Bisogna fare molta attenzione a cosa desideriamo...

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Josh era seduto sul bordo del letto, a riordinare le idee, quando sentì uno strano rumore simile a un "tlack" provenire dall'altra parte del muro nella stanza 6. Guardò Kimberly e vide che stava ancora dormendo. I tlack si fecero più intensi e continui. Si avvicinò alla parete furtivamente e appoggiò l'orecchio al muro. Riusciva a sentire delle voci ma non a distinguerne le parole. Era come se cento persone sussurrassero contemporaneamente. Poi per un secondo scarso il tlack scoppiò in un lamento assordante e si fermò. Arretrò nuovamente verso il letto e si sedette.

«Sembri strano, cos'hai?» sussurrò Kimberly, mezza addormentata. «Sembra che tu abbia visto un fantasma.»

«No, niente tesoro. Torna pure a dormire.»


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Stan seguì il portiere notturno lungo il corridoio del secondo piano, verso la stanza 16. Pensò che fosse strano che il portiere notturno si muovesse così lentamente, fermandosi ad ogni dannata stanza e controllandone ogni porta.

«Senza offesa, ma questo è un vero posto di merda dove metter su un motel», disse Stan.

«Questo luogo è tranquillo. Non c'è nessuno in giro a disturbarmi», rispose il portiere notturno.

«E devi fare le pulizie tutto da solo?»

«No. Ho aiuto, qui. Ho sempre aiuto.»

Stan si fermò ad osservare il pavimento. Era come se uno straccio sopra non ci fosse mai passato, ma sorvolò.

Si fermarono davanti alla stanza 16 e il portiere notturno tirò fuori la chiave. Al dito aveva un anello di ottone a forma di pentagramma. Strano, prima Stan non l'aveva notato.

«Da quanto tempo lavori qui?»

«Da un'eternità. Sembra un'eternità»

Da dove si trovava, Stan poteva vedere l'intero parcheggio. La loro Pontiac era l'unica auto parcheggiata lì.

«Siamo gli unici ospiti?»

«Oh no. Siamo sempre pieni.»

«Strano, non vedo altre auto. Arrivano forse a piedi dal bosco?» scherzò Stan.

Il portiere notturno guardò Stan in un ghigno mentre girava la chiave e la serratura si aprì in uno scatto. «Si, arrivano dai boschi. A volte dal cielo. Altre volte emergono dalla terra...»


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Josh passò le dita sulla vissuta carta da parti umida finché non trovò una congiunzione sfilacciata. La staccò finché non vide una scritta sul cartongesso. Sembrava una scritta vecchia, di almeno vent'anni prima. Accese la lampada sul tavolo e la tenne contro il muro.

Sono spariti tutti. Sono rimasta sola.

La luce svegliò Kimberly. «Dai, spegnila e torna a letto.»

«Va bene.»

Spense la luce e la camera lampeggiò di un bianco intenso a causa di un fulmine che aveva colpito l'altra parte della strada.

«Perché non c'è un telefono? Le camere dei motel non dovrebbero averne uno?»

«Dai, vieni a dormire.»


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La prima cosa che Stan vide fu l'enorme quadro di un demone rosso fuoco con la testa da capra, le corna a spirale e un catenaccio che si legava ad altri quadri simboleggianti le stesse figure demoniache. Ricoprivano il muro che dal letto portava al bagno. Poi vide un pentagramma dipinto sul pavimento e pagine con strani simboli runici sparse un po' ovunque e altre legate con il filo da pesca che partivano dalla finestra fino ad arrivare in bagno. Fece silenziosamente scorrere all'indietro la catenella della porta e si sedette vicino ad essa, mentre il portiere notturno tirava fuori dal frigo un set da sei lattine di birra.

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