Capitolo 13

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Chris

Con un sorrisino la seguo fra i tavoli, mentre non distolgo i miei occhi dal suo corpo. Spero non mi abbia sentito ma è vero: andrei ovunque con lei.

«Eccoci.»  Servizievole si ferma di lato permettendomi di raggiungere il bancone.

Tolgo la giacca poggiandola sulla sedia accanto alla mia e alzo gli occhi ancora su di lei.

«Buonasera.» Una voce profonda e un po' divertita mi apostrofa costringendomi a lasciarla andare.

«Ciao. Io sono Chris.» Poso la mano sul legno e guardo il ragazzo biondo davanti a me.

«Andrea, piacere. Vuoi che ti versi qualcosa?» Si accarezza i folti capelli biondi raccolti in una coda bassa.

«Ehm, va bene un birra scura, grazie.» Mi lascio andare sulla spalliera.

«Ti lascio il menù o sai già cosa mangiare?»

Poggio un gomito sul bancone e torno a guardare il motivo per cui sono qua e lo faccio senza celare il mio interesse.

Vedo i suoi occhi aprirsi sorpresi alla mia sfacciataggine, le sue esili dita stringono il tablet mentre sono certo sia costretta a deglutire per poter parlare.

«No, so già cosa voglio.» Pigramente l'accarezzo con lo sguardo. «Ma non ora.»

Andrea ridacchia.

«Okay.» Flebilmente mi risponde, fulminando il suo collega. Posa comunque il menù accanto a me per rialzarsi subito imbarazzata, è evidente come non sappia dove guardare. Credo proprio di aver trovato il modo di farmi notare.

Lei annuisce e va via con la schiena particolarmente dritta e la mano che sale veloce ai capelli, l'unico filo sfuggito alla coda bassa viene sistemato dietro l'orecchio.

Soddisfatto mi godo la mia piccola vittoria e mentre sfoglio il menù che ormai conosco a memoria Andrea posa la birra ghiacciata davanti la mia mano.

«Vuoi un bicchiere?»

Scuoto il capo. «La preferisco così.» La porto alle labbra.

«Sono d'accordo.» Sorride per poi concentrarsi nella preparazione delle ordinazioni. «Ti ho già visto da queste parti ultimamente.» Inizia a conversare.

«Sì, mi sono trasferito da poco e questo posto è vicino casa.» Lo trovo simpatico, anche se non lo conosco affatto sembra un tipo a posto.

«Da dove vieni?»

Respiro e mi lascio andare. Non amo parlare di me ma mi sento a mio agio.

«Sono romano. Sto seguendo un corso di specializzazione qui a Milano.» Riprendo la bottiglia.

«Interessante, e su cosa?» Richiama uno dei camerieri quando il vassoio sul bancone e ormai pieno. Lo vedo impartire alcuni ordini ai due ragazzi che lo aiutano e poi tornare a guardare me.

«Medicina. Sono un medico.»

Annuisce soddisfatto. Come se in realtà gli interessasse davvero sapere quelle cose su di me.

«Ti stupirò ho frequentato medicina per un anno. Passare gli esami di ammissione è stata una sfida ma poi ho mollato.» Alza le spalle e inclina il capo.
«Non faceva per me. Amo la confusione, il ritmo e per immensa delusione dei miei ho fatto un corso di barman.» Scoppiamo a ridere entrambi.

«Mi sembra assurda la tua scelta visto che io amo questo lavoro ma devo ammettere che hai avuto coraggio. Mollare tutto eh...» indico il posto in cui siamo.

«Ah, no no, non è mio. Però si ho avuto coraggio e quando avrò abbastanza soldi me ne andrò in uno di quei paesi tropicali dove vivi con niente ma fai la più bella vita che tu possa sognare. Ritmi lenti, il mare, le palme, le turiste.» Si avvicina dando così piu enfasi al suo sogno.

Io vedo la tua Luce Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora