Capitolo 1: New rules - Dua lipa

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«Hai preso anche il pettine?» chiede mia madre, la sua voce trema leggermente mentre si aggira per la mia stanza. È visibilmente agitata, e il suo sguardo scorre nervosamente tra la valigia e i pochi oggetti rimasti sulla scrivania.

«Sì, mamma, l'ho preso,» rispondo, chiudendo la valigia con un ultimo strattone. Il rumore del click della cerniera riempie il silenzio della stanza ormai spoglia.

«E la piastra?» insiste, alzando un sopracciglio. «L'hai messa?»

«Sì, l'ho messa,» confermo, cercando di mantenere la calma. «Ho messo tutto.»

«Sei sicura di non aver dimenticato nulla?» continua, la sua voce tradendo una nota di esasperazione.

«Sì, mamma,» dico, prendendo un respiro profondo. «Sono sicura.»

Con un ultimo sguardo alla mia stanza spoglia, chiudo la valigia e mi dirigo verso la porta. Il mio sguardo scivola lungo le pareti che un tempo erano decorate con poster di Olivia Rodrigo e i miei disegni infantili. Ora sono spoglie, simboli di una vita che sta per cambiare.

Esco dalla stanza e scendo le scale. Ogni gradino sembra pesare di più, come se il peso del cambiamento le avesse rese più lunghe e fredde. I miei passi rimbombano nel corridoio, e l'eco dei miei movimenti amplifica la sensazione di incertezza.

«Mamma ma quindi dove andremo ora?» chiedo per la terza volta sperando che lei cambi idea.

«Diana, non cambia se me lo chiedi per la quindicesima volta. La risposta sarà sempre Amoria»

Ma certo, Amoria...la solita cittadina costiera che descrivono come "posto più romantico di sempre". Dove tutto è rosa e fiori e dove è presente il college più prestigioso di questi tempi.

Lunford.

"Un campus tranquillo e immerso nel verde. Lunford college è il posto perfetto per vivere un'ideale esperienza universitaria...con i suoi maestosi e moderni edifici ti sentirai subito a casa!"

Questo è quello che dicevano.

Ma io non ci credo. Non ci crederò mai

Non ho mai avuto un posto da chiamare casa e mai lo avrò. Figurati se posso trovare la pace che cerco fin da bambina in uno stupido college americano dove ci sono solo feste, partite, feste, partite...

Non voglio andarci.

Osservo per l'ultima volta il paesaggio fuori dalla finestra della cucina. I colli verdi e i prati fioriti li ho sempre amati, fin da bambina. Fin da quando mi ci portava mio nonno...

"Piccola Heidi, vieni qui, guarda che bel fiore. Questa è la lavanda, la nonna la utilizza sempre in cucina. Come vedi ha dei colori molto belli... senti, profuma?"

"Si nonno, profuma di pulito. Mi piace tantooo, voglio un grande mazzo di lavande per darlo alla nonna, così può cucinare tantissimi piatti buoni, come lei sa fare"

"Ahah, si piccola Heidi.Raccogliamone un po'"

La lavanda è sempre stato il mio fiore preferito e anche ora lo associo a lui, Charles Slake. Figura più importante della mia vita...ecco perché porto il suo cognome.

Sono cresciuta senza padre, in verità non l'ho mai conosciuto. Le sue immagini nella mia mente sono sfocate, come quelle vecchie fotografie che non riesci a mettere a fuoco.

Di lui, so solo ciò che mia madre ha lasciato trapelare e le poche storie che mi ha raccontato.

Mi dicono che fosse affascinante, con capelli scuri e occhi che sembravano sempre perdersi in lontananza, come se stesse cercando qualcosa che non riusciva mai a trovare.

Le descrizioni che ho ricevuto di lui, però, sono contraddittorie.

Alcuni dicono che era un uomo brillante, capace di catturare l'attenzione di chiunque con una risata e un sorriso.

Altri parlano di lui come di un sognatore impulsivo, che non riusciva a rimanere in un posto troppo a lungo. Mi dicono che amava l'avventura e che aveva una passione per la musica, sempre pronto a raccontare storie affascinanti di terre lontane e di esperienze straordinarie.

Ma per me, tutto ciò è solo un eco lontano.

Non ho mai avuto un vero ricordo di lui, né un abbraccio che mi facesse sentire amata. Le sue assenze sono state spiegate come viaggi di lavoro o impegni che sembravano sempre più importanti di ciò che avrebbe potuto dare a noi.

Non c'è mai stato un perché chiaro o un motivo che io possa comprendere appieno.

A volte, mi chiedo se avesse anche solo un frammento di quello che avrei voluto fosse.

Se avesse mai pensato a me o se le sue scelte lo abbiano portato a dimenticarsi di quello che avrebbe potuto essere.

Per me, lui rimane un'ombra, una figura che ho solo sentito nominare, e il suo nome è solo un ricordo indistinto di un uomo che non ha mai avuto il tempo di restare. Ecco perché io non porto il suo cognome.

Mia madre, invece, è la forza in persona.

Non mi ha mai abbandonato e ha provato di tutto pur di mantenere in equilibrio la nostra famiglia, cosa non facile per una donna di mezz'età single.

Ho sempre ammirato il suo carattere e non smetterò mai di farlo.

La sua forza non si manifesta solo nella sua capacità di affrontare le sfide, ma anche nella sua dedizione a rendere la nostra vita il migliore possibile.

Ogni sacrificio che ha fatto, ogni ora extra di lavoro, ogni decisione difficile che ha dovuto prendere, è stata sempre orientata al benessere della nostra famiglia.

E poi...ci sono io

Mi chiamo Diana Slake e ho diciotto anni appena compiuti. Ho i capelli castani, che porto spesso sciolti o legati in una coda di cavallo semplice. I miei occhi sono verdi, come quelli di mia madre, e sono spesso la finestra su quello che sto pensando o sentendo. Il mio volto è abbastanza comune, con una pelle chiara e tratti delicati che, a volte, riflettono più di quanto vorrei.

Sono di statura media e non mi piace attirare l'attenzione. Preferisco vestirmi in modo pratico, con jeans e maglioni, che mi permettono di passare inosservata e di concentrarmi su ciò che mi interessa.

Sinceramente non ho mai amato il mio aspetto, anzi penso di provare un odio verso di esso.

Mia madre mi dice sempre che assomiglio a mio padre...

non ci credo.

Papà non poteva essere così.

Così...

Così insignificante.

Ok basta, non posso permettermi di piangere ora.

Mia madre e io siamo ora in macchina, con le valigie sistemate nel bagagliaio. Ogni valigia è un simbolo di ciò che lasciamo indietro e di ciò che portiamo con noi nel nostro viaggio verso l'ignoto. L'auto ruggisce mentre ci allontaniamo dalla nostra vecchia casa, e il paesaggio familiare si dissolve lentamente dietro di noi.

I ricordi del passato e le aspettative per il futuro si intrecciano mentre ci dirigiamo verso Amoria.

Sono davvero pronta per lasciare tutto questo?

È il momento di abbandonare il passato.

È il momento di costruirsi il futuro.

È il momento di iniziare una nuova vita...

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