, ma non essermi mai dato per vinto l'ha reso possibile. Non dimenticherò mai questo giorno, il più importante e speciale di tutta la mia carriera, di tutta la mia vita... ho portato il tricolore a Parigi, ho reso felici i miei tifosi, ho reso felici le persone che mi vogliono bene, ho reso felici coloro che ci credono dal primo giorno, ma prima di ogni cosa ho reso felice me.
"Se è un sogno, non svegliatemi" è tutto ciò che riesco a pensare. È accaduto davvero, le sconfitte hanno costruito una vittoria.
Sono campione olimpico.

PIÙ DI UN SOGNO || Nicolò Martinenghi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora