Capitolo 41

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Chris

«Allora vado.» È la quarta volta che tento di salire sull'ascensore che prontamente si richiude alle mie spalle permettendomi di ricominciare a baciare la splendida donna che mi ha totalmente stregato.

«Si, vai.» Mormora sexy Tara, alternando la sua sensuale voce ad altrettanti languidi baci.

Ancora una volta il bip del piano e seguito dal ronzio delle porte che si aprono.

«Vado, ma ci vediamo per pranzo.» Le preciso accettando di malavoglia le sue braccia che si staccando dal mio collo. «Quanto starai a scuola?»

«Un paio d'ore. Ti mando un messaggio non appena sono a casa, okay?» Si avvicina per un nuovo bacio a stampo.

«Okày, a dopo allora.» Faccio un passo indietro entrando in ascensore, ma resto deluso quando velocemente le porte si richiudo e l'aggeggio comincia a scendere velocemente, come se temesse che potessi nuovamente scendere.

Porto una mano ai capelli e una al cuore.

«Cazzo!» mi sento euforico come se avessi iniettata la dose di adrenalina per un elefante. Il corpo che mi freme ancora per il desiderio intenso che mi provoca poterla toccare, baciare. «Cazzo!» Sbatto gli occhi incredulo, non può essere tutto vero.

I suoni della città appena esco dal portone mi rincuorano. È tutto fin troppo reale per essere solo un sogno. Come se volassi fra i passanti canticchiando mi avvio verso casa.

Davanti al supermercato decido di fare un po' di spesa: potrei invitarla a mangiare da me.

L'idea non mi dispiace affatto, sarebbe la soluzione ottimale per poterla avere tutta per me.

Come un ragazzino ridacchio dei miei pensieri, mentre la cassiera alza un sopracciglio con sguardo scocciato quando mi ripete il conto per la seconda volta, mi ero nuovamente perso nei ricordi di stanotte.

Varco la soglia di casa e non riesco più a resistere e digito velocemente il nome di mia sorella.

«Lo sapevo!» Mi apostrofa.

«Ma di che parli?» porto i sacchetti in cucina.

«Hai fatto il grande passo, lo so.» Soddisfatta mi rovina la sorpresa.

«Ma come?»

«Per chiamare a quest'ora.» Semplicemente ammette lei. «E poi ho detto che sei un bel ragazzo.» Sempre più compiaciuta inizia un monologo come se il merito fosse il suo.

«Comunque, non ti devo niente.» La peste vuole approfittarsi di me.

«E invece si. Se non fosse stato per me ti saresti solo depresso. Dai fammi venire da te per un weekend.» Mi supplica.

«Ti rendi conto che al momento ho bisogno di privacy.»

«Non ti accorgerai di me. E poi se la conoscerò avrò modo di dirti se hai fatto bene.»

«Alysia io so già che lo è.»

«Che romantico! Mi viene il diabete.» Esagera. «Dai per favore. Prima di Natale solo una capatina.»

«Okay, mi arrendo fai pure il biglietto.» Credo stia battendo le mani.

«Non mi avrai messo in viva voce?» Mi agito al telefono.

«Ovvio, sto facendo la manicure.»

«E se mamma avesse sentito. Cazzo, Alysia sai che mi tormenterebbe per conoscerla.» Mi agito in cucina dopo aver sistemato già tutto.

«Tranquillo non c'è.» Mordicchia qualcosa prima di riprendere a parlare della sua vita.

Ascolto i dettagli dei suoi ultimi tre giorni mentre mi spoglio dei vestiti stropicciati e indosso la tuta. Potrei andare in palestra in attesa che Tara si liberi.

Io vedo la tua Luce Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora