Kimberly guardò l'agente Brown mentre girava per la stanza, toccando il tavolo, passando le dita sul copriletto, bussando al muro.
«Agente, le avevo detto che era vuota.»
«Sembrerebbe di si.»
«Quindi adesso dovremmo andare a cercarlo nel bosco, giusto?»
«Lì non c'è.»
«Come fate a dirlo?»
L'agente Brown aprì l'armadio e guardò dentro la pila di asciugamani ammuffiti. «Beh, tesoro. Perché non succede nel bosco.»
«Succede, che cosa?»
L'agente Brown si sedette sul bordo del letto e sorrise. «Credi in Dio?»
La paura improvvisa le premette sul petto e le fece mancare il respiro. Kimberly barcollò all'indietro verso la porta e provò a girare la maniglia. Era chiusa a chiave.
«Lo chiedo perché in questa stanza Dio non può aiutarti. Quindi non complichiamoci le cose.»
«Che significa? Dove mi trovo?» Tirò fuori la lima per le unghie dalla tasca e gliela puntò contro. Il suo tentativo di difendersi lo fece sorride.
«Ti trovi nella stanza dei demoni... Sei in una situazione di merda.»
«Non le credo.» Strinse la lima per le unghia più forte e fece un passo verso di lui.
«Oh si, invece. Lo vedrai tu stessa..»
Lei si lanciò su di lui, ma l'agente la scaraventò contro il muro più lontano. Colpì forte la testa e scivolò a terra, gemendo.
«Quando tutto questo sarà finito, potrai riabbracciare il tuo ragazzo morto.»
L'agente Brown le si avvicinò e Kimberly si rotolò sul letto. Afferrò una sedia la scagliò contro la finestra, ma questa rimbalzò a terra.
«Non è possibile...»
L'agente tirò fuori la calibro 45 e gliela puntò alla testa. «Mi piaci! Hai carattere, ma non ti servirà a niente. Questa camera è il portale. Abbiamo fatto un patto con i demoni. Noi diamo loro le anime, loro ci danno la vita. Riesci a capire?»
«No... Che vuol dire? E' tutto così folle.»
«Lascia che te lo dica in un altro modo. Ho 129 anni, tesoro.»
«Non le credo, è impossibile da credere.»
Lui le si avvicinò e per un secondo Kimberly vide il suo volto per quello che avrebbe dovuto essere, una maschera mortuaria fatta di pelle secca e vermi. Poi le colpì la faccia con il calcio della calibro 45. Kimberly accusò il colpo e cadde sul letto. L'agente Brown controllò che fosse priva di sensi e poi bussò alla porta del bagno.
«E' pronta.»
L'agente Brown, udì una serie di schiocchi e il rumore di qualcosa di vivo e gocciolante che cadeva sul pavimento seguito dalla risata distorta di una bambina...
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L'agente Brown tirò fuori la sua calibro 45 quando vide la sua auto della polizia parcheggiata sull'autostrada. Alzò lo sguardo verso il secondo piano, quando udì qualcuno bussare a una porta. Era Greta. Rise e salutò Dwight che l'osservava appena fuori la reception. Poi si avviò verso la sua auto della polizia...
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Greta bussò alla finestra della camera dove aveva visto Stan.
«Stan, sono io! Ti prego apri la porta. Stan! Stan!»
Tornò verso la porta e batté con entrambe i palmi delle mani.
«Stan, apri! Stan! Stan!»
Girò la maniglia e la porta si aprì. Esitò quando sentì l'auto della polizia mettersi in moto. Poi entrò...
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Kimberly si risvegliò e si ritrovò nuda e legata mani e i piedi a un materasso spoglio. Sollevò la testa. La stanza era buia, fatta eccezione per un raggio di luce che filtrava dalla porta del bagno.
Cercò di muovere le braccia, ma il nodo non fece altro che stringersi. Il dolore le pervase tutto il corpo. Sembrava che ogni centimetro di osso venisse polverizzato. Poi la porta del bagno si aprì e cento voci stridenti sembrarono sussurrare tutte insieme...
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Greta accese la luce e osservò la stanza. Era piena zeppa di valigie e tappezzata di peluche e giocattoli.
«Stan, sono Greta. Vieni fuori.»
Attraversò la stanza per andare in bagno, calpestando mazzi di chiavi, occhiali e altri oggetti di uso comune. Spinse la porta del bagno, sembrava bloccata dall'interno.
«Stan? Stai bene?»
Bussò forte più volte. La porta di un materiale scadente emise degli scricchiolii, ma si mosse solo di qualche centimetro.
«Dì qualcosa, Stan. Dimmi che stai bene.»
Premette più forte sulla porta e questa si spalancò facendola ciondolare nel bagno. Scivolò sul pavimento di linoleum e cadde contro la tenda opaca della doccia, tirandola giù mentre si schiantava nella vasca. Nel panico, si dimenò e si avvolse nella tenda. Poi smise quando sentì qualcosa sotto di lei dire mamma, mamma, mamma. Sentì un'ondata di panico issarsi dentro di lei mentre si strappava la tenda dal viso. Si girò e si rese conto di essere in una vasca piena di bambole, tutte che dicevano mamma. Poi una delle bambole prese a ridacchiare...
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Quei sussurri cessarono e Kimberly sentì un misto di respiro affannoso e risatine mentre qualcuno o qualcosa si avvicinava sempre più al letto. Girò la testa da una parte all'altra finché una piccola ragazzina pallida non le apparve accanto.
«Aiutami per favore.»
La ragazzina sorrise mentre due ali si aprivano a ventaglio dietro di lei. Erano per lo più composte da ossa nere e affilate, con qualche striatura rosso sangue.
«Non capisco. Sei buona? Per favore, dimmi che sei buona. Per favore.»
La ragazzina le tese una mano sul petto e sentì la sua carne dilaniarsi.
«No, no! Oddio no! Ti scongiuro!»
Abbassò lo sguardo appannato dalle lacrime e vide che il suo petto era stato squarciato. La pelle e i nervi erano stati strappati via e le costole erano spaccate. Aperte verso l'esterno.
«Oddio no!» Urlò Kimberly.
Poi... la bambina le diede un morso al cuore.
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MOTHELL
HorrorGli abitanti della sperduta cittadina di Oak Creek (Iowa) nascondono un oscuro un segreto. Il portiere notturno del Lakeview Motel ha stretto un patto con i demoni che usano a proprio piacimento il portale che si trova all'interno della stanza nume...