POV TETE
Schifo.
Ho fatto schifo a questa semifinale, in acqua mi sentivo frenato da qualcosa, sono convinto di non aver utilizzato nemmeno il 40% del mio potenziale, nonostante io ci abbia messo tutto ciò che avevo in corpo.
"Ma non la testa" dice il mio subconscio, a cui risponderei volentieri "ma chi te l'ha chiesto?".
Però ha ragione, già, perché forse la testa questa sera era altrove, pensavo troppo, ma in questi giorni dovrei pensare solo alle gare. Sono contento di essere di nuovo tra i partecipanti di una finale olimpica, ma ho davvero paura, paura che domani sera vada a finire esattamente come oggi e sarebbe una vergogna. Ho atteso tanto questo momento per migliorare il terzo posto di Tokyo 2020, ma uscire fuori dal podio sarebbe la cosa peggiore che mi possa accadere. Sto tornando al villaggio in autobus, quando accanto a me si siede qualcuno ed è il mio azzurro preferito, Gimbo.
"Tete, come va?"
"Tutto bene" rispondo senza nemmeno riflettere alla domanda, come se la risposta fosse ovvia e mi venisse automatico dire che va tutto per il meglio.
"Ho visto la gara di oggi" mi dice Tamberi.
"Bene" sussurro guardando fuori dal finestrino.
"Bene? Cosa ti passava per la testa Nico? Non eri tu, per la prima volta ti ho visto nuotare anziché sollevarti dal suolo come solo tu sai fare"
"Niente, non mi passa niente per la testa, non ero in forma tutto qui" gli rispondo.
"Ti conosco bene, ho visto il tuo esordio e ti ho sempre supportato notando ogni tuo cambiamento, positivo o negativo che fosse, ma questa volta c'è qualcosa di diverso ed è leggibile anche dai tuoi occhi. Dimmi la verità Nico, sai che di me ti puoi fidare e che parlarne ti potrebbe solo fare bene"
Prendo fiato e cerco di elaborare una risposta, ma certe volte prendere parola è più difficile di quanto possa sembrare.
"Va bene ok l'hai capito che c'è qualcosa di strano e sono pronto a dirti tutto, ma devi promettermi che non mi giudicherai" ribatto.
"Non lo farei mai amico mio"
"Bene, allora, c'è questa ragazza..." dico, ma Gianmarco mi interrompe subito:
"LO SAPEVO, LO SAPEVO CAVOLO, non ho mai visto questo luccichio nei tuoi occhi, chi è???" esclama curioso.
"Niente nomi, comunque lei mi distrae, ma solo quello, mi ha solo un po' distratto, tutto qui, non c'è nessun altro motivo o secondo fine"
"Si si, anche io dicevo così, poi invece sono finito con una fede al dito, che adesso mi è pure caduta nella Senna ma quelli son dettagli" risponde ridacchiando.
"Sono serio, non mi interessa ma in qualche modo mi distrae, mi regala spensieratezza ed è bello, però quando questa spensieratezza va via sono distratto perché penso a quando invece lei era con me" cerco di spiegare, ma so che è difficile capirlo.
"Tete ascolta, te la dico io una cosa. Quando ho conosciuto Chiara ero solo un giovane adolescente con gli ormoni a mille, però ricordo perfettamente che lei mi distraeva completamente. Pensavo a lei ad atletica, pensavo a lei durante le gare e non sai quanti rimproveri mi sono dovuto sentire per questo" prende fiato, ma poi ricomincia a parlare, dicendo: "Continuavo però a dire che lei non mi interessava, che la mia era solo attrazione fisica e che non ci sarebbe mai potuto essere nulla perché non provavo niente. Invece quando ho capito che mi sbagliavo e che forse qualcosa lo provavo, quella che era una distrazione è diventata una carica, mi dicevo che l'avrei resa fiera di me e spaccavo a tutti, averla con me mi ha fatto bene ma la cosa migliore è stata aver capito i sentimenti che provavo per lei" mi spiega serio.
"Si ma c'è una differenza tra te e Chiara e me e B... cazzo" mi scappa l'iniziale di Benny.
