Andrà tutto bene...

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Josh tagliò tra gli alberi e si fece strada nel fango melmoso, urlando il nome del fratello. Dopo circa una settantina di metri, trovò una radura.

«Stan, dove diavolo sei? Vieni fuori! Stai spaventando le ragazze.»

Josh s'inginocchio in quello che sembrava essere un vecchio falò e passò al setaccio i mucchi grigi e umidi di cenere con la lama del coltellino. Contenevano pezzi di quelle che sembravano essere ossa.

«Stan dove sei? Avanti, fratello, non farmi scherzi.»

Quando si voltò per tornare sulla strada, vide una profonda incisione sulla corteggia di un albero di cedro a forma di stella a cinque punte.

«Ma che cazzo?...»

All'interno della stella era inciso il numero 6. La esaminò,  tracciandola con il dito, poi guardò in direzione del motel.


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Greta si sedette vicino alla finestra e guardò l'autostrada attraverso la tenda. Crollò e pianse quando vide Josh tornare dal bosco da solo. Scivolò via dalla sedia e si rannicchiò in posizione fetale sul letto.


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Kimberly era nuda e seduta sul bordo della vasca, con la doccia che gocciolava acqua tiepida dietro di lei, quando sentì una porta aprirsi e richiudersi. Si precipitò fuori dal bagno.

«Josh?»

La stanza era vuota. Indossò una maglietta dell'Hard Rock Cafè e i jeans e guardò fuori dalla finestra.

"Dove diavolo sei?" Pensò.


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Josh entrò furtivamente all'interno della stanza numero 6, chiuse la porta e la bloccò con la catenella. Appese una fodera da cuscino sulla lampada a parete e l'accese. Si accovacciò affianco al letto e sollevò l'angolo del materasso. Era pulito.

La cassettiera era vuota. Controllò di nuovo il bagno e scostò la tenda della doccia. Era vuota e asciutta. Poi si concentrò sulla moquette e tirò fuori il coltellino svizzero. Si inginocchiò e afferrò un ampio angolo staccato vicino alla porta. Tagliò quel margine e lo staccò.

«Cristo Santo!»

Sul pavimento sottostante era dipinta una parte parziale, ma evidente,  della stella a cinque punte. Il resto del dipinto doveva essere coperto dalla moquette. Guardò meglio e vide anche una chiazza scura. Era forse sangue? Balzò in piedi e scrutò la stanza. Improvvisamente provò una sensazione di disagio. Di panico. La sua presa sul coltellino si fece più stretta. Il sangue gli martellava nelle tempie. Indietreggiò verso la porta e cercò di aprirla. Era chiusa a chiave. Cercò di aprirla ma la serratura era scomparsa. Afferrò quindi una sedia e la lanciò contro la finestra. Con grande stupore rimbalzò via. Strappò via le tende e vide che il parcheggio era in fiamme e una dozzina di corpi putridi e incendiati erano lì in piedi e indicavano la camera. Batté con entrambe i pugni sul muro confinante alla stanza numero 7.

«Kimberly! Kimberly! Scappa, tesoro, presto. Corri, devi fuggire!»


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Kimberly si avvicinò al muro confinante quando sentì una serie di tlack. Appoggiò l'orecchio al muro e ascoltò Tlack-Tlack-Tlack. Si allontanò dal muro, incerta su cosa fare.


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Josh urlò ancora. Con la faccia schiacciata contro il muro. «Kimberly! Kimberly!»

Si voltò quando sentì una serie di tlack provenire dal bagno. Crollò in un angolo quando notò sei grosse zampe nere di ragno e affilate come rasoi uscire dal bagno. Scalciò quando vide una ragazza nuda con una lingua nera e infida, con la pelle bianco latte e senza occhi nei bulbi oculare strisciare fuori. Le zampe di ragno sporgevano dalla sua testa. Scalciò ancora in preda al terrore e la stanza divenne buia.

Tlack-Tlack-Tlack.

Josh cercò di non fare rumore. A malapena respirava.

Tlack-Tlack-Tlack

La ragazza ragno svoltò l'angolo del letto. Esitò. Poi la sua testa scattò verso Josh e lasciò uscire un urlo gutturale quanto agghiacciante...


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L'impiegato notturno alzò lo sguardo dal lavandino in cui stava lavando le bottigliette e sorrise quando la radio annunciò un nuovo fronte temporalesco in arrivo dall'Atlantico. Poi prese un foglio di etichette. Su una delle etichette adesive ci stava scritto Josh Catlett, 2024. Staccò l'etichetta e l'applicò su una bottiglietta nuova di zecca con del liquido nero all'interno e che tirò fuori dalla tasca. Poi la mise in frigorifero. Si sedette vicino alla radio e l'alzò.

«La radio non è più quella di una volta. Riportate indietro Walter Cronkite, dico io...»

Una voce maschile annunciò dai 20 ai 30 mm di pioggia e forti venti che soffiavano fino a 90 km orari. Sorrise e prese una ciambella da una scatola.

Poi la radio confinò in un rumore statico.

«Andrà tutto bene. Andrà tutto bene...»


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Greta si era addormentata e faceva incubi orribili in cui era rinchiusa in una grossa scatola in fiamme.


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Kimberly spense una sigaretta e ne accese un'altra. Scostò la tenda, guardò l'autostrada deserta e pregò affinché arrivasse un auto o un camion.

"Per favore, che qualcuno venga. Per favore."

S'infilò la giacca e uscì dalla camera. Gettando la sigaretta in una pozzanghera, si coprì gli occhi per proteggersi dal vento. Guardò attraverso una fessura nella tenda della camera numero 6. La stanza sembrava vuota e in ordine. Toccò il vetro. Era caldo.

«Josh?»

Si voltò a guardare la reception del motel. Era buio e vuoto. Corse verso al parcheggio in direzione della Pontiac e guardò all'interno. Era vuota. Corse verso l'autostrada e guardò su e giù in entrambi le direzioni. Era vuota e buia. Osservò il bosco. I rami spogli  e spettrali si piegavano al vento.

«Josh dove sei? Josh?»

Si voltò e tornò di corsa al motel. Una lacrima le scese lungo il viso.

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