In preda alla paura

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La ragazza ragno strisciò oltre il bordo della vasca da bagno in porcellana bianca e in più punti crepata, le sue zampe da ragno scricchiolarono contro la pareti di piastrelle ammuffite, e si calò sul corpo morto di Josh. Masticò avidamente un pezzo di carne dalla sua faccia mozzata, tirò indietro la testa e i brandelli di carne vennero triturati dai suoi denti aguzzi. Scrocchiò il collo mentre compiaciuta ne ingoiava la carne...


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Kimberly si asciugò la pioggia dagli occhi e si voltò nuovamente a guardare la reception del motel. Vide il portiere notturno che la osservava. Lui sorrise e salutò. Poi bussò alla stanza numero 5 finché Greta non aprì. La spinse via e sbatté la porta dietro di sé.

«Dov'è Josh, l'hai per caso visto? Non è più tornato.»

«Non lo so. Kim, non lo so. Cosa ci sta succedendo?»

Kimberly la tenne stretta finché non smise di piangere.

«Non lo so, Greta. So solo che Stan e Josh sono spariti nel nulla.»

«Cosa faremo, adesso?»

«Prepara le valigie. Ce ne andiamo da qui, cazzo.»

«Non abbiamo le chiavi della macchina. Le avevano prima Stan e poi Josh, come faremo ad andarcene?»

Kimberly guardò attraverso la fessura della tenda in direzione della reception del motel e sul lato nord dell'edificio vide un camioncino verde e arrugginito.

«Allora dobbiamo prendere le chiavi del furgoncino di quel fottuto viscido di merda.»

«Anche tu ti sei convinta che lui c'entri qualcosa con la scomparsa di Stan e Josh?»

«Adesso, si. Forse è qui che lui attira le sue vittime.»

«Ve lo dicevo. Non mi credevate.»

«Forse è stato qui troppo lungo e questo posto gli ha avvelenato la mente. Forse i boschi bui, le continue piogge e la solitudine l'hanno resto un mostro. Se dovessi vivere qui per tutti i giorni della mia vita, anche io finirei per uccidere qualcuno.»

Greta si gettò sul letto singhiozzando nel cuscino, mentre Kimberly corse in bagno afferrando la sua borsa. La scaricò sul letto e ne sparse il contenuto.

«Greta? Greta? Devi restare lucida. Hai delle forbici o magari una lima per unghie?»

Greta si asciugò gli occhi e si sedette sul letto. «Credo di si. Forse si,  potrebbe essere ancora in bagno, non lo so...»

Kimberly si avvicinò alla finestra e guardò fuori.

«Cristo Santo. Quel bastardo sta arrivando da questa parte, Greta. E' ora di ricordare.»

Greta scivolò giù dal letto, aprì uno dei cassetti e trovò la lima per le unghie.

«Trovata...»


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Il portiere notturno stava camminando verso la stanza numero 5 quando Greta e Kimberly uscirono dalla stanza. Kimberly stringeva la lima per unghie nella mano destra dietro la schiena.

«Buongiorno ragazze. Avete fame? Bello avere una pausa dalla pioggia, vero? Se è aperto, stavo per fare una corsa al Mini mart di Slicky's.»

«Possiamo venire con te?» chiese Greta.

«Il telefono ha ripreso a funzionare?» chiese Kimberly.

«Non ancora. Ti farò sapere.»

«Portaci da questo Slicky's. Forse da lì potremmo chiamare la polizia», disse Greta.

La stazione di polizia della contea più vicina si trova a tre ore di distanza. Ed è chiusa comunque perché, la contea è fallita. Mi dispiace. Inoltre il furgoncino è troppo piccolo e malridotto.  Troppo pericoloso su queste strade dissestate portarvi con me.

«Immagino che ti stia solo preoccupando della nostra sicurezza», disse Kimberly.

«Esattamente. Sicure di non avere fame? nell'ufficio ho anche delle ciambelle fresche e del buon caffè macinato. In caso di necessità potreste arrangiarvi con quelle.»

«No, grazie», disse Greta.

«E i vostri fidanzati?»

«I nostri fidanzati cosa?» chiese Kimberly.

«Pensate che possano avere fame?»

«Non sono mai tornati», disse Greta scoppiando a piangere.

«Beh, mi dispiace davvero sentirlo. Di solito la polizia di Stato manda una pattuglia una volta la settimana. Se passa di qui, gli dico cosa sta succedendo. Va bene?»

Lo fissarono in silenzio. Lui rivolse loro un ampio sorriso mentre si girava e si dirigeva verso l'ufficio del motel.

«Se c'è qualcosa che posso fare per voi, ragazze, fatemelo sapere... Qualsiasi cosa.»


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L'agente Brown si tirò fuori dall'auto di pattuglia e si diresse verso la Chevrolet abbandonata. La pioggia era una leggera foschia e si asciugò la visiera nera sul lembo della camicia. La calibro 45 ben salda nella fondina gli colpì l'anca mentre si avvicinava all'auto e guardava nel finestrino del lato guida. Tulle le portiere erano chiuse a chiave.

«Sicuramente dei forestieri.»

Scrutò il bosco su entrambi i lati, si scrollò la pioggerellina di dosso, e tornò alla sua auto della polizia...

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