"Tranquillo, non investigherò su tutte le persone il cui nome inizia con la B, dovrai essere tu pronto a dirmelo e non voglio assolutamente insistere. Tuttavia ti posso dire che sicuramente una differenza tra noi c'è, non so se lei sarà la donna della tua vita come lo è Chiara per me, ma so per certo che per distrarti nei momenti più importanti della tua carriera non ti è indifferente", sorride.
"Forse hai ragione, dici quindi che dovrei parlarle?" domando più a me stesso che a lui.
"Non necessariamente dovete parlare di ciò che provi per lei, ma penso che pure se parlaste di qualcosa che non c'entra niente con questa situazione riusciresti a star meglio e a capire cosa senti, così da trasformare la distrazione in qualcosa di buono per te" mi spiega.
In quell'esatto istante, l'autobus si ferma davanti al villaggio olimpico e io e Gimbo non perdiamo tempo a scendere. All'entrata del villaggio mi dà una pacca sulla spalla dicendo: "Mi raccomando Tete, domani spacca tutti, porta il tricolore a Parigi amico"
"Non sai quanto ci spero"
"Non ci devi solo sperare, vuoi o non vuoi essere il ragazzo d'oro?" mi chiede, ma non rispondo perché la risposta la conosce già. Infatti riprende subito parola, come se mi avesse letto nella mente: "e allora vai e non avere paura, sei un gigante in tutti i sensi, dovrebbero essere gli altri a provare paura, non tu" mi dice e in quel momento mi accorgo che lui crede in me stesso più di quanto lo faccia io.
"Grazie Gimbo, sei importante per me"
"Anche tu lo sei, sono già orgoglioso di te ma potrei esserlo ancora di più se mi dimostrerai di avere coraggio"
"Domani sera te lo dimostrerò" gli prometto.
"Non parlo di domani sera..." ridacchia, per poi voltarsi ed entrare nel villaggio, lasciandomi lì da solo a riflettere sul significato delle sue parole. Ha ragione, devo accettare che Benny non mi è del tutto indifferente, ma non penso comunque sia una cosa seria, ci conosciamo da poco e poi ha 19 anni, io ne sto per compiere 25, non posso provare qualcosa di troppo grande, giusto?
Tuttavia la spensieratezza che mi ha dato lei in pochi giorni non la provavo da tanto tempo, mi ha regalato qualcosa di bello, la sua risata mi ha trasmesso il sole in tutto il suo splendore, la sua delicatezza mi ha letto l'anima. Già, è come se mi avesse letto l'anima... dio santo, come ci sono finito fuori dal villaggio olimpico ad avere questo genere di pensieri?
Al diavolo tutto e tutti, devo trasformare la distrazione in forza, e subito dopo essere arrivato a questa conclusione mi dirigo verso quella camera che mai e poi mai avrei pensato di raggiungere il giorno prima della mia seconda finale olimpica.
Il mio cuore perde un battito quando il mio pugno si decide a bussare a quella porta, dopo almeno 5 minuti che la osservavo senza fare o dire mezza parola. Sento della musica, che però dopo il gesto compiuto dalla mia mano viene subito interrotta, ma poco dopo è sostituita da alcuni passi delicati, leggeri. La porta inizia a scricchiolare e pian piano si apre, rivelando la sagoma della donna che cercavo, della donna a cui ho pensato per quasi tutto il giorno.
Quando la porta è ormai spalancata, noto facilmente che dentro non vi si trova nessuno oltre che lei, spero di non averla disturbata.
"Che fai qui?" mi chiede.
Non so bene cosa dire, perché non so bene manco io cosa ci faccio qui, ma proprio quando considero l'idea di andarmene, le parole di Gimbo mi risuonano nella testa.
DISTRAZIONE —> FORZA
"Devo parlarti" mi esce di getto.
"Per la seconda volta in un giorno?" mi chiede.
"No, stavolta devo parlarti davvero" le rispondo precipitandomi, senza alcun letterale invito, nella camera, ma so che in fondo anche lei sperava che entrassi il prima possibile.
"Allora..." comincio.
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PIÙ DI UN SOGNO || Nicolò Martinenghi
RomansLe ragazze della nazionale italiana di nuoto sono determinate e hanno lavorato molto per ottenere i risultati da loro tanto sperati. Tra queste, una delle più amate e su cui ogni italiano conta è la giovane Benedetta Pilato, emergente ranista che vu...