Il ritorno a scuola non è per niente tranquillo.
Tutta la scuola ha visto quel video e tutti sentono l'esigenze di esporre la propria opinione a riguardo. Daniel fissa il telefono mentre guarda i commenti ma non li legge, ad un certo punto le parole iniziano a sfocarsi sotto il suo sguardo stanco.
Trova ironico come tutti pretendano di ricostruire una vicenda sulla base di un video di pochi minuti. Daniel sa di non avere alcuna giustificazione e non può nemmeno ammettere di aver commesso quel gesto estremo in segno di pura e irrazionale gelosia.
Ma la verità è che a Daniel non interessano i commenti negativi su di sé, li legge e quasi gli viene da ridere per quanto siano ridicoli alcuni di essi. Non gli importa cosa pensano persone che non lo conoscono e niente sanno di lui.
Gli danno più fastidio i commenti realmente omofobi finalizzati a offendere Enea. Sa quanto il ragazzo sia sensibile e i commenti negativi sono tanti, troppi. Gli viene un prurito che parte da dentro le viscere e produce tutto un fremito lungo il corpo quando legge di un Enea "squallido", "osceno", "ninfomane" e "pervertito".
Sbuffa sonoramente e alza la testa dallo schermo.
Vede Enea da lontano che guarda il telefono con lo sguardo spento, è seduto su una panchina con le gambe incrociate, il cappuccio contribuisce insieme ai capelli a coprirgli il viso. Sembra volersi nascondere da tutti, non è il solito Enea solare e socievole.
E questa volta è colpa sua.
Se non si fosse comportato come un deficiente tutta questa storia non sarebbe uscita fuori e non sarebbe arrivata a così tanta gente. Non è la prima volta che capita di fargli involontariamente male, per questo si sente una zavorra. Il suo unico desidero è saperlo felice e sorridente ma ogni cosa che fa gli si ritorce contro e ottiene il risultato contrario. Si odia per questo, è la dimostrazione di quanto sia sbagliato, difettoso e rotto.
Quel bacio ha animato una fiammella che non si era mai realmente spenta, era talmente minuscola da risultare impercettibile ma c'era, e ora che la sua presenza è diventata imponente non si può far a meno di notarla.
Quel fuoco lo spaventa, per questo Daniel tende a scappare, non ne riconosce la natura o forse ha paura di realizzare che la sua natura è più spaventosa del fuoco stesso.
Ha bisogno di sapere come sta Enea.
Lo guarda e riconosce di non poterselo permettere, i piedi pesanti rendono faticoso ogni suo movimento come se fossero un effetto dell'anima e si opponessero ai movimenti che la testa vuol fargli compiere. Essi infatti sembrano diventare più lievi solo quando si dirige verso Enea.
- Come stai bimbo? - Gli chiede arrivato li.
- La smetti di chiamarmi così? - Chiede a sua volta guardandolo accigliato.
Daniel si siede accanto a lui.
- Tu come stai piuttosto? - Gli chiede ancora Enea. - Stanno dicendo un sacco di scemenze su di te, tu non devi pensare a nessuno. - Gli dice.
- Nemmeno tu li devi pensare per le cose che dicono su di te. Loro non ci conoscono Enè, è facile parlare da dietro uno schermo.
- Però che mi sono comportato da idiota è vero...
- Ma che dici?
- Sì, la voce su di me si era diffusa già prima e quel video ha dato solo conferma di quello che già tutti pensavano. Dovevo stare attento. - Si appoggia una mano in fronte.
- Tu non hai fatto niente di male.
- Io però mi sento vuoto. - Parla Enea e Daniel non gli risponde, lo guarda soltanto aspettando che continui. - Molti ci provano con me, e mi sembra sempre che non vedano nient'altro oltre il mio aspetto, l'unica cosa che mi sanno dire quando mi fanno un complimento è "sei bello" e io a volte mi sento solo questo. - Confessa. - Ecco perché mi sento vuoto, privo di contenuti. Le cose che io ho dentro vengono annientate ogni volta che provo a tirarle fuori e la gente sbuffa e si annoia, perché io infondo... sono solo un bel faccino. - Si sfoga con queste parole.
STAI LEGGENDO
Metà della mia anima
Fanfiction[...] - Come stai? - chiede Enea. Silenzio, un silenzio che ferisce perché contiene in sé la risposta. - In classe mia siamo arrivati a Virgilio. - Esordisce. - Il tuo nome lo leggo e lo sento pronunciare in continuazione... capisci che tortura è...