Resta con me

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Josh e il portiere guardarono Greta camminare nel parcheggio vuoto, confusa, prima che entrasse nella sua camera. Una volta dentro chiuse a chiave la porta. Controllò di nuovo il bagno. Era vuoto. Poi guardò il letto vuoto e scoppiò a piangere.


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Josh rimase sulla porta mentre il portiere notturno buttava un'ultima occhiata alla stanza 6. La stanza divenne improvvisamente molto fredda e Josh cominciò a tremare.

«Fa freddo qui dentro», disse Josh.

«Abbiamo finito?» gli chiese il portiere notturno.

«Credo di si.»

«Non sono affari miei, ma credo che la ragazza abbia bisogno di uno strizzacervelli.»

«Su una cosa hai ragione. Non sono affari tuoi.»

Rimasero lì in un imbarazzante silenzio finché il portiere non si diresse verso la porta e Josh uscì sotto la pioggia. Si fermarono per un momento sul marciapiede fuori dalla stanza 6.

«Mi dispiace per la risposta irritata. E' solo che siamo molto preoccupati per mio fratello e sul programma di marcia siamo in ritardo. Abbiamo persone che ci stanno aspettando.»

«Nessun problema. Ho già visto e sentito tutto da quando lavoro qui.»

«Se vedi mio fratello, potresti farcelo sapere?»

«Lo farò. Voi cercate di avere una serena giornata. Se sento qualcosa riguardo all'apertura delle strade te lo farò sapere.»

«Grazie.»

Josh guardò il portiere notturno attraversare il parcheggio e notò la chiave della stanza 6 cadere dalla tasca della sua giacca. Attese che il portiere notturno si chinasse per riprenderla, ma invece continuò per la sua strada. Entrò nella reception e chiuse la porta.

Josh corse fuori nel parcheggio, raccolse la chiave e tornò velocemente nella stanza numero 7. Finse di aprire la porta e guardò la reception riflessa sulla finestra. Nessun movimento. Josh corse lungo il marciapiede e tagliò il corridoio della scala sud fino al retro del motel.

Il parcheggio sul retro era vuoto. Una stretta striscia di erba paludosa separava il parcheggio dal bosco. Josh si fermò dietro un pilastro e osservò il bosco per un momento quando un lupo grigio e scheletrico comparve sul margine.

Dopo che il lupo scomparve di nuovo scese nelle stanze dietro la 5 e la 7. Sbirciò Tra le tende della stanza numero 1. Era vuota. Anche le stanze 2,3 e 4 lo erano. Poi tornò indietro nel parcheggio e guardò in alto verso le stanze del secondo piano. Tutto buio. Nessun movimento. Tende chiuse. Nessuna luce tremolante della TV. Nessun suono che filtrasse dalle prese d'aria...


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Kimberly era in piedi vicino alla finestra e osservava il parcheggio quando vide Josh dirigersi verso la Pontiac.

"Dove diavolo sta andando senza di me?" Pensò, infilandosi i jeans e gli stivali.


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Josh infilò le mani sotto i sedili posteriori e trovò qualche moneta sparsa. Poi controllo sotto i sedili anteriori e infine sotto il tappetino del guidatore e trovò la nota. Accese la luce del tettino e la lesse:

Mi chiamo Stan Catlett. Sto andando a bere con un serial killer. Vive nella stanza 16. Se mi riduce a uno spezzatino, chiamate l'FBI.

Josh tirò fuori dalla tasca del jeans un piccolo coltello svizzero, lo guardò, e se lo rinfilò in tasca. Poi uscì dalla Pontiac e chiuse la portiera. Ripiegò il biglietto e lo mise nel portafoglio.

«Vai da qualche parte?»

L'impiegato era in piedi davanti al cofano della macchina e fumava una sigaretta. Josh si forzò di sorridere.

«Vado a cercare mio fratello.»

«Entro un'ora dovrebbe colpire un'altra tempesta, sta arrivando velocemente. Potresti perderti.»

«Puoi avvertire la polizia? Nelle camere non ci sono telefoni.»

«La tempesta ha distrutto tutto.»

«Allora credo che andrò.»

Entrambi guardarono in direzione della camera numero 7 quando sentirono la porta aprirsi e videro Kimberly correre sotto la pioggia verso di loro.

«Cosa succede, Josh? Dove stai andando?»

«Torna a letto. Vado a cercare Stan.»

«Perché? Non hai detto che sarebbe tornato da solo, cosa è cambiato?»

«Niente.»

«Stronzate.»

«Dico sul serio. Non è cambiato niente.»

«E dove staresti andando?»

«Attraverserò l'autostrada e vedrò se lo trovo.»

«Vengo con te.»

«No. Qualcuno deve rimanere qui nel caso Greta si agiti di nuovo.»

«Non me ne frega un cazzo di quella stronza verginella. M'importa solo di te.»

«Starò bene. Vai in camera, tornerò presto.»

«E se ti perdessi anche tu?»

Le mostrò il coltellino svizzero. Nulla di troppo serio ma pur sempre efficace. Il portiere notturno si fece scappare una risatina alla vista di quel piccolo coltello.

«Posso difendermi.»

«Resta con me.»

«Se non lo riporto a casa, nostra madre non me lo perdonerà mai. E neanche io.» Le rivolse il suo miglior sorriso forzato per farla sentire meglio.

Kimberly voleva piangere. «Resta vicino alla strada.»

«Va bene. Andrò a piedi, non può essere lontano.»

Lui la baciò e lei lo tenne stretto.

Josh se ne andò e Kimberly tornò indietro verso la camera numero 7 mentre lo guardava attraversare l'autostrada. Poi indicò il portiere notturno che era seduto sul cofano della Pontiac.

«Meglio per te che non gli succeda niente.»

«Questo è quello che vogliamo tutti, tesoro.»

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