Capitolo 44

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Tara

«Ti sto annoiando, vero?» Preoccupata riprendo a mangiare e mi scuso ancora. «Quando parlo della mia famiglia sono proprio logorroica.»

«No, non lo sei affatto è molto piacevole sentirti parlare di loro. Ti amano tanto.»

«Eh, si, ma anche io farei di tutto per loro.» Sorseggio il vino e cerco di darmi una calmata. È così piacevole parlare con lui che mi stupisco di me stessa di quanto gli sto dicendo. Canto suo anche lui sembra essersi rilassato e sono felice di sapere dettagli della sua vita.

«Presto la conoscerai, Alisya ha deciso di venirmi a trovare, deve farmi sapere quale week-end.»

Resto a guardarlo in silenzio, la sua proposta è molto importante per me, rende il suo interesse sempre più sincero e placa il mio sentirmi inadeguata.

«Con piacere, anche se come sai non sono molto brava con le persone.» Preoccupata lo guardo svelandogli il mio timore.

«Parlerà anche per te, è una tipa molto egocentrica e irrefrenabile direi anche.» Sorride dolce e avvicina la sua mano alla mia ancora stretta intorno al calice. Abbasso gli occhi su quella vicinanza e anche se vorrei permettermi di toccarlo mi ritrovo a togliere la mano che corre ai miei capelli.

«Anche voi siete molto legati?»

«In realtà abbiamo avuto qualche problema negli ultimi anni.» Poggia la schiena alla sedia.

«Come mai?»

«Beh da come te l'ho descritta ti è chiaro come siamo molto diversi noi due. Se non te ne fossi accorta sono un tipo molto tranquillo, amo godermi una buona compagnia in posti poco affollati e ho pianificato la mia vita fin da quando ho iniziato a ragionare.»

«Mi piace la tua descrizione.»

Lui sorride ancora.

«Volevo fare il medico e mi sono concentrato tutta la vita su questo obiettivo tralasciando il resto.» Sembra malinconico. «Non ho dei veri amici, cioè né ho tanti ma nessuno è davvero intimo, credo che Angelo sia stranamente diventato la cosa più vicina a un migliore amico per me. Non ho mai avuto una vera donna, mai, non mi interessava e non ho mai fatto vita mondana. Credo di non essere mai uscito così tanto in vita mia come da quando sono qua.» Si stupisce della sua scoperta. «E, ovviamente, tu sei stata determinante in questa cosa. Avessi lavorato in un supermercato credo che avrei fatto la spesa ogni giorno.»

Ora sono io che scoppio a ridere.

«Esagerato.»

«Perchè?» Mi guarda sorpreso.

«Come perché, non sono mica così speciale.» Minimizzo.

«Certo che lo sei. Sicuramente, lo sei per me.» Risponde talmente serio che mi è difficile non credergli.

«Mi viene difficile crederti.» Imbarazzata mi tiro indietro.

«Dovresti.» Insiste.

«Perchè?» Gli chiedo timorosa della sua risposta.

«Davvero non lo sai.»

«Forse non lo sai neanche tu.» Mi alzo e porto il piatto in cucina, ho bisogno di respirare.

Mi avvicino al lavello e lo metto giù con la gola che mi stringe.

«Lo sei perché da quando ti ho vista in quel locale non riesco a toglierti dalla mia testa.» Mi sento tremare per quanto è vicino. «Lo sei perché sei dolce con gli altri nonostante vorresti fare la dura; temeraria quando vorresti solo andare via; solare quando i tuoi occhi sono neri come la pece; malinconica quando parli della tua famiglia; sognatrice quando ti impegni sodo per diventare una ballerina e poi tutte queste cose quando i tuoi occhi si posano su di me anche se non vorrebbero, anche quando hanno paura di leggere cosa io provo per te, anche quando mi avvicino e non riesci a nascondere quanto vorresti che io ti abbracciassi.» La sua voce è ora un sussurro. «Quando i tuoi occhi mi supplicano di starti vicino nonostante è da sola che vorresti combattere i tuoi demoni.»

