Strane amicizie

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Greta uscì dalla stanza confusa e vide Dwight vicino alla scala nord. La stava osservando mentre sorseggiava piccoli sorsi da una lattina di Pepsi Cola. 

«Tutto bene?» Lui la chiamò e salutò.

«Stai lontano da me. Devi starmi lontano!»

Corse verso le scale sud. Il portiere la chiamò di nuovo.

«Posso esserti utile se vuoi...»

«Lasciami in pace, porco!»

La guardò sparire dietro l'estremità sud del motel. Buttò via la lattina di Pepsi Cola, scese le scale nord con noncuranza e chiamò Greta mentre correva verso il parcheggio.

«Aspetta! Hai avuto un periodo molto difficile. Ti sentirai stressata... Hai bisogno d'aiuto.»

Greta corse piú veloce verso l'autostrada finché l'auto della polizia dell'agente Brown non si fermò di colpo davanti a lei e abbassò il finestrino.

«Dove stai andando, signorina?»

Lei si fermò e scosse la testa in segno di rifiuto. Fece un passo indietro e perse l'equilibrio finendo in una buca fatta pozzanghera colma di acqua marrone e paludosa. Cadde, sbattendo la testa sulla ghiaia e procurandosi un taglio sulla nuca. Il cielo plumbeo e nuvoloso sembrò piombare su di lei. Vide Dwight camminare nella sua direzione passando per il parcheggio. La botta in testa rese le immagini distorte e sfocate. Gli occhi dell'impiegato sembravano sgranarsi e la bocca deformarsi in un ghigno agghiacciante. Sentì la portiera dell'auto della polizia aprirsi e le scarpe in pelle lucida dell'agente Brown scricchiolarono sulla ghiaia.

«Vuole ucciderci tutti», sussurrò all'agente Brown.

L'agente si chinó su di lei e tese le mani in avanti. «Va tutto bene, signorina. Va tutto bene.»

«Mi aiuti. Ha ucciso tutti. Li ha uccisi tutti quanti.»

«Gli altri se ne sono andati. Ti hanno lasciata sola e adesso hai paura. Lo capisco.»

«Deve fare qualcosa, agente. Mi aiuti.»

«Ho mandato nel bosco a cercare i tuoi amici, alcuni dei nostri uomini migliori. Li troveremo. Te lo prometto.»

Greta si concentrò sul distintivo d'oro che aveva sul suo petto. Voleva credergli. Era stanca e frastornata, la sua testa sanguinava e pulsava in un dolore lancinante.

«Andrà tutto bene, signorina.»

Dwight s'inchinò dall'altro lato di Greta e le toccò il braccio. Le sue dita erano unte e fredde.

«Voglio andarmene da qui», sussurrò. «Voglio tornare a casa. Posso tornare a casa?»

«La cosa migliore è restare qui nel caso dovessero tornare», disse l'agente Brown, prendendole la mano, facendola sedere e pulendole delicatamente la ghiaia e la terra dai capelli.

«Per favore.»

«Non avere paura. Ti aiuterò.»

«Per favore, agente.»

L'agente Brown e Dwight l'aiutarono ad alzarsi e la riaccompagnarono nella camera numero 5.

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La porta della camera si aprì e Dwight accese la luce mentre l'agente Brown aiutava Greta a entrare.

«Se scopro qualcosa, ti vengo a informare, ok?»

L'agente Brown l'accompagnò al letto e l'aiutò a sedersi. Lei si sedette in silenzio e con le mani in grembo mentre Dwight le puliva con un panno il sangue dai capelli.

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