«non riesco più a guardarmi» «io invece non riesco a smettere di farlo»
Due adolescenti,non poi cosi diversi fra di loro.
Diana Slake,la solita ragazza ritenuta secchiona,senza tanti amici e che preferisce passare tempo da sola.
Aiden Miller,il fra...
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La pista è vuota, tranne che per me. La luce blu ghiaccio si riflette sul pavimento lucido, e il silenzio è interrotto solo dal rumore delle lame che scorrono. Mi muovo con la facilità di chi conosce ogni angolo di questo posto. Non c'è niente di meglio che sentirsi completamente al comando.
Poi sento un suono: i passi incerti di qualcuno che si avvicina. E come previsto, eccola lì.
Diana entra con l'aria di chi vorrebbe essere ovunque tranne qui. Indossa un maglione grigio troppo grande che le scivola su una spalla, lasciando intravedere la pelle chiara, e un paio di leggings neri che... beh, diciamo che non sono stati progettati per il pattinaggio ma per distruggere la concentrazione di chiunque.
"Sei in ritardo,rompiscatole" le dico, lasciando che il mio sguardo si soffermi un po' troppo a lungo su di lei.
"Sei fortunato che sia venuta," risponde, con quella sua solita alzata di sopracciglio che sembra sempre un misto tra sfida e disprezzo.
"Ah, ma io non credo nella fortuna," ribatto, appoggiandomi alla balaustra con un sorriso compiaciuto.
Lei mi fulmina con uno sguardo, ma non dice nulla. Mi piace quando cerca di mantenere il controllo. Mi piace ancora di più quando lo perde.
Lancio un paio di pattini verso di lei. "Indossali. O pensavi di stare qui solo a guardarmi fare magie?"
Lei afferra i pattini al volo, ma non prima di lanciarmi uno sguardo che promette vendetta. "Già, perché guardarti scivolare in cerchio è esattamente come immaginavo di passare la serata."
"Fidati," rispondo, mentre torno sul ghiaccio per un paio di giri veloci, "c'è molto di più di un paio di cerchi. Ma sei troppo principiante per capirlo."
Lei sbuffa, sedendosi su una panchina per infilarsi i pattini. Lo fa con la grazia di un gattino bagnato, e devo trattenermi dal ridere.
"Se cado e mi rompo qualcosa, paghi tu l'ospedale" borbotta, tirando con troppa forza i lacci.
"Se cadi," rispondo, fermandomi davanti a lei, "sarà solo perché sei troppo impegnata a cercare di impressionarmi."
"Impressionarti?" ripete, alzando lo sguardo verso di me con un'espressione incredula. "Non sei nemmeno nella mia lista di priorità."
"Ah, allora spiegami perché sei qui," ribatto, piegandomi leggermente in avanti. "Perché, sai, mi sembra che tu abbia accettato il mio invito. Nessuno ti ha obbligata."
Lei non risponde subito, ma posso vedere il leggero rossore che le colora le guance.
"Volevo vedere se sei davvero bravo come dici," ribatte finalmente, cercando di mantenere la sua solita aria di sfida.
Mi sposto per lasciarla alzare, e quando finalmente lo fa, sembra una bambina che sta imparando a camminare. Le sue gambe tremano leggermente, e non riesco a trattenere una risata.