Non arriveremo a Des Moines

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Il cielo grigio sembrava girare in tondo quando due auto sfrecciarono verso l'Hankock Gas Station lungo l'autostrada 80, una strada a due corse fiancheggiata da una fitta boscaglia.

La prima auto, una Chevrolet Camaro di un rosso adrenalina del 2009, sbandò fino al fermarsi vicino all'isola della prima pompa di benzina. La seconda auto, una Pontiac Firefly bianca e mezza arrugginita del 1991, sterzò bruscamente verso sinistra fermandosi a pochi centimetri dal paraurti della Chevrolet.

Stan, l'autista della Pontiac, con la felpa nera con cappuccio tirato sopra la testa, saltò fuori e strappò un secchio di plastica pieno di acqua sporca da un palo di metallo appeso sopra la pompa di benzina.

Il conducente della Chevrolet, Josh, che indossava un'elegante cravatta di seta blu e una camicia con colletto inamidato, cercò di saltare fuori, ma lo sportello era troppo attaccato alla pompa di benzina per riuscirci. Così si sporse sul clacson e fu uno stridio metallico e continuo. Stan gettò l'acqua stagnante sul parabrezza della Chevrolet. Poi fece rimbalzare il secchio di plastica sulla gomma dell'auto di Josh e calpestò le pozzanghere con le sue Cult facendole schizzare su tutta la fiancata della Chevrolet.

«Chi è il migliore? Chi cazzo è il migliore?... Hai perso! Io sono il vincitore e tu soltanto uno stronzo con la cravatta! Non piangere, non ucciderti, sei un fottuto perdente e io l'Anticristo! Ti ho fregato! Baciami il culo! Vuoi baciarmelo?»

Josh sorrise, gli fece un gesto volgare, accese il motore e si schiantò contro la portiera della Pontiac, ammaccandola.

Stan barcollò all'indietro scioccato e meravigliato. «E' stato fantastico e ti ucciderò!»

Josh sorrise, salutò, fece retromarcia e sfrecciò lungo la strada. Stan spalancò la portiera ammaccata. La sua ragazza, una studentessa al secondo anno del Christchurch College, atletica e mora di nome Greta, schiccherò via la sigaretta e spinse indietro il sedile per reclinarlo.

«Avete finito? Dimmi che è finita, perché tutto questo è assurdo e ridicolo.»

«Ci stiamo solo divertendo»

Stan si sedette al volante, avviò l'auto e, con una mezza dozzina di violenti strattoni, riuscì finalmente a chiudere la portiera.

«No, sono stupide gare infantili e ormai dovreste averne abbastanza.»

«Sarà, ma è sempre mio fratello.»

«Forse un giorno crescerete entrambi.»

Stan si sporse per baciarla ma lei allontanò il viso.

Lui rise e le strinse la mano «Hai finito?»

«No, quelle parole che hai usato erano talmente idiote e malate. Non voglio più sentirti imprecare in quel modo. Sei stato disgustoso. Un pervertito sadico e coglione.»

«Okay. Non succederà più. Ora hai finito?»

«Ora ho finito.»

Greta sorrise e soffiò un bacio a Stan con entrambe le mani mentre l'auto si allontanava dalla stazione di servizio.


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La Chevrolet era parcheggiata sulla banchina di ghiaia, il vapore del radiatore rotto si mescolava alla pioggia e alla nebbia, quando la Pontiac arrivò lungo la strada e sterzò bruscamente per fermarsi. Stan e Greta saltarono fuori tenendo un telo di plastica sopra la testa e corsero fino alla portiera del passeggero per parlare con la ragazza di Josh, Kimberly.

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