CAPITOLO 15

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Isabel

Non ero mai stata una persona a cui interessava avere una relazione, men che meno avevo mai sbavato dietro a un ragazzo, ma c'era qualcosa di strano che volevo assolutamente scoprire. Martedì pomeriggio, mentre stavo uscendo dalla biblioteca, vidi Lucas e un paio dei suoi amici seduti su un muretto vicino. Stavano ridendo e scherzando come sempre, ma quando mi avvicinai, sentii che stavano parlando di Michael. Mi fermai dietro una colonna, cercando di non farmi vedere, e ascoltai.

"Non capisco come faccia a vivere così isolato", disse uno degli amici di Lucas, scuotendo la testa. "Voglio dire, dopo tutto quello che è successo con la sua famiglia, è un miracolo che non abbia mollato tutto e se ne sia andato".

Lucas annuì lentamente, il sorriso era sparito dalle sue labbra. "Sì, è stato davvero un casino per lui. Non parla mai di sua madre o di quel tradimento. Lo ha segnato parecchio".

Il mio cuore mancò un colpo. Di cosa stavano parlando? Una famiglia difficile, un tradimento? Continuai ad ascoltare, trattenendo il respiro.

"Beh, non è esattamente un tipo socievole, no?" disse un altro. "Ha chiuso tutti fuori, tranne te, Lucas. È come se si fosse costruito una corazza e non lasciasse entrare nessuno".

Lucas sospirò. "Non lo biasimo. Dopo quello che è successo, chiunque avrebbe fatto lo stesso".

Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Michael aveva subito un tradimento? E la sua famiglia? Qualcosa doveva essere andato terribilmente storto. Ora tutto aveva più senso: il suo comportamento riservato, la sua freddezza, la sua riluttanza a lasciarsi avvicinare da chiunque. Il mio cuore si riempì di una nuova comprensione, un misto di tristezza e determinazione.

Senza pensarci due volte, mi feci avanti. "Lucas", dissi, interrompendo la conversazione. Gli amici di Lucas si girarono a guardarmi con sorpresa, ma io mantenni il mio sguardo fisso su di lui. "Di cosa stavate parlando? Cos'è successo a Michael?"

Lucas sembrò colto alla sprovvista per un momento, ma poi il suo sguardo si fece più serio. "Isabel, non è il caso che tu ti immischi. È una cosa privata".

"Lo capisco", risposi, cercando di mantenere la calma. "Ma... se c'è qualcosa che posso fare per aiutare, voglio saperlo".

Lucas mi studiò per un momento, come se stesse valutando se poteva fidarsi di me. Poi, abbassò la voce e si avvicinò. "Michael ha passato un periodo davvero difficile", mormorò. "Sua madre lo ha abbandonato quando era piccolo, e l'unica persona di cui si fidava veramente gli ha voltato le spalle. Da allora, non è mai stato più lo stesso".

Il dolore nelle parole di Lucas era palpabile. Improvvisamente, tutto il comportamento di Michael acquistò un nuovo significato. Non era solo un ragazzo arrabbiato o indifferente; era qualcuno che aveva sofferto profondamente e che aveva costruito delle mura per proteggersi da ulteriori delusioni.

"Grazie", sussurrai, sentendo un nodo alla gola. "Grazie per avermelo detto".

Lucas annuì, tornando ai suoi amici mentre io mi allontanavo, la mente in tumulto.

La scuola sembrava un labirinto mentre vagavo senza una direzione precisa. Avevo bisogno di tempo per digerire quello che avevo appena scoperto, ma sapevo anche che dovevo trovare Michael. Dovevo fargli capire che non era solo, che qualcuno teneva a lui, nonostante tutto.

Lo trovai vicino al campo sportivo, seduto da solo su una panchina con le cuffie nelle orecchie. La sua postura rigida e il modo in cui guardava nel vuoto mi fecero stringere il cuore. Mi avvicinai lentamente, incerta su come iniziare la conversazione.

"Michael", dissi piano, cercando di non spaventarlo. Lui alzò lo sguardo, togliendosi le cuffie con un'espressione di sorpresa. "Posso sedermi?"

"No. Vattene", le sue parole erano come coltelli affilati.

"Sono venuta a sapere... di quello che è successo", iniziai con cautela, cercando di scegliere le parole giuste.

"Non continuare la frase. Vattene via. Non voglio la tua pietà".

"Okey, ma..."

"Ho detto vattene!"

Lo guardai per un attimo, poi mi voltai e mi diressi verso l'uscita del campus a passi decisi. Sentivo un misto di frustrazione e dolore. Ma sapevo una cosa: non avrei rinunciato.

AMORE E CAOS A MANHATTANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora