Riprendersi la vita in mano.

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Valeria era stata abbastanza titubante all'inizio, combattuta tra il desiderio di restare nel suo rifugio sicuro e la possibilità di dare una svolta alla sua vita. Ibiza sembrava così lontana, così diversa da tutto ciò che conosceva e dalle sue abitudini. Ma, riflettendo più a fondo, si rese conto che forse era arrivato il momento di riprendere in mano la sua vita. Non poteva continuare a rifugiarsi nei ricordi e a fuggire dalla realtà.

Dopotutto, era stata proprio lei a decidere di troncare la relazione con Emanuele. Quella scelta non era stata facile, ma Valeria sapeva che non riusciva più a vederlo con gli stessi occhi. I sentimenti erano cambiati, forse erano svaniti lentamente senza che lei se ne accorgesse del tutto. Le piccole cose che un tempo amava di lui erano diventate insopportabili e i loro sogni si erano allontanati, seguendo strade diverse.

Si rese conto che non poteva continuare a rimpiangere qualcosa che lei stessa aveva deciso di lasciar andare. Non era solo il dolore della fine di una relazione, ma anche il peso di tutte le aspettative infrante e delle promesse non mantenute. Ma sapeva che era stata una scelta necessaria, per quanto dolorosa.

Così, dopo giorni di esitazione, Valeria si alzò una mattina con una nuova determinazione. Guardò il biglietto per Ibiza sul suo comodino e si disse che forse, per quanto spaventoso potesse sembrare, quella era l'occasione per ricominciare. Doveva almeno provarci, per se stessa, per il futuro che ancora poteva costruire. Con un respiro profondo, decise che avrebbe affrontato quel viaggio, non solo come una fuga, ma come un primo passo verso una nuova versione di sé, più libera e consapevole delle sue scelte.

Valeria aprì l'armadio e tirò fuori la valigia, il suono delle ruote che strusciavano sul pavimento rompeva il silenzio della sua stanza. Iniziò a scegliere con cura i vestiti: quelli leggeri e colorati, quelli che da tempo non indossava più. Ogni capo piegato con attenzione sembrava rappresentare un piccolo passo verso la libertà, un frammento di quel coraggio che stava cercando di ritrovare.

Quando finì di preparare le valigie, Valeria si fermò davanti allo specchio, un gesto che da tempo aveva evitato. Il suo riflesso le restituì un'immagine che quasi non riconosceva: occhi spenti, capelli arruffati, un'espressione malinconica che sembrava non volerla lasciare. Ma quella mattina decise che era il momento di fare qualcosa per se stessa.

Aprì il cassetto dove teneva i trucchi, quelli che un tempo usava con entusiasmo, e iniziò a truccarsi con una mano ancora un po' incerta. Con ogni pennellata, si vedeva cambiare, un po' alla volta, ritrovando tracce di quella Valeria che amava prendersi cura di sé, che sorrideva più spesso e non aveva paura di guardarsi negli occhi.

Prese poi la spazzola e iniziò a sistemarsi i capelli, con gesti lenti e quasi rituali, come se ogni ciocca raddrizzata le donasse un po' più di sicurezza. Non era solo un modo per sistemarsi, era un atto di riconciliazione con se stessa, un modo per dire "Ci sono ancora".

Quando finì, Valeria guardò il risultato finale: non era solo un trucco ben fatto o un'acconciatura curata, era il riflesso di una nuova speranza, un primo segnale di ripresa. Per la prima volta dopo tanto tempo, si sentì di nuovo pronta a uscire nel mondo, a mostrarsi agli altri, ma soprattutto a se stessa. Quel viaggio iniziava già da lì, davanti a quello specchio, con lei che decideva di prendersi cura di sé e di riprendersi la propria vita, un passo alla volta.

La sera del volo arrivò in fretta, e Valeria, con la valigia pronta accanto a sé, fece un ultimo controllo per assicurarsi di non aver dimenticato nulla. Sentiva un misto di agitazione ed eccitazione crescere dentro di lei, un'emozione che non provava da tanto tempo. Dopo essersi assicurata che tutto fosse in ordine, scese le scale e si fermò nell'ingresso, dove l'aria della sera le dava un senso di freschezza e novità.

Mentre aspettava le sue amiche, Valeria si ritrovò a guardare la sua casa, quella in cui aveva trascorso tanti momenti belli e difficili, e pensò a quanto le cose fossero cambiate. Ma quella sera, più che malinconia, provava gratitudine per ciò che aveva vissuto e per ciò che stava per venire.

I suoi genitori la guardarono con un sorriso che celava un po' di preoccupazione, ma anche tanto affetto. Sua madre si avvicinò per abbracciarla, stringendola forte come se volesse trasmetterle tutto il suo amore e la sua fiducia. "Divertiti, Vale, e pensa solo a stare bene," le disse con un tono dolce ma deciso.

Suo padre, sempre più riservato, le posò una mano sulla spalla e le rivolse uno sguardo incoraggiante. "Siamo orgogliosi di te, e siamo qui se hai bisogno," aggiunse, cercando di nascondere la commozione.

Valeria annuì, sentendo il calore delle loro parole. "Grazie... davvero," disse, cercando di trattenere le lacrime. "Farò del mio meglio."

Proprio in quel momento, le sue amiche arrivarono, cariche di energia e sorrisi contagiosi. Francesca le corse incontro, afferrando la sua valigia con un gesto teatrale. "Pronta per l'avventura?" le chiese con un sorriso complice.

Valeria respirò profondamente, l'ansia iniziale che piano piano lasciava spazio alla voglia di scoprire e di lasciarsi andare. Guardò i suoi genitori un'ultima volta, salutandoli con un gesto della mano e un sorriso che diceva più di mille parole. Poi, insieme alle sue amiche, si avviò verso la macchina che le avrebbe portate all'aeroporto.

Era il momento di partire, di lasciare tutto alle spalle per un po' e vedere cosa la aspettava oltre quel volo. Mentre saliva in macchina, sentì che forse, finalmente, stava davvero riprendendo in mano la sua vita.

I p'me, tu p'te. Geolier&VDADove le storie prendono vita. Scoprilo ora