Sono ancora qui con noi

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Dwight guardò su e giù lungo tutta la strada. Per un pallido momento le nuvole si diradarono e rivelarono un cielo rosso sangue. Poi si voltò verso l'agente Brown.

«Sono scappati», disse Dwight, irritato.

«Verrà qualcun altro. Qualcuno viene sempre.»

«E se andassero dalla polizia?»

«Sono io la polizia.»

«Cristo, Cliff. Quella vera.»

«A piedi non andranno molto lontano. Stiamo parlando di una ragazzina e di due mocciosi. E poi Ho le loro generalità», disse l'agente Brown tirando fuori dall'impermeabile un piccolo blocchetto per gli appunti. «Savannah, Julian e Kirsten Garland. Se ci daranno rogne avviserò gli altri di cercarli e sterminarli. Potremmo seppellirli giù al lago come è già capitato altre volte.»

Un lampo improvviso squarciò il cielo ed entrambi si voltarono in direzione della camera numero 6.

«Ragazza indisciplinata, quella lì eh», disse l'agente Brown accennando un sorrisetto.

«Già, tipa difficile», rispose Dwight. «Ma saprò renderla docile come un agnellino.»

Dwight rivolse all'agente Brown un sorriso sadico e lui non poté fare altro che scoppiare a ridere. «Sei veramente un gran bel figlio di puttana, amico.»

Il cielo plasmò in un nero petrolio mentre l'agente Brown si avviò verso la sua volante e Dwight rientrò nella reception del motel.


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Greta si svegliò sul letto della camera 6, avvolta e legata come un salame in pesanti lenzuola. Il cuscino sotto la sua testa era impregnato del suo sangue. Cercò di muoversi ma urlò dal dolore. Poi un lampo di luce penetrò dal bagno mentre la porta si apriva e richiudeva.

«Chi c'è lì? Per favore, lasciatemi andare. Vi scongiuro! Non dirò niente!»

L'oscurità tornò quando qualcosa si avvicinò al letto. Alzò lo sguardo e riuscì solamente a percepire l'ombra di qualcosa in piedi davanti a lei. Sembrava un persona ma aveva la testa che si muoveva impazientemente a scatti.

«Non voglio morire. Per favore.»

Una mano gelida e maschile si tese e le accarezzò i capelli.

«Per favore.»

La mano le strappò rapidamente una ciocca di capelli insanguinati. Greta urlò dal dolore.

Il dolore e la paura le diedero una scossa di adrenalina che l'aiutarono a spostare la mano sinistra verso la tasca dei jeans facendole scivolare la lima per unghie sul palmo.

«Mi dispiace! Qualunque cosa abbia fatto, mi dispiace!»

La mano la trascinò sul pavimento. La colpì così forte che gli ruppe un dente e le fece sanguinare il naso. Ma almeno le lenzuola si staccarono dal suo corpo.

«Per favore! Non sei obbligato a farlo.»

L'ombra si accovacciò a quattro zampe. Le raggiunse il viso e con entrambe le mani le tirò indietro le palpebre. Gli occhi di Greta si muovevano su e giù dal panico.

«Per favore, non farmi del male! Ti prego!»

Una mano le accarezzò una guancia e l'altra le passò un'unghia affilata sulle gengive.

Poi la mano le balzò in cima alla testa e la strinse, bloccandola, mentre con l'unghia affilata le tracciava i denti.

Greta, tremante per la pressione sulla testa, urlò di dolore. Una linea di sangue cominciò a formarsi lungo tutte le gengive e un dente si spaccò.

«Il portiere ti voleva tutta per lui. Ma qui comandiamo noi... I demoni.» Un altro dente saltò via. «E io ho deciso che oggi devi crepare.»

La mano sinistra di Greta si strinse attorno alla lima per unghie mentre il sangue le riempiva la gola. Poi le fredde mani maschili la sollevarono in aria e la inclinarono in avanti, finché non guardò in basso. Il sangue le uscì dalla bocca e finì contro quell'ombra. Nell'oscurità, Greta riuscì a vedere gli occhi rossi fuoco e fumanti di quella terrificante entità.

«Non voglio morire!»

Scaraventò il braccio nell'oscurità e conficcò la lima per unghie in qualcosa di morbido. L'urlo dell'entità mandò in frantumi tutti gli specchi e spostò di qualche millimetro tutti i mobili e volar via gli oggetti presenti nella stanza. Greta cadde picchiando violentemente contro il pavimento. Un ruvido pezzo di carne simile a una coda la sbatté contro la cassettiera e si ruppe due costole. Tossendo sangue, strisciò dolorante verso la porta e la spalancò. Rotolò fuori dalla camera. Il sangue che le colava dal lacerato cuoio capelluto le offuscava la vista. Con ancora la lima per unghie ben salda nella mano, si alzò e barcollò attraverso il parcheggio cercando di raggiungere la reception. Fece piccoli e lievi respiri per attutire il dolore. Poi con un calcio aprì la porta.

«Dove sei bastardo di un maniaco? Vieni fuori!»

Greta fece dei lunghi passi per raggiungere l'ufficio sul retro, ma cadde in ginocchio dal dolore. Strinse i denti e in qualche modo riuscì a strisciare spingendosi al suo interno.

«Mi cercavi, dolcezza?»

Dwight era seduto sul letto, nudo e con solo i calzini ai piedi. Le rivolse un sorriso lussurioso mentre lei crollava sul pavimento. Tremando per il dolore e tossendo sangue.

«Mi fai schifo.»

«Non pensavo ce l'avresti fatta, ma lo speravo. Sei più forte di quanto sembri. Solo un'altra persona era tenace quanto te ed è riuscita a farla franca. Ricordo ancora il suo nome, si chiamava Nick Owens ed era solo un ragazzino. Un vero combattente, proprio come te. Ma è successo tanto tempo fa... »

Greta cercò di alzarsi e di lanciarsi con la lima per unghie contro di lui. Crollò per il dolore e si rifugiò in un angolo. «Ti ucciderò», sussurrò.

«Oh si, dolcezza. So che lo faresti, ma non ne avrai la possibilità. Sai, faccio questo lavoro da moltissimi anni. So riconoscere una ragazza morente.»

Greta tossì una schiuma di saliva mista a sangue.

«Un polmone perforato, scommetto.»

«Dimmi se sono tutti morti gli altri! Per favore! Devi dirmelo!»

Dwight si alzò dal letto e prese dal frigorifero una bottiglietta rossastra con al suo interno del liquido nero.

«Morti, dici? Oh no, sono ancora qui con noi. Non devi preoccuparti.»

Aprì la bottiglietta con su scritto Stan Catlett 2024 e ne bevve una goccia. La vista di Greta si offuscò. Poi vide Stan lì seduto che parlava con la voce di Dwight. «I miei amici della camera numero 6 vogliono solamente cibarsi di loro e berne il sangue. Immagino che tutto sommato sia uno scambio equo dato che mi permettono di tenere tutto il resto.

Greta scoppiò a piangere. «Tutto questo non può essere vero.»

«Oh si, invece. E' magia nera. Il liquido scuro è il concentrato della loro anima maledetta. In questo modo potranno vivere per sempre. Capisci? Grazie a me vivranno in eterno.

Mentre Greta perdeva i sensi, l'ultima cosa che vide fu Stan alzarsi dal letto e avvicinarsi a lei con un coltello da cucina in mano...

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