CAPITOLO 20

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Isabel

Gli esami erano andati alla grande, perciò mi meritavo un po' di relax. Durante le vacanze di Natale, la mia famiglia aveva deciso di trascorrere il periodo festivo a Aspen. Marcus, mia madre ed io eravamo entusiasti di trascorrere una settimana in una delle località sciistiche più belle degli Stati Uniti. Non avevo idea che, a causa dell'amicizia tra Marcus e i genitori di Michael, ci saremmo trovati a passare del tempo insieme a lui e a Lucas. Questo dettaglio sembrava essere una semplice curiosità finché non arrivò il giorno della partenza.

Quando arrivammo ad Aspen, la casa di proprietà di Marcus era stupenda: una baita di legno immersa nella neve, con un grande camino e ampie finestre che offrivano una vista mozzafiato sulle montagne. Non avevo mai visto un paesaggio invernale così incantevole, e la bellezza del luogo mi fece dimenticare temporaneamente le preoccupazioni quotidiane. La prima giornata trascorse in modo relativamente tranquillo. Michael e Lucas erano venuti a trovarci a casa nostra per la cena di benvenuto, e mentre inizialmente la situazione era stata un po' tesa, presto ci eravamo tutti adattati all'atmosfera festiva. Michael era apparso piuttosto distante, mentre Lucas era decisamente più socievole, ma non avevo ancora trovato il modo di chiarire con lui quello che era successo nei giorni precedenti.

Il giorno successivo, dopo una mattinata di sci e una pausa per il pranzo, iniziammo a parlare dei nostri piani per la serata. Avevamo deciso di organizzare una cena in uno dei ristoranti di montagna, ma la situazione prese una piega inaspettata quando, a causa di un'improvvisa tempesta di neve, le strade erano diventate impraticabili. L'unica soluzione era rimanere nella baita per la notte, anche se non avevamo programmato nulla per un soggiorno prolungato.

La tempesta si intensificò rapidamente, e il vento ululava contro le pareti della baita. I nostri piani furono presto accantonati, e dovemmo trovare un modo per passare il tempo all'interno. La tensione era palpabile, e Michael sembrava particolarmente irritato dalla situazione. La convivenza forzata creò una sorta di barriera invisibile tra di noi, che si rifletteva nelle nostre interazioni. Dopo cena, mentre i genitori erano occupati a sistemare alcune cose e a chiacchierare accanto al camino, decisi di recarmi al piano superiore in una delle camere, a leggere un buon libro. Ma quando arrivai alla porta, lo vidi. Decisi di avvicinarmi a lui, sperando di rompere il ghiaccio e magari avere una conversazione sincera.

"È una tempesta infernale là fuori" iniziai, cercando di iniziare una conversazione casuale. "Sembra che non si calmi".

Michael alzò lo sguardo dalla finestra, il suo volto era illuminato dalla luce calda del lampadario. "Già", rispose con un tono più secco del previsto.

Sentii un peso di tensione nel suo tono e decisi di rischiare. "Sembra che tu abbia avuto una giornataccia. Vuoi parlarne?" Michael mi lanciò uno sguardo intenso, ma poi lo distolse.

"Non voglio discuterne" disse, senza approfondire.

Dopo qualche minuto di silenzio, ricominciò a parlare. "Dopotutto siamo bloccati qui e non c'è molto che possiamo fare. Perché non ci proviamo a divertirci un po'?"

Nonostante il suo tono indifferente, percepii una certa vulnerabilità sotto la superficie. "Va bene" risposi, provando a mantenere un tono leggero. "Magari possiamo trovare qualcosa da fare. Non possiamo stare qui a guardare la tempesta tutto il tempo".

"Tu non hai idea di cosa vuol dire "divertirsi" per me, principessa. Con quel tuo stupido viso da angioletto". Non avevo idea di cosa volesse intendere. Tuttavia, scendemmo e passammo il tempo a giocare a tombola e scarabeo con i nostri genitori, e a chiacchierare con loro, cercando di non pensare troppo alla tempesta.

Però, con il passare delle ore e la crescente inquietudine per la tempesta, l'atmosfera divenne più pesante e opprimente.

Verso mezzanotte, quando i nostri genitori si recarono nelle loro stanze per dormire, io e Michael ci ritrovammo da soli nel salotto. Il calore del camino era confortante, ma l'isolamento della baita e il rumore della tempesta fuori creavano un senso di claustrofobia. Michael sembrava più rilassato, ma anche più riflessivo. "Scusa per prima" disse, rompendo il silenzio.

Mi voltai verso di lui, sorpresa dalla sua apertura. "Non devi scusarti. Capisco che ci siano cose che non vuoi condividere. Solo... se hai bisogno di qualcuno con cui parlare, sono qui". Michael mi guardò, il suo sguardo più morbido del solito.

La conversazione tra noi non continuò, ma sentivo che per la prima volta avevamo fatto un passo avanti.

In quel momento, grazie ai nostri sguardi, la distanza tra noi sembrava diminuire. Michael si avvicinò lentamente, e io feci lo stesso, trovando un senso di connessione che non avevamo mai condiviso prima. La tempesta fuori sembrava meno minacciosa, e la solitudine del luogo isolato ci aveva costretti a confrontarci con noi stessi e con l'altro in un modo che non avevamo previsto.

Alla fine, quando decidemmo di andare a letto, mi sentii diversa. Avevo capito qualcosa in più su Michael e su me stessa. La tempesta di neve continuava a infuriare, ma dentro la baita, trovammo un modo per affrontare insieme l'isolamento e la tensione, costruendo un legame che, sebbene fragile, sembrava autentico e profondo.

"Buona notte." 

AMORE E CAOS A MANHATTANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora