" stai attenta"

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Valeria non riusciva a stare in casa, l'ansia e l'incertezza la sopraffacevano. Aveva bisogno di vedere Emanuele di persona, di avere una risposta alle sue domande, e l'idea di aspettarlo a casa le sembrava insopportabile. Così, con un impeto di determinazione, decise di contattare Jordan, un membro del team di Emanuele, sperando di avere notizie su di lui.
"Ehi, Jordan," disse quando rispose, cercando di mantenere la calma nonostante il battito accelerato del suo cuore. "Puoi dirmi quando arriva Emanuele?"
"Ciao, Valeria! Sì, è in arrivo tra poco, non dovrebbe tardare. Ti consiglio di muoverti" rispose Jordan con una nota di amicizia nella voce.
Quella frase fu come una scossa per Valeria. Non c'era tempo da perdere. Si sentiva piena di adrenalina mentre afferrava le chiavi dell'auto e si precipitava fuori. "Grazie, Jordan!" disse velocemente, mentre si dirigeva verso l'auto.
Una volta dentro, accese il motore e partì. La musica che in precedenza l'aveva distratta ora sembrava lontana, surclassata dal suo pensiero predominante: la necessità di parlare con Emanuele. L'idea di affrontarlo le dava sia ansia che un senso di liberazione. Doveva farlo, doveva ottenere risposte.
Mentre guidava verso l'aeroporto, il traffico sembrava non finire mai, e ogni secondo che passava si sentiva sempre più in preda all'ansia. "E se lui non volesse avere una conversazione seria? E se avesse già deciso di tornare con Chiara?" I pensieri la tormentavano, e ogni volta che pensava a Chiara, il suo stomaco si contorceva.
Finalmente, dopo un viaggio che sembrò un'eternità, arrivò all'aeroporto. Si fece strada tra le persone, sentendo la frenesia che la circondava mentre cercava di mantenere la concentrazione. La sua mente era in tumulto: il bambino, la relazione con Emanuele, il passato con Chiara.
Si fermò davanti all'area arrivi e cominciò a cercare Emanuele tra la folla. Le persone si affrettavano a salutare amici e familiari, ma Valeria sapeva di cercare qualcosa di molto più importante. Dopo pochi minuti, vide finalmente Emanuele. Era lì, riconoscibile anche da lontano, con il suo solito sorriso, ma qualcosa nel suo sguardo sembrava diverso, come se avesse un peso sulle spalle.
"Emanuele!" lo chiamò, muovendosi verso di lui. Lui si girò e il suo sorriso si spense per un attimo, sostituito da un'espressione di sorpresa e preoccupazione.
"Valeria... cosa fai qui?" chiese, il tono rivelando un misto di gioia e tensione.
"Ho bisogno di parlarti," rispose lei, il cuore chele batteva forte. "È importante."
Emanuele annuì, la preoccupazione si fece evidente nei suoi occhi. "Ok, andiamo da qualche parte tranquilla."
Si allontanarono dall'area affollata e si diressero verso un angolo più appartato dell'aeroporto, lontano da sguardi curiosi. Valeria sentì il peso dell'ansia crescere di nuovo, ma era decisa a non fermarsi. Doveva affrontare la situazione.
"Valeria, che c'è?" chiese Emanuele, mentre si fermarono. "Sembri tesa."
"C'è molto di cui parlare," iniziò Valeria, cercando di mantenere la calma. "Ho visto quella foto di te e Chiara. E voglio sapere cosa sta succedendo tra di voi."
Emanuele sembrò prendere un respiro profondo, come se stesse preparando a dire qualcosa di difficile. "Guarda, ti spiego tutto... Ma c'è un'altra cosa di cui dobbiamo parlare."
Il cuore di Valeria si fermò per un istante. "Cosa intendi dire?"
Chiara fece capolino, con un sorriso che le sembrò fuori luogo in quel momento carico di tensione. "Emanuele,amó!" esclamò, avvicinandosi a loro con passo sicuro. "Sei sceso di fretta, e mi avevi lasciato in aereo "

Il cuore di Valeria si fermò. Non era solo la sorpresa della presenza di Chiara a colpirla, ma le parole che seguirono. Chiara si girò verso di lei, il viso che esprimeva un'innata sicurezza. "Ciao, Valeria. Non ti aspettavo qui. Ma Emanuele e io... stiamo insieme ora."
Valeria sentì il mondo girarle attorno. Le parole di Chiara le risuonavano in testa come un eco: "stiamo insieme ora." "Come osi..." iniziò a dire, ma Emanuele la interruppe, con un tono che la gelò.
"Non importava nulla di te, Valeria," disse Emanuele, il suo sguardo incrociando il suo con una durezza che non aveva mai visto prima. "È tutto cambiato. Ho bisogno di qualcuno che sia presente, qualcuno che non mi faccia stare in ansia."
Le parole colpirono Valeria come un pugno allo stomaco. Non poteva credere a ciò che stava ascoltando. "Emanuele, stai dicendo questo dopo tutto quello che abbiamo passato? Dopo tutto quello che mi hai promesso?" La sua voce tremava, ma era determinata a farsi sentire.
Chiara sorrise, come se stesse godendo di quella scena. "Sei stata solo un capitolo, Valeria. Emanuele ha trovato qualcuno che lo fa sentire vivo. È giusto che tu lo lasci andare."
Valeria si sentì sopraffatta dalla rabbia e dalla tristezza. "Non puoi parlare così di me," ribatté, cercando di mantenere la dignità. "Ho solo cercato di fare del mio meglio per noi. E non puoi decidere per Emanuele."
Emanuele la guardò con un'espressione di rassegnazione. "Non è solo tua la scelta, Valeria. Ho bisogno di qualcosa di diverso, di qualcuno che mi supporti senza complicazioni."
Le lacrime le rigarono il viso. Valeria sentiva il suo mondo crollare.
Un misto di angoscia e incredulità la sopraffece. Valeria si sentì scomparire, come se tutto intorno a lei si stesse sgretolando. Non poteva credere che l'uomo che amava avesse scelto di chiudere un capitolo della loro vita senza pensarci due volte.
"Emanuele," chiamò ancora, ma lui e Chiara si allontanarono, lasciandola in un angolo dell'aeroporto, sola e con il cuore in frantumi. La sua mente era un caos di emozioni: dolore, tradimento, paura e la consapevolezza che doveva affrontare una nuova realtà. Era in attesa di un bambino, e quel bambino meritava un futuro migliore, lontano da questo dramma.
Con un profondo respiro, Valeria si girò, pronta a tornare verso l'uscita. La sua vita era cambiata, e doveva trovare la forza di ricominciare da sola.

Valeria si precipitò verso la sua auto, il cuore ancora colmo di confusione e dolore per quanto era appena accaduto. Mentre metteva in moto, la sua mente continuava a ripercorrere le parole di Emanuele e l'immagine di lui e Chiara insieme. Le lacrime le rigavano il viso mentre si allontanava dall'aeroporto, sentendo un mix di rabbia e impotenza crescere dentro di lei.

Mentre guidava, la radio trasmetteva una canzone di Emanuele, una di quelle che aveva amato e che ora sembrava suonare come una presa in giro. La sua voce le sembrava così familiare eppure così distante. "Non posso ascoltarla," pensò, abbassandosi per cambiare stazione. Ma mentre si concentrava a trovare qualcosa di diverso, il suo cuore palpitava di emozione e adrenalina.

"Fai attenzione, Valeria," si disse, mentre si rialzava per tornare a guardare la strada. Ma nel momento in cui rimise gli occhi sull'asfalto, un camion enorme si trovava davanti a lei, e non ebbe il tempo di reagire. Senza nemmeno realizzare cosa stesse accadendo, sbandò bruscamente per evitare l'impatto, ma la manovra fu troppo tardiva.

Il rumore assordante dell'impatto la colpì come un fulmine, e il mondo attorno a lei si bloccò per un istante. La sua auto si schiantò contro il lato del camion, il vetro si ruppe e il dolore la colpì inaspettatamente. Il suono del clacson del camion echeggiò mentre Valeria si sentiva perdere conoscenza. La luce del sole che filtrava attraverso i finestrini rotti sembrava svanire mentre il suo corpo veniva scosso da una serie di spasmi.

Quando tornò a essere consapevole, Valeria si trovò in un mare di confusione. Non riusciva a muoversi. La mente le girava, il dolore era ovunque, e i suoni attorno a lei erano attutiti. Riuscì a distinguere delle voci, lontane, che chiedevano aiuto. "Valeria! Stai bene?" Una voce familiare la raggiunse.

"Ciro," sussurrò, riconoscendo la voce del fratello. Era come se il suo mondo stesse franando, e il panico la colpì. "Il bambino..." pensò, mentre una paura opprimente la sopraffece. "Devo proteggere il bambino."

"Resta calma, ti aiuterò," le disse Ciro, accorrendo al suo fianco. "La ambulanza è in arrivo. Non muoverti, Valeria. Se ci sei, rispondimi!"

Valeria chiuse gli occhi e cercò di prendere un respiro profondo. Il dolore si intensificava, ma l'unico pensiero che le girava in testa era quello di dover proteggere il piccolo che portava in grembo. "Devo farcela," pensò tra le lacrime, mentre sentiva le mani di Ciro che la toccavano delicatamente.

Pochi minuti dopo, i sireni delle ambulanze riecheggiarono in lontananza, e la luce blu lampeggiava attraverso i vetri rotti. I paramedici arrivarono e iniziarono a lavorare su di lei, mentre Valeria cercava di concentrarsi, di rimanere lucida, di non perdere la speranza.

"Valeria, possiamo aiutarti, ma dobbiamo portarti via da qui," le disse uno dei paramedici. La paura le riempiva gli occhi, ma sapeva che doveva fidarsi di loro.

"Il bambino," sussurrò. "Dovevo dirlo a Emanuele..."

"Non preoccuparti, faremo tutto il possibile," le rispose il paramedico, mentre la sollevavano delicatamente sulla barella.

Mentre veniva caricata in ambulanza, Valeria si sentì sopraffatta dall'angoscia. Non solo stava affrontando un momento terribile, ma anche l'incertezza riguardo al futuro del suo bambino. Emanuele, chiunque fosse, stava per perdere la cosa più importante della sua vita.

Con la mente confusa e il corpo dolorante, Valeria chiuse gli occhi e pregò che tutto andasse bene, sperando che, nonostante tutto, il suo bambino fosse al sicuro.

I p'me, tu p'te. Geolier&VDADove le storie prendono vita. Scoprilo ora