I giorni passarono in un susseguirsi di attese e speranze. Emanuele cancellò ogni impegno, ogni data di lavoro, ogni intervista. Non importava quanto fosse importante il progetto a cui stava lavorando; nulla era paragonabile all'importanza di stare vicino a Valeria.
Ogni mattina, Emanuele arrivava in ospedale con un mazzo di fiori freschi, una foto di un momento felice condiviso tra loro o un piccolo regalo simbolico. Si sedeva accanto al suo letto, parlando come se lei potesse sentirlo, raccontandole delle cose che avrebbero potuto fare insieme una volta che si fosse svegliata. Le raccontava di ogni singolo progresso nella carriera, di come il suo team si fosse preoccupato per lui e avesse cercato di spingerlo a tornare al lavoro, ma lui non voleva ascoltarli. Voleva solo Valeria.
"Oggi o'sol cuoc," diceva un giorno, guardando fuori dalla finestra. "Immagina di essere qui con me, di passeggiare lungo la spiaggia. Ricordi? Ti piaceva tantissimo." Emanuele sorrideva, cercando di mantenere vivo quel legame che avevano costruito, anche se in quel momento sembrava così fragile.
I medici avevano detto che la gravidanza di Valeria era stabile, ma ogni giorno che passava senza che lei si svegliasse pesava su di lui come un macigno. Le sue notti erano lunghe e insonni, piene di pensieri tormentosi. Si sentiva come se stesse vivendo in una bolla, separato dalla realtà, dove l'unica cosa che contava era la sua Valeria.
A volte, quando i suoi amici o familiari venivano a trovarlo, cercavano di distrarlo, di offrirgli conforto. Ma Emanuele non voleva distrazioni; non voleva nulla che non fosse Valeria.
"Dobbiamo fare qualcosa," gli suggerì un giorno Ciro, sedendosi accanto a lui nella sala d'attesa. "Forse dovresti parlare con uno specialista. Ti aiuterebbe."
"E cosa dovrei dire? Che non riesco a vivere senza di lei? Che mi sento perso?" ribatté Emanuele, gli occhi fissi sul pavimento. "Non posso abbandonarla. Non finché non si sveglia."
"Lo so," rispose Ciro, colpito dalla dedizione del suo amico. "Ma anche tu hai bisogno di aiuto. Non puoi portare tutto questo peso da solo."
Le parole di Ciro si fecero strada nella mente di Emanuele, ma lui scosse la testa. "No, non voglio pensare a nulla di diverso. Voglio solo stare qui e aspettare."
Ogni giorno in ospedale era un misto di speranza e frustrazione. Emanuele si aggrappava a ogni piccolo progresso, ogni cambio di ritmo nel monitor, ogni reazione di Valeria, anche se solo un lieve movimento delle palpebre. I dottori gli avevano detto che era un buon segno, ma a lui sembrava tutto così lontano.
Una mattina, mentre parlava a Valeria di un nuovo progetto musicale, sentì la sua mano muoversi. Emanuele trattenne il respiro, gli occhi spalancati. "Valeria?" la chiamò, la voce tremante di emozione. "Sei tu?"
Ma non accadde nulla. Emanuele si sentì sconvolto, ma non si arrese. Continuò a parlare, a cantare le loro canzoni preferite, a raccontarle di quando avevano ballato insieme in soggiorno, trasformando ogni angolo della loro casa in un palcoscenico.
Le settimane trascorsero e, nonostante la sua stanchezza e la preoccupazione crescente, Emanuele si sentiva sempre più determinato a non lasciarsi sopraffare. Ogni giorno era una nuova opportunità, un nuovo momento da vivere accanto a Valeria. E nel profondo del suo cuore, sentiva che sarebbe tornata da lui, per completare quella storia che avevano iniziato insieme.
La notte prima dell'ennesima visita, Emanuele si ritrovò a riflettere su quanto fosse cambiato il suo mondo. La vita senza Valeria sembrava incompleta, e ogni attimo in cui non era con lei gli sembrava un'eternità. Ma la speranza era lì, viva come il battito del suo cuore.
"Ti aspetto, amore mio," sussurrò, chiudendo gli occhi. "Ti prometto che non ti lascerò mai sola."
Il giorno seguente, Emanuele entrò nell'ospedale con il cuore in mano, pronto a confrontarsi con una nuova giornata di attesa. E, mentre si avvicinava al letto di Valeria, sentì un fremito nell'aria, come se qualcosa stesse per cambiare. Con un respiro profondo, si sedette accanto a lei, pronto a raccontarle un'altra storia, piena di sogni, amore e la vita che li aspettava.Valeria riaprì gli occhi lentamente, come se stesse emergendo da un lungo sogno. La luce accecante della stanza d'ospedale la colpì, facendole socchiudere gli occhi di nuovo. Ma poi, con uno sforzo, si fece forza e si abituò all'illuminazione. La sua mente era confusa, ma c'era qualcosa di familiare in quell'odore di disinfettante e nei suoni che la circondavano.
Emanuele, seduto accanto a lei, si rese conto che qualcosa stava cambiando. Il suo cuore si fermò un attimo mentre guardava il viso di Valeria. "Valeria?" la chiamò, la voce tremante, quasi incredula.
Valeria si girò verso di lui, cercando di mettere a fuoco il suo sguardo. Emanuele sembrava più pallido, ma la sua espressione era colma di emozione. "Emanuele?" mormorò, la voce rasposa e debole.
Emanuele non poté trattenere le lacrime. "Sei tornata da me," disse, piegandosi in avanti e afferrando la sua mano. "Ti ho aspettato così tanto."
Valeria cercò di sorridere, ma il suo corpo si sentiva strano e pesante. "Cosa... è successo?" chiese, cercando di ricomporsi. I ricordi affiorarono, ma erano confusi: immagini di un concerto, risate, una sensazione di nausea... e poi il buio.
"Hai avuto un incidente," spiegò Emanuele, il viso solcato dalle lacrime di gioia. "Ma stai bene. Stai bene, amore mio. Sei in ospedale, e io sono qui con te."
Valeria sentì un'ondata di emozione e, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime, cercò di capire. "E il bambino?" chiese, la voce tremante.
"Il bambino sta bene," rispose Emanuele, col cuore che batteva forte. "Non sapevo che fossi incinta fino a poche settimane fa. Ma ora so che abbiamo un bambino, e tu sei qui, sei tornata."Le parole di Emanuele la colpirono come un fulmine, e Valeria si sentì sopraffatta dalla gioia e dalla paura. "Emanuele... ci sei sempre stato?" chiese, cercando di ricordare i giorni precedenti l'incidente.
"Sì, amore. Non ti ho mai lasciata sola," le rispose, stringendo la sua mano tra le sue. "Ho cancellato tutto per essere qui. Ti amo, Valeria. Non so cosa farei senza di te."
Valeria chiuse gli occhi per un momento, assorbendo tutto quello che Emanuele le stava dicendo. C'era tanto da elaborare, tanto da capire. Ma in quel momento, ciò che contava di più era che era tornata, che Emanuele era con lei e che, incredibilmente, c'era un bambino che li univa.
"Io ti amo," sussurrò Valeria, cercando di rialzarsi nel letto. Emanuele le sistemò i cuscini, cercando di aiutarla a sentirsi più comoda.
"Non forzarti, prendi il tuo tempo," le disse, ma il suo sorriso era luminoso e contagioso. "Sei tornata e questo è tutto ciò che conta."
La porta della stanza si aprì e il dottore entrò, sorridendo vedendo Valeria sveglia. "Bene, bene! È un ottimo segno. Come ti senti, Valeria?"
"Strana," rispose lei, cercando di raccogliere le idee. "Ma voglio sapere di più sul bambino."
Il dottore annuì, consapevole dell'importanza di quelle parole. "La gravidanza è stabile e al momento non ci sono problemi. Avremo bisogno di monitorarti attentamente, ma sei forte e questo è incoraggiante."
Emanuele ascoltava attentamente, tenendo la mano di Valeria nella sua. "Posso rimanere qui con lei?" chiese al dottore, la voce ferma.
"Certo, puoi rimanere tutto il tempo che desideri," rispose il medico. "La presenza di una persona amata può fare la differenza nel processo di recupero."
Valeria si voltò verso Emanuele, gli occhi brillanti di gratitudine. "Non so cosa farei senza di te," gli disse sinceramente.
"Non dovrai mai scoprirlo," rispose lui, accarezzandole la mano. "Siamo in questo insieme. Abbiamo una famiglia da costruire."
I giorni a seguire furono un misto di cure e di scoperte. Valeria iniziò a riprendersi, mentre Emanuele si dimostrò un compagno attento e premuroso. Ogni giorno portava fiori freschi, cibi leggeri e, soprattutto, amore.
Il pensiero del bambino divenne un faro di speranza e di felicità per entrambi. Valeria iniziò a immaginare il futuro, i sogni che avrebbero potuto realizzare insieme e la nuova vita che stava nascendo. La loro storia, che era stata segnata da incertezze e paure, stava prendendo una piega nuova e promettente.
Emanuele si sentiva finalmente in pace, pronto ad affrontare qualsiasi sfida, sapendo che insieme avrebbero superato tutto. Il loro amore, rinvigorito da quella prova, sarebbe stato il fondamento su cui avrebbero costruito la loro vita, e ora c'era anche un piccolo essere che li univa in un modo inaspettato e bello.
Mentre Valeria si riprendeva, Emanuele rimase al suo fianco, pronto a sostenerla in ogni passo del cammino. Sapeva che avrebbero dovuto affrontare molte cose insieme, ma ora erano più forti che mai. E, soprattutto, non erano soli.
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I p'me, tu p'te. Geolier&VDA
FanfictionE secondo voi è vero che certi amori fanno giri immensi e poi ritornano? Solo leggendo scoprirete.