Mi giro verso di lui e incollo i miei occhi ai suoi. Sento le ciglia inumidirsi mentre lo osservo stringendo i denti perché non è possibile che lui abbia capito tutto questo si di me. Non so se posso permettermelo. Non so se è tutto vero, è la sua arma di seduzione? Dice queste parole a tutte? Mi sento una stupida solo a pensarlo e allora faccio quel passo che elimina la distanza fra noi e poso le mie labbra sulle sue.

I suoi occhi azzurri si riempiono di stupore e di sfumature che mi fanno perdere un battito, alzo le braccia e avvolgo il suo collo prima di cedere al bisogno di sentirlo senza mostrargli altro. Chiudo gli occhi godendomi la delicatezza con cui le nostre lingue si riscoprono. Il profumo del suo dopobarba mi avvolge come le sue braccia che ora stringono il mio corpo.

Ci lasciamo andare a quel dolce ritrovarci per staccarci solo quando ormai senza fiato non possiamo fare altrimenti.

Riapro gli occhi e i suoi sono subito nei miei. Le mie braccia ancora lo circondano come le sue il mio corpo.

«Io sono qua.»

Come si può spezzare e ricostruire un cuore con tre piccole parole. Resto in silenzio stringendo le labbra mentre cerco di credergli con tutta me stessa.

«Ora che mi vuoi: sono qua per te.» Le dita muscolose salgono ad accarezzarmi il volto mentre accompagnano il ciuffo castano dietro l'orecchio.

Sono certa che si aspetti qualche parola da parte mia, ma io non ne ho. Sono troppo concentrata a fidarmi di lui.

«Okay, sono stufo di stare in cucina.» Improvvisamente mi solleva passando il braccio sotto le mie ginocchia. «Penso che saremo più comodi sul divano.» E così fa. A passo deciso si dirige nuovamente in salotto per poi accomodarsi sul divano con me sopra.

«Ma che fai?» cerco di scendere dalle sue gambe.

«Non ti muovere! Voglio tenerti così.» con la mano posata sul suo petto lo guardo dall'alto divertita.

Il labbro carnoso sporge invitante. Adoro il modo con cui sta cercando di alleggerire l'atmosfera e adoro il modo con cui non mi obbliga a parlare e allora decido di godermi quel che resta del pomeriggio nel modo che ho scoperto essere il mio preferito: baciando lui.

Il tempo passa in quel salotto pieno dei nostri sospiro e sussurri. I vestiti sono troppo stretti quando le sue dita passano sul mio corpo mandandomi in fuoco.

Quando il mio telefono suona ripetutamente infastidendomi sono ormai sdraiata sul divano con il suo splendido corpo su di me.

«Chris devo rispondere.» Dalla nebbia della passione cerco di riportare entrambi alla realtà. «Quando è diventata sera?»

Preoccupata lo spingo via e non posso non sorridere alla delusione sul suo viso.

«Dai.» Riprendo il suo viso fra le mani e depongo un bacio a stampo sulle sue labbra morbide. «Devo davvero rispondere e andare.»

«Okay.» Sospirando si mette seduto e passa più volte le mani sul capo mentre la voce di Andrea urla nelle mie orecchie.

«Ma dove diavolo sei?»

«Cazzo! Arrivo subito, dammi dieci minuti.»

«Muovi quel bel culetto immediatamente!» Riattacca e io cerco nella stanza tutte le mie cose.

«Che succede?» Chris mi osserva correre avanti e indietro.

«Ho fatto tardi.» Ecco la scarpa destra, ma quando le ho tolte. «Come abbiamo fatto a non accorgerci che è così tardi.»

«Che ore sono?» Si alza per abbassarsi poco dopo a raccogliere la mia scarpa sinistra ormai smarrita.

«Grazie.» Mi siedo ad indossarle nella poltrona davanti a lui. «Le sette.»

«Vengo con te allora, così poi vado direttamente in ospedale.»

Mi fermo a guardarlo mentre infila il telefono in tasca e recupera il cappotto dall'appendiabiti.

«Andiamo.» Mi invita con la mano sulla maniglia.

«Andiamo.» Afferro la sacca e gli sono subito davanti con un euforia che non provavo da tempo. Sono felice. Sono felice di averlo attorno.

Io vedo la tua Luce Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora