Capitolo 33

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Chris

Il suo solito ghigno spavaldo e il suo esagerato profumo costoso mi fanno rivoltare lo stomaco.

I suoi occhi accarezzano il corpo di Marta che ignara guarda verso di me ma non è per questo che sento il fastidio montarmi dentro.

La sua mano riporta indietro un ciuffo biondo che il vento ha spinto sul suo viso ed è quella mano che mi infastidisce, quelle dita che non riesco a non guardare, che so posarsi su di lei.

Il disgusto sale come quando hai bevuto troppo. Walter mi guarda con lo stesso astio ma con la superbia di sapere che lui ha una cosa che io voglio.

Mi oltrepassa con un cenno del capo, spinge la porta del locale e i miei occhi non riescono a staccarsi da quella scena che sera dopo sera riempie i miei incubi.

«Andiamo a casa, comincio a sentire freddo.» Marta si stringe al mio braccio costringendomi a lasciare andare quel film che conosco bene.

Mi obbligo a sorridere alla gentile donna che ha allietato la mia serata.

«Certo andiamo.» Lascio che si appoggi a me per tutta la strada e cerco di non farle capire il malumore che quel fine serata mi ha provocato. Non che fosse andata meglio da quando siamo arrivati al locale. Le luci soffuse e la musica romantica che sento ancora in sottofondo dalla strada hanno un suono distorto come il viso di quell'uomo.

Ho lottato tutta la dannata sera dal desiderio di andare da Tara, non potevo lasciare Marta al tavolo, non si merita certo di essere trattata in quel modo. Non è colpa sua se ha scelto il peggior luogo dove concludere il nostro appuntamento. Da cavaliere sono stato attento, gentile, ho totalmente ignorato la mora che girando tra i tavoli era praticamente sempre davanti ai miei occhi. Come del resto ha fatto anche lei.

Ma quando alla cassa l'ho vista scivolare a terra ho sentito la solita sensazione che non mi molla quando sono con lei, la sento stringere allo stomaco e rimbombare nella testa. L'immagine della sua figura rannicchiata sul pavimento mi ha fatto fare un passo verso di lei, ho dimenticato tutto il resto. Volevo solo correre per capire se stesse bene poi lei ha sorriso al suo collega, il ragazzo davanti a me mi ha chiesto la carta e mi sono costretto a restare fermo.

Quando ho salutato Andrea non ho resistito dal chiedere, ma lui non ha saputo dirmi molto. Non credo affatto sia solo stanchezza.

«Siamo arrivati!» La voce della mia accompagnatrice mi riporta alla realtà, non abbiamo parlato molto lungo il ritorno a casa, ma il modo con cui la sua testa si appoggiava al mio braccio mostrava come per lei fosse un silenzio piacevole.

Sbatto gli occhi e il nostro portone si mostra alla mia sinistra, prendo le chiavi dalla giacca prima della ragazza al mio fianco che di malavoglia deve lasciare la sua presa su di me. La lascio entrare per prima e la guardo salire i cinque scalini che portano all'ascensore nella luce gialla dell'ingresso.

«Sono stata molto bene.» Alza il viso verso di me proprio quando le porte scorrevoli si aprono mostrandoci il suo piano. I capelli biondi scivolano indietro mostrando il suo esile collo.

Leggo chiaramente il suo messaggio per me in quelle iridi chiare. A disagio la invito a scendere.

«Sì, anche io.» La seguo fino alla sua porta ormai aperta.

Il palazzo è molto silenzioso ed è facile percepire il suono dei nostri respiri.

«Ti va di entrare?» Imbarazzata e allo stesso tempo desiderosa si morde il labbro inferiore per l'audacia della sua proposta.

Guardo l'interno dell'appartamento, Pepe è sdraiato sul divano con la piantana accesa, lentamente ritorno a quel viso arrossato e agli occhi speranzosi in cerca di un modo gentile per rifiutare.

«Marta, io credo....» Infilo entrambe le mani in tasca.

«Chris!» I suoi occhi non lasciano i miei, li vedo scrutarmi silenziosi prima di sentire le sue labbra sulle mie.

Sorpreso vado indietro e sono costretto a tenerla per le braccia altrimenti entrambi saremmo finiti a terra. Marta prende il mio gesto come un invito aumentando la pressione della sua bocca e intrecciando le dita dietro la mia nuca. Il sapore dolciastro del suo cocktail è ora sulle mie labbra.

Capisco che vorrebbe approfondire il bacio ma riacquisito il mio controllo e la scosto gentilmente da me.

Sorpresa non fa resistenza.

«Marta... Buonanotte.» Le accarezzo una guancia e rimetto le mani in tasca. Faccio ancora un lieve cenno del capo e mi tiro definitivamente indietro.

Il primo passo rende i suoi occhi tristi. Mi muovo lentamente perché non voglio farla rimanere troppo male, ma non avrebbe senso andare oltre non è lei che desidero.

«Vorrei uscire ancora!» L'ansia nella sua voce che questo possa essere il nostro unico incontro. Dovrei rifiutare ma non riesco a deluderla ancora e finisco con l'annuire. «Buonanotte.» Si arrende lei lasciandomi libero.

Fortunatamente l'ascensore è ancora al piano e in poco tempo sono finalmente solo a casa mia. Cazzo!

La frustrazione per Tara mi fa sedere sul divano. Porto le mani al capo e poggio i gomiti sulle ginocchia aperte.

Questa donna sarà la mia rovina.

L'immaginarla con lui anche questa notte mi distrugge. Cerco in fretta il telefono nella tasca della giacca.

«Pronto.» La voce assonnata risponde. Non ho badato all'ora.

«Ciao Alicia.» Mi lascio andare indietro.

«Non sembri passartela troppo bene.»

Sorrido amaramente.

«Per niente. E tu?»

«Meglio, mi ha cercata e il mio ego è finalmente sereno.» La sento mettersi comoda. «La ragazza?»

«Distrugge il mio amor proprio.»

«Addirittura. Che avrà fatto mai.» Mi prende in giro.

«Continua a preferire l'atro a me.» È tristemente semplice.

«Impossibile.»

Raccontare a mia sorella le mie disgrazie è una novità che non mi dispiace affatto. Forse è l'unico aspetto positivo di questo periodo, non avrei mai creduto di recuperare il rapporto con lei.

«Ogni triste sera ne ho la conferma.» Porto la mano agli occhi desideroso di cancellare quel ghigno che mi perseguita.

«E tu farai in modo che la notte non arrivi mai.» Romantica mia sorella sospira.

«Ti rendi conto dell'assurdità che hai appena detto.» Rido divertito.

«Niente assurdità. Conquistala di giorno, falla stare con te. Perché dovrebbe aspettare la notte se il giorno le riempie la vita. Non ti è mai capitato di sperare che un giorno non finisse mai.» accorata difende la sua tesi.

«Alicia, lavoriamo entrambi e non ho modo di stare con lei se non poche ore la sera o al telefono la notte.» Piacerebbe anche a me trascorrere con lei una giornata.

«Avrà un giorno libero?»

Ripenso le sue parole.

«Sì, la domenica.»

«Perfetto. Tu sei libero questa domenica?» Entusiasta mi programma la giornata quando ancora io non so come chiederle di vederci.

«Sì, sono libero.» Ascoltarla mi fa desiderare di farlo. Come in tutto Alicia metta la massima passione, sembra già la mia personale tifosa.

«Ce la farai. Sei mio fratello ma so bene quanto tu sia un bell'uomo, un po' pesante, ma sicuramente interessante, rompi palle, perfezionista e un po' noioso, ma affascinante.»

«Beh, non so se ringraziarti.»

Chiudo la chiamata e resto a guardare lo schermo fino a vederlo spegnere, lo poso sul cuscino accanto a me e chiudo gli occhi e anche se non vorrei sono in attesa, in attesa che lei chiami.

Io vedo la tua Luce Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora