Lakeview Motel

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L'insegna al neon bianca del Lakeview Motel tremolò e infine si spense. Era quasi mattina, l'orologio segnava le 4:17 e il parcheggio divenne repentinamente buio.

Una luce si accese nella stanza 8, una debole luce gialla che filtrava attraverso una sottile tenda marrone. L'ombra di un uomo passò davanti alla finestra trascinando con sé un datato aspirapolvere. Il resto della stanza era stato ripulito e il materasso era coperto da un telo di plastica.

Era il portiere notturno, un uomo dall'aspetto tutt'altro che interessante, magro e con il volto sudaticcio che traspariva il riflesso di una vita intensa passata lì dentro. Portava i capelli lunghi ma la sua testa soffriva di una vistosa calvizia che cercava di correggere con un riporto che lo faceva sembrare ancora più inquietante. Portava occhiali antiquati che teneva sulla punta del naso, e stava pulendo la moquette. Vide un carro attrezzi entrare nel parcheggio al suo secondo passaggio davanti alla finestra. Calciò via il cavo di alimentazione dell'apparecchio domestico e uscì dalla stanza.

Il carro attrezzi fece retromarcia verso una vecchia station wagon verdognola parcheggiata fuori dalla stanza 6. L'impiegato notturno gli fece segno di rallentare. Una volta fermatosi il conducente del carro attrezzi saltò giù dal camion. Indossava una giacca nera, aveva una barba folta e portava un capellino da baseball per ripararsi dalla pioggia. Il resto di lui era soltanto un'ombra tra la pioggia.

«Questa cazzo di pioggia sta diventando una tempesta», urlò l'autista. «Meglio sbrigarsi.»

Slegò il verricello e tirò fuori un paio di ganci da assicurare al portauto. Da ovest si udì il chiassoso rombo di un tuono.

«Hai solamente questa?»

«Si.»

«Sarò fortunato se otterrò qualcosa da questo ferro vecchio.»

«Aveva con sé dei contanti, se li vuoi.»

L'autista agganciò l'asse posteriore dell'auto.

«No, amico. Non ci faccio niente con gli spicci di un poveraccio.»

«Come preferisci.»

L'impiegato notturno accennò una risata e fece marcia indietro mentre l'autista azionava l'interruttore e sollevava l'auto.

«La tempesta sta crescendo. Meglio alzare i finestrini dell'auto.»

«Ci penso io.»

D'improvviso un ragazzino di nove anni, terrorizzato e tremante, alzò la testa dal sedile posteriore della station Wagon.

«Aspetta! Fermati!» urlò l'impiegato notturno all'autista che smise di sollevare l'auto.

Il portiere si fece avanti e aprì la portiera posteriore del lato guida.

«Cosa fai li dentro? Ti sei addormentato? Ti sei nascosto?»

L'impiegato notturno tese la mano mentre il ragazzo si rannicchiava sul pavimento dietro il sedile del guidatore.

«Va tutto bene. Come ti chiami figliolo?»

«Jeremy.»

«Dammi la mano, Jeremy. Forza, esci da lì. Coraggio, va tutto bene.»

L'autista scivolò sotto il gancio del verricello e vide il ragazzino attraverso il finestrino posteriore. Afferrò il portiere notturno e lo allontano di qualche passo dalla station Wagon.

«Perché in macchina c'è un fottuto ragazzino? Mi avevi detto che non avrei dovuto partecipare a questo genere di cose.»

«Non lo so. Forse è sonnambulo, o forse è rimasto chiuso fuori, o forse si è teletrasportato da chissà quale cazzo di galassia, ha importanza?»

Si voltarono verso l'auto mentre il ragazzino saltava fuori e correva, gridando aiuto. Le sue parole furono inghiottite dal cielo grigio e dal bosco buio situato dall'altra parte dell'autostrada. L'impiegato notturno inseguì il ragazzo e lo trascinò indietro per il collo, con una mano premuta sulla bocca.

L'autista del camion si mise tra loro e il motel. «Cristo Santo! E adesso come la mettiamo?.»

«E' scappato. Non possiamo lasciarlo andare. Non c'è spazio per la pietà. Lo sai.»

«Non puoi fare questo a un ragazzino.»

«Merda! Ce ne sono stati così tanti di ragazzini che ho perso il conto...»

Il portiere notturno aprì la stanza 6 e gettò dentro il ragazzino terrorizzato. Chiuse la porta a chiave e la porse all'autista.

«Se vuoi andare a prenderlo, sentiti libero di farlo.»

Si fece da parte e diede all'autista la possibilità di aprire la porta. L'autista esitò. Guardò il cielo e la stanza. La fronte prese a sudargli freddo.

«Hai detto che con sè aveva dei contanti...»

L'impiegato notturno sorrise e gli porse una piccola mazzetta di banconote spiegazzate da venti dollari. Poi fece un cenno di saluto mentre il carro attrezzi si allontanava dal parcheggio.

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