A cup of tea

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Prima di uscire da quella stanza, Sebastian e Ciel cercarono di ricomporsi prima di raggiungere il resto del gruppo, in totale silenzio.

Non appena rientrarono, gli sguardi curiosi dei presenti si posarono su di loro, pieni di interrogativi su dove fossero stati. Ciel, con gli occhi ancora lucidi di lussuria, cercava disperatamente di mantenere una facciata composta. Le luci soffuse del locale sembravano ancora più intense ora che si erano allontanati dall'ombra del loro rifugio momentaneo.

Undertaker, sempre pronto a cogliere ogni dettaglio, sollevò un sopracciglio in segno di domande non espresse, ma lasciò che Grell fosse il primo ad avvicinarsi.

"Dove siete stati? Vi abbiamo cercati ovunque! – esclamò con il suo consueto entusiasmo, attirando l'attenzione di tutti – dove eravate finiti?"

Ciel cercò di celare il rossore che si stava diffondendo sul suo viso, ma Sebastian, sempre pronto a sviare l'attenzione, decise di intervenire
"Abbiamo fatto solo una passeggiata per prendere un po' d'aria"

Da parte di William, che aveva osservato la scena con sguardo attento, colse l'occasione non appena l'amico si allontanò momentaneamente dagli altri per avvicinarsi e parlargli in privato
"Va tutto bene? – chiese, ma il diretto interessato evitò il suo sguardo, fingendo indifferenza
"Sì, tutto a posto"

Ma William non era così facilmente ingannabile.

"Il tuo sguardo mi dice altro – insisté con il suo tono fermo ma comprensivo.

Sebastian sospirò, prendendo un sorso di vino per guadagnare tempo.
"Davvero, va tutto bene. Solo stanco" mentì, più o meno, sperando che William lasciasse cadere l'argomento.

Rassegnato, decise di non insistere oltre, consapevole che alcune verità dovevano emergere a proprio ritmo.

Nel frattempo, Ciel cercava di mantenere una facciata di normalità, ma la sua mente era ancora affollata dai ricordi recenti.
Gli sguardi indagatori degli altri suoi colleghi lo mettevano a disagio, ma si sforzava di partecipare alle conversazioni con un sorriso forzato.
Accettò un drink da Grell e tentò di sembrare rilassato. Gli occhi continuavano a tradirlo, e si rese conto che l'unica via d'uscita era lasciare il locale.
Il suo sguardo continuava a cercare Sebastian tra la folla.

Dopo qualche istante, si avvicinò a lui
"Puoi accompagnarmi a casa? – gli chiese con la voce un po' titubante.

Sebastian annuì, comprendendo al volo. Salutarono il gruppo con scuse di stanchezza e si diressero verso l'uscita.
Gli altri li salutarono con un misto di curiosità e comprensione.

La macchina scivolava silenziosa tra le strade deserte della notte, illuminata a tratti dai lampioni che lanciavano ombre intermittenti all'interno dell'abitacolo.
Il rumore dell'asfalto sotto le ruote era l'unico suono che riempiva l'aria.

Ciel fissava fuori dal finestrino, immerso nei suoi pensieri. L'imbarazzo cresceva di secondo in secondo, e Ciel sapeva di dover dire qualcosa per spezzarlo.
Fece un respiro profondo, cercando di mantenere un tono distaccato
"Allora – iniziò, senza staccare gli occhi dal vetro – che fai domani?"
Sebastian sorrise, apprezzando lo sforzo di Ciel di mantenere un tono casuale nella conversazione, seppur quella notte c'era ben poco di normale
"Al momento nulla – rispose tranquillo – ma domani mattina potrebbero chiamarmi per una riunione, perché?"
Ciel si strinse nelle spalle
"Curiosità"

Il silenzio fece di nuovo sovrano in macchina, lasciando che Ciel si immergesse nei suoi pensieri.

Non amava farsi toccare, al contrario, lo odiava. Ma non aveva nemmeno pensato un attimo ad allontanare le mani di Sebastian dal suo corpo, il che lo lasciava ancor più confuso.
Non si sentiva violato, ma completo.
Le sensazioni delle sue mani, forti, sicure, che lo accarezzavano lo avevano portato lontano dalle aspettative e dalla sua facciata.

Kizu Darake No EternityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora