Niente è per sempre

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La luce di sicurezza posta sopra la porta d'uscita della reception tremolò mentre Dwight  attraversando il parcheggio avviandosi verso la scala sud. La luce della luna si riflesse sulle pozzanghere. Le ombre parevano essere ovunque, il loro sussurrare sembrava strisciare nell'oscurità tutt'intorno a lui. Il motel ne era forse invaso? Si mosse rapidamente, salendo le scale di due gradini alla volta. Si fermò a pochi passi dalla sua camera quando dietro di lui udì un rumore dinamico e a lui molto familiare... Tlack, tlack, tlack...

La ragazza demone, nuda e con le zampe di ragno svoltò l'angolo. Le sue fauci erano incrostate di sangue e il suo collo emise uno schiocco quando si girò a guardarlo, muovendosi rapidamente verso di lui.

Tlack, tla-tlack, tla-tlack, ta-tlack...

Dwight si voltò in avanti verso la sua camera e aprì nervosamente la porta.

Scivolò dentro, sbatté la porta e la chiuse a chiave. Tirò fuori una scatola di metallo da sotto il letto e ne sollevò il coperchio. Dentro ci stavano un mix di banconote vecchie e nuove, anelli d'oro, orecchini con diamanti, collane preziose e un orologio. Gettò tutto dentro una valigia e poi andò alla porta e ascoltò. Nessun rumore, silenzio. Uscì di corsa dalla sua stanza tagliando verso destra, stringendo la valigia, e dirigendosi in direzione delle scale. Quando arrivò alla reception chiuse a chiave la porta e abbassò le tapparelle. Posò a terra la valigia e andò nell'ufficio sul retro per fare una telefonata. Compose un numero sul vecchio telefono a disco, aprì il frigorifero e prese una delle bottigliette rosse con dentro il liquido nero che riportava la nota, Emily Beckett, 1994 . Era quasi vuota e finì l'ultimo sorso. L'agente Brown rispose dicendo pronto più volte finché Dwight non finì di trasformarsi nella ragazza dai capelli castani, lunghi e lisci, e rispose.

«Pronto, agente Brown? Mi dispiace disturbarvi, Ho trovato il suo numero attaccato alla bacheca della reception. Mi trovo al Lakeview Motel e non c'è nessuno. Potrebbe mandarmi qualcuno? Ho molte cose preziose con me e ho paura nel restare sola... Non vorrei arrivasse gente strane. »


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L'auto della polizia di Brown entrò nel parcheggio e si fermò vicino alla piscina per bambini. Uscì dall'auto e si guardò intorno. Tutto era tranquillo. Poi vide la ragazza dai lunghi e lisci capelli castani che l'osservava dalla reception. Lui sorrise e salutò.  Quando entrò sorrise di nuovo alla ragazza che nel frattempo si era seduta sul divanetto accanto a un distributore di plastica con dentro delle caramelle.

«Qual è il problema, signorina?»

«Il mio ragazzo ed io abbiamo litigato e lui mi ha lasciato qui, davanti a questo motel, e se ne è andato. A quest'ora della notte non saprei dove altro stare.»

«E' un vero peccato. Da dove vieni?»

«Milwaukee»

«Okay. Quella è la tua valigia?»

«Si, signore»

Brown studiò la custodia di pelle molto rovinata con le fibbie in ottone. «Sembra molto vecchia.»

«Lo è. E come detto al telefono ho molte cose di valore. Non potrebbe tenerla lei per me? Mi sentirei molto più sicura»

«Diamo un'occhiata.»

Aprì la valigia e la poggiò sul bancone. Brown frugò tra i contanti, i gioielli e l'orologio.

«Hai detto che vieni da Milwaukee, giusto?»

«Si.»

«E sei qui sola, di notte e con una valigia piena di contanti e gioielli?»

«Esatto.»

Brown chiuse la valigia stringendo bene le fibbie. «E il portiere notturno non è da nessuna parte?»

«Non ho visto nessuno. Pensa che una sistemazione per me la troveremo in questo motel? »

Brown sorrise. «Penso che una camera la troveremo di sicuro.»

Afferrò la valigia e uscì dalla reception. Lei lo seguì e rimase in silenzio mentre lui infilava la valigia nel bagagliaio dell'auto della polizia e lo richiudeva a chiave.

«Ora vediamo di trovarti una sistemazione per la notte.»

«Grazie mille.»

Lui le mise amichevolmente una mano sulla spalla. «Potrei accompagnarti a Cedar Rapids. Da lì potresti prende un pullman e tornare a Milwaukee.»

«No, no grazie. Sono troppo stanca ed è troppo tardi. Preferisco rimanere qui.»

Brown non riusciva a smettere di sorridere mentre esaminava le camere. «Sembra che le camere siano tutte libere. Quale preferisce?»

La ragazza fece finta di pensarci per un momento, poi indicò la camera numero 6. «Questa va bene. Il sei è il mio numero fortunato.»

«Certo che lo è.»

«Ma lei ha il permesso di farmi entrare?»

«Sono la legge, tesoro. Posso fare quello che voglio.»

Brown andò alla reception e tornò con la chiave.

Camminarono insieme verso la camera 6. «Non ti dispiace se ti chiedo dove sei diretta, vero?»

«No, affatto. Norfolk, Nebraska.»

«E cosa ci va a fare a Norfolk?»

«Ho mia madre che mi aspetta.»

«Che Dio benedica le mamme.» Brown aprì la porta.

«Potrebbe accendere la luce, agente? Ho paura del buio.»

«Certamente.»

Brown allungò la mano nel buio verso interruttore della luce e l'accese. Poi si fece da parte e la lasciò entrare nella stanza. Lei guardò l'arredamento fingendo di esserne impressionata.

«Questa è una delle camere più pulite che abbia mai visto per essere in un motel.»

«Basta con le cazzate, Dwight.»

Lei si voltò e vide Brown che gli puntava contro la sua calibro 45. «Credevi davvero che ci sarei cascato? MI fai così stupido?»

La ragazza castana assunse la voce di Dwight. «Dovevo provarci.»

«Lavoriamo insieme da molto tempo, perché farmi questo? Conosco l'accordo. Hai ucciso questa stronza trent'anni fa. L'ho aiutata io stesso a scendere dall'autobus che veniva da Milwaukee e accompagnata qui.»

«Cliff, sono settimane che non clienti. Ho avuto paura.»

«Rispondi alla domanda, idiota. Perché proprio io? Perché tradire me?»

«Perché sapevo che saresti venuto...» Improvvisamente due lunghe e affilate zampe di ragno colpirono da dietro il collo di Brown e lo trascinarono fuori dalla camera. Mentre lui urlava la ragazza dai lunghi e lisci capelli castani, sorrise. «...Ed ero certo del fatto che tu non sapessi che adesso possono uscire...»

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