Gli allenamenti di basket sono la condanna di Daniel, deve aver ucciso qualcuno in una vita passata per dover sopportare tutto questo: il coach che gli urla addosso, la palla che sfugge al suo controllo, il sudore che gli ricopre la faccia e i muscoli che gli fanno malissimo. Ma chi ha deciso che lo sport fa bene alla salute? Lui si sente solo peggio quando è costretto a muoversi così tanto.
- Basta, vi prego... mi gira la testa. - Dice in un sospiro poggiando le mani sulle ginocchia.
- Stamattina hai fatto colazione? - Il coach si avvicina a lui.
- Sì. - Mente.
- Allora è solo disidratazione. Bevi un po' è torna in campo.
Daniel strizza gli occhi. Obbiettivo di oggi: non svenire. Esce dal campo per bere, la testa gli gira veramente non era una scusa e gli fa pure male lo stomaco, si sente uno schifo.
- Non capisco perché il coach perde così tanto tempo appresso a lui. Ma lo hai visto? Poi quelli che giocano bene non se li caga. - Dietro Daniel c'è un ragazzo della squadra che parla sussurrando ad un altro, molto probabilmente convinto di non essere sentito.
- Ma ti devo ricordare il suo cognome? Dai, è tutta raccomandazione! - Risponde l'altro.
Daniel capisce che stanno parlando di lui, gli rivolge un occhiataccia, uno di loro sembra raggelare e avvisa l'altro di fare silenzio.
Daniel si allontana da loro con mezzo sorriso, trova davvero divertente quanto cazzo siano ridicoli tutti. Quei due sono gli stessi che davanti gli fanno la bella faccia dispensando mille complimenti. Questo è il motivo per cui Daniel tende a dare poca confidenza alle persone, si avvicinano a lui solo perché sperano di ottenere qualcosa. Daniel ha imparato bene a non fidarsi di nessuno.
- Oh ma sei sicuro che hai mangiato stamattina? - Gli chiede Edoardo.
Daniel annuisce stanco.
- Ti vedo male Dan, forse è meglio se ti riposi un po'. - Dice poi Alessandro.
- Daniel! - il coach urla. - In campo! Ora! -
Quando gli allenamenti finiscono Daniel è il primo a raggiungere gli spogliatoi, si siede spaparanzato su una panca, appoggia la testa al muro dietro di lui, spera che essa possa smettere di girare chiudendo gli occhi.
- Ti vado a prendere un po' di acqua e zucchero. - Alessandro prova a mettergli una mano sulla fronte ma lui lo scansa.
- Non serve. - Risponde.
- Ma si può sapere che ti prende? Come cazzo fai a essere così tanto debole e pappamolle?! - Marco si avvicina a lui, Daniel sa che gli rivolge queste parole per spronarlo, ma sbuffa, non ha voglia di sentire il suo discorsetto da Rocky Balboa. - Lo sai che cosa dicono gli altri? Parlano male di te! Tu devi dimostrare che meriti di stare in campo, devi far vedere chi cazzo sei Dan! Non fare la femminuccia. -
- Marco, ma tu lo sai quanto cazzo me ne frega a me di quello che dicono gli altri?
- Ma come fa a non importarti nulla, io non ti capisco. - Risponde Marco.
E tanto Daniel le ha perse le speranze di essere capito, va avanti con la sua vita senza farsi influenzare dal giudizio degli altri.
Sa bene di non essere bravo, sa di essere in squadra solo per raccomandazione ed è per lo stesso motivo che durante le partite è sempre in campo, anche se non lo vorrebbe. Il coach lo assilla perché non lo può cacciare o tenere in panchina e quindi l'unica cosa che può fare è farlo allenare sperando che migliori ma questo non succede a causa del menefreghismo di Daniel, non si impegna nemmeno. È questo che fa arrabbiare così tanto l'allenatore, fa tutto in maniera svogliata, perché deve non perché vuole.
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Metà della mia anima
Fanfiction[...] - Come stai? - chiede Enea. Silenzio, un silenzio che ferisce perché contiene in sé la risposta. - In classe mia siamo arrivati a Virgilio. - Esordisce. - Il tuo nome lo leggo e lo sento pronunciare in continuazione... capisci che tortura è...