CAPITOLO 24

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Isabel

Due giorni dopo, mi ero svegliata con la sensazione che il mondo fosse ancora un po' confuso, ma ero determinata a tornare alla mia routine e a lasciarmi quella sera alle spalle. Avevo bisogno di normalità, di distrarmi e di riprendere il controllo della mia vita. Dopo tutto, non potevo permettere che una delusione mi rovinasse.

Quando l'auto si fermò davanti alla scuola, presi un respiro profondo e scesi. Era una giornata fredda, e il vento frizzante mi accarezzava il viso mentre mi incamminavo verso l'ingresso principale. L'aria era carica del chiacchiericcio degli studenti, delle risate e dei suoni familiari che mi erano mancati durante le vacanze.

Non feci in tempo a fare pochi passi verso l'entrata che vidi Nik avvicinarsi. Il suo sguardo era serio, come se stesse riflettendo su qualcosa di importante. Mi fermai e lo aspettai, il cuore che mi batteva un po' più forte nel petto. Era da prima delle vacanze di Natale che non parlavamo veramente, da quella situazione che era rimasta sospesa tra noi.

"Isabel, possiamo parlare?" chiese con una voce più morbida del solito. Era chiaro che volesse affrontare quello che era successo tra di noi.

Annuii e gli feci cenno di seguirmi verso un angolo più tranquillo del cortile. Mentre ci incamminavamo, la mia mente era già in fermento, cercando di preparare le parole giuste. Non sapevo esattamente cosa avrebbe detto, ma sapevo che avremmo dovuto affrontare la questione. Prima delle vacanze, tra me e Nik c'era qualcosa di speciale, qualcosa che non potevo semplicemente ignorare.

Arrivati in un punto più appartato, Nik si girò verso di me. "Senti, Isabel" iniziò, incrociando le braccia. "So che è passato un po' di tempo, ma... vorrei chiarire quello che è successo prima delle vacanze. Mi dispiace se ti ho messa a disagio o se ho fatto qualcosa che non avrei dovuto."

Il suo tono era sincero, e mi faceva piacere che volesse parlare apertamente. Presi un respiro profondo, cercando di mettere ordine nei miei pensieri. "Nik, non devi scusarti. Credo che... ci siano state delle incomprensioni. Anche io ho delle responsabilità in quello che è successo."

Nik annuii, lo sguardo serio. "Mi piacerebbe ripartire da capo, se sei d'accordo. Mi sei mancata durante le vacanze, sai?"

Sorrisi leggermente, sentendo una sorta di sollievo. "Anche tu mi sei mancato" ammisi. "Vorrei che le cose tornassero come prima, o almeno che ci provassimo."

Ci scambiammo un sorriso comprensivo, e per un momento, sembrava che tutto potesse davvero tornare normale. Ma c'era ancora un peso nel mio petto, un nome che non riuscivo a togliermi dalla testa.

Dopo la conversazione con Nik, mi diressi, insieme a lui, al campo di football per l'allenamento delle cheerleader. Non potevo fare a meno di sentirmi nervosa mentre mi cambiavo negli spogliatoi e indossavo la mia uniforme. A inizio anno ero entrata nella squadra, ed era stato un grande traguardo per me. Le ragazze erano già fuori, a riscaldarsi per l'imminente partita, così mi unii a loro cercando di concentrarmi sull'allenamento.

Dal campo, vidi Michael e Lucas allenarsi con il resto della squadra di football. Michael era concentrato, il viso serio mentre lanciava la palla e coordinava i movimenti con i compagni. Ogni tanto, gli sguardi di Lucas e Michael si incrociavano, e sembrava che stessero parlando senza parole. Mi chiedevo di cosa avessero discusso quella notte, dopo avermi riportata a casa, ma scossi la testa per scacciare quei pensieri.

Durante l'allenamento, mi sforzai di mantenere la concentrazione, ma ogni tanto il mio sguardo scivolava su Michael. Era come se avessi avuto un radar che mi portava sempre a lui, e ogni volta che lo guardavo, il mio cuore perdeva un colpo. Lui, però, non mi notava mai. Era come se non esistessi per lui.

Finalmente, l'allenamento finì. Le ragazze si diressero verso gli spogliatoi, chiacchierando e ridendo. Io rimasi un po' indietro, cercando di allentare la tensione accumulata durante la giornata. Mi diressi verso gli spogliatoi per cambiarmi, quando lo vidi. Michael stava camminando proprio nella mia direzione.

Per un momento, il mio cuore accelerò. C'era qualcosa nel suo sguardo che sembrava quasi voler dire qualcosa, ma poi, come sempre, passò accanto a me senza fermarsi. Non disse una parola, non mi guardò nemmeno. Era come se fossi invisibile per lui, nonostante quello che era successo sabato sera.

Finsi di non essere ferita, finsi che non importasse, ma dentro di me qualcosa si spezzava ogni volta che mi ignorava in questo modo. Sentivo il bisogno di dire qualcosa, di fare qualcosa, ma il coraggio mi mancava.

Michael continuò per la sua strada, e io restai lì, nel silenzio del corridoio, con un nodo in gola e troppe emozioni da gestire. Non riuscivo a capire cosa stessi sbagliando o perché mi trattasse così, ma sapevo che dovevo smettere di sperare in qualcosa che non sarebbe mai accaduto.

AMORE E CAOS A MANHATTANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora