La più acida di tutte

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Stan correva sgambettando nelle pozzanghere, mentre Josh, Greta e Kimberly si erano rannicchiati sotto al telo di plastica vicino al bagagliaio dell'auto.

«Stanza 5 o stanza 7?» Sollevò le chiavi.

«Non potevi fartene dare due vicine?»

«Ho fatto la stessa domanda al maniaco di Psycho, Josh. Non gliene frega niente se facciamo un pigiama party oppure un'orgia. Probabilmente se ne starà tirando una in questo momento, com'è probabile che abbia installato delle telecamere in ogni stanza. Ma voglio solo ripararmi dalla pioggia, in questo momento. La 5 o la 7?»

«La 7»

«Bene.»

«Perché bene? Cosa c'è che non va nella camera numero 7?»

Kimberly si fece avanti e afferrò la chiave numero 7. «Perché con voi due idioti deve tutto sembrare una cazzo di gara?» urlò mentre si dirigeva nella camera 7 e Josh la seguì.

«Cosa intendevi dire prima?» chiese Greta a Stan mentre apriva il portabagagli della Pontiac per prendere le loro valigie.

«Riguardo a cosa?» chiese Stan mentre richiudeva il portabagagli e le passava la sua borsa da viaggio di un violetto tenue.

«Credi davvero che ci siano delle telecamere in ogni stanza?»

«Non lo so. Ma quel tizio è probabilmente un maniaco seriale.»

«Che cosa intendi?»

«Niente Greta, devi fidarti di me. Lo sai che ti amo e farei di tutto per te, vero?! Anzi... pensavo che stasera potremmo farlo se lo desideri quanto lo desidero io. Se servirebbe a renderti più sicura potremmo ammucchiare i bagagli davanti alla porta e... »

Lui cercò di tenerle la mano ma lei corse davanti attraverso il parcheggio in direzione della camera 5. Lui le mise un braccio intorno al collo ma lei se lo scrollò imbarazzata, mentre apriva la porta ed entrava.

Era una camera piccola come lo erano tutte e sembrava abbastanza antiquata. Puzzava di muffa e di umidità, ma non era poi così sgradevole come si aspettavano viste le condizioni in cui versava il resto della struttura vista fino a quel momento.

C'era un letto a due piazze con copriletto a fiori e ai lati due comodini con lampade da parete a mezza altezza. Proprio di fronte, su una cassettiera, c'era il televisore e accanto un piccolo tavolino per due persone. Tutto in poca armonia con la moquette di un marrone biscotto che ricopriva la stanza, e con le pareti ricoperte di una carta da parati giallognola in parte anch'essa a fiori dello stesso colore del letto. In generale tutto molto primaverile anche se di poco gusto. In fondo alla stanza c'era il bagno.

Stan si sedette sul bordo del letto matrimoniale e fece scorrere con l'antico telecomando i quattro canali di notizie locali, uno sulla religione, uno di televendite, uno sulla caccia e la pesca e l'altro sulle previsioni del tempo. Ascoltò distrattamente Greta che gli parlava dal bagno e guardò distrattamente un ragno dalle lunghe zampe mangiare un gruppo di formiche morte nell'angolo.

Si voltò e vide un frammento dell'anca nuda di Greta riflessa nello specchio. Era così sexy che distogliere lo sguardo non fu facile. Greta alzò lo sguardo e s'imbarazzò al solo pensiero che Stan potesse vederla. Di seguito sbatté rapidamente la porta.

«Spero che quando saremo a casa dei tuoi genitori non ti comporterai come un pervertito. Prima di scoparmi devi aspettare. Voglio che la tua famiglia mi apprezzi e mi rispetti. Non voglio che pensino che sia solo un'altra delle tue troiette tutte tette e niente cervello. Hai detto loro qualcosa di me? Pensi che gli piacerò? Spero che tu abbia detto loro che per te sono importante. Stan? I tuoi genitori vanno in chiesa? Vorrei che andassimo tutti quanti insieme in chiesa questa domenica. Stan ci sei?»

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