capitolo 33

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*Pov Lucia*

Mi svegliai piano piano dentro una stanza piena di mattoni, che non era così diversa da quella che avevo in convento, eppure l' aria sembrava diversa.

Tentai di alzarmi ma una fitta mi colpì la testa e rimasi distesa.

Dopo qualche minuto trovai la forza di girare la testa e guardarmi intorno, vidi che la porta della mia stanza non c'era più e che al suo posto c'erano delle sbarre di ferro.

Mi alzai di colpo.

Questa non è la mia stanza.

Iniziai ad andare in panico e mi affacciai alle sbarre per tentare di vedere cosa c'era al di fuori. Vidi altre stanze simili alla mia, con altre sbarre, un pavimento liscio e delle pareti in pietra con dei candelabri appesi per fare luce.

Non c'era molta luce, solo quella dei candelabri e della luminosità della luna, poco lontana da me.

Iniziai a camminare avanti e indietro e piano piano iniziai a ricordare.

Era notte e avevo sentito dei passi fuori dalla mia porta e avevo visto delle scarpe da donna nere. Le avevo riconosciute subito ma non c'avevo fatto molto caso, pensavo fosse normale.

Sono andata subito a dormire e dopo qualche oretta ho sentito dei rumori, dei passi veloci e dei sussurri. Mi svegliai subito e mi avvicinai alla porta, appoggiai l'orecchio alla superficie e provai a sentire ma i rumori sparirono all' istante.

Mi avvicinai alla scrivania e presi dei fiammiferi, ne accesi uno e lo avvicinai alla candela fino ad illuminare la stanza. Mi mossi velocemente e misi una mano intorno alla fiamma per evitare che si spegnesse. 

Mi fermai davanti alla porta ed ebbi un brutto presentimento, lo ignorai, aprì la porta ed uscì. 

Il buio avvolgeva l' intero convento e l' unica luce era la mia. 

Il respiro iniziò a farsi pesante mentre avanzavo verso le finestre che si trovavano vicino alle scale.

Mi avvicinai e mi misi in punta di piedi e guardai al di fuori. Vidi una donna vestita di nero davanti al convento, ella si guardava intorno e affianco a lei c'era un uomo poco più alto di lei, si trovava lontano da lei almeno un metro e teneva qualcosa nelle mani.

Non capì cosa tenesse perchè sentì un rumore dietro di me e mi voltai subito, mi feci luce ma non vidi nulla. 

Tornai a guardare verso la finestra ma in un attimo sentì un panno che copriva il naso e la bocca e delle braccia che mi trascinavano indietro. La candela cadde sul pavimento e la fiamma si spense lasciandoci al buio.

Sentì l'aria mancare sempre di più e il corpo si fece debole, le braccia smisero di muoversi e davanti a me si posizionò una sagoma nera. 

Smisi di lottare e chiusi gli occhi e l'ultima cosa che sentì furono delle braccia che mi presero e mi misero sulle spalle.

Adesso mi ritrovo qui, in una cella, al buio. Mi sedetti in un angolo della cella e iniziai a guardare il soffitto e a pensare.

Pensai a tutto, a mia madre, a Rodrigo soprattutto a lui. 

Chissà se mi pensa a volte...

Non è il momento, dico a me stessa, e poi la risposta la so già.

Solo...a volte è difficile odiare qualcuno per cui il tuo cuore batte così forte da non riuscire a fermarlo neanche volendolo. 

Sentì dei passi e vidi una piccola luce avvicinarsi e diventare man mano sempre più grande, mi alzai e appoggiai le mani sul muro dietro di me.

X: Buongiorno cara, spero che il viaggio sia stato di suo gradimento *disse un uomo sulla sessantina* 

Egli era alto, con la barba che arrivava fino al petto e i capelli lunghi. Era vestito di rosso e nero, con una camicia bianca e dei pantaloni neri. 

Dal suo sguardo notai che si sentiva come un padrone assoluto e autoritario, mi guardava dall' alto verso il basso come se si sentisse superiore, come se lui fosse l'autorità e non ci fosse nessuno sopra di lui. 

Fece un cenno ad uno degli uomini  vicini a lui ed egli aprì la cella e lo lasciò entrare. 

Si avvicinò a me e mi sentì in pericolo. Mi strinsi al muro e avrei tanto voluto scomparire in quell' esatto momento.

Continuò ad avvicinarsi fino ad arrivare vicino a me e alzò una mano per poi portarla sul mio mento e stringerlo

X: Ci tenevo ad informarti personalmente che non uscirai viva da qui. E volevo anche presentarmi, io sono l'Innominato e passeremo dei bei giorni insieme fino a quando non verrà la tua ora *ad ogni parola avvicinava la mia faccia alla sua e stringeva la mano sul mio mento sempre di più mentre con l'altra mano iniziò ad accarezzarmi il corpo*

Sentì un conato di vomito e le lacrime agli occhi, continuai a guardarlo, i suoi occhi erano simili a degli abissi da cui difficilmente ritorni vivo. 

Sentì la sua mano che continuava a scendere e, d' istinto, gli tirai un calcio.

Lui mi lasciò la faccia e in un attimo ripresi a respirare, ma smisi subito perchè lui si allontanò, uscì dalla cella e guardandomi con i suoi abissi mi congelò il sangue con la sua risata.


Obsessed with you/ Lucia x Don Rodrigo FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora