The Ghost Of You

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I giorni seguenti passarono rapidamente, e le riprese proseguirono senza intoppi, o almeno così sembrava.
Ciel si concentrava intensamente sul suo lavoro, immergendosi nelle scene e dando il massimo ad ogni ciak. Tuttavia, quella decisione presa alle spalle di Sebastian, lo tormentava continuamente.
Cercava di mascherare le sue emozioni, mantenendo un comportamento professionale e distaccato, ma dentro di sé sapeva che qualcosa era cambiato.

Sebastian, nel frattempo, notò la crescente distanza da parte di Ciel. Nonostante i momenti di tenerezza che avevano condiviso, sentiva che il ragazzo si stava allontanando, come se qualcosa lo stesse turbando profondamente.
Più volte aveva cercato di approfondire quella faccenda, ma il ragazzo sembrava non volesse affrontarlo.
Si convinse allora che fosse solo lo stress delle riprese, seppur una sensazione di inquietudine non lo abbandonava mai del tutto.

Un pomeriggio, mentre la troupe stava smontando il set, Sebastian si trovava a passare accanto a un gruppo di tecnici che discutevano animatamente tra loro. Inizialmente non prestò molta attenzione, ma quando sentì il nome di Ciel pronunciato in quel contesto, il suo interesse fu immediatamente catturato.

"Avete sentito anche voi di Ciel che ha firmato un contratto con Claude. Pare che stia cambiando agenzia"
"Davvero? Non ci credo"
"È strano che faccia una mossa del genere proprio ora, con le riprese in corso"
"Già, ma, a quanto pare, Claude gli ha fatto un'offerta che non poteva rifiutare. E poi, ci sono delle voci... dicono che tra Ciel e Sebastian ci siano stati dei problemi ultimamente. Magari Ciel sta cercando di prendere le distanze"

Sebastian si fermò di colpo, il cuore che iniziò a battere più forte. Le parole che stava ascoltando lo colpirono come un pugno allo stomaco.
Ciel, che firmava un contratto con Claude? Era impensabile.
Senza nemmeno un riscontro con lui? Non era da lui.

Ma se quelle voci erano vere, significava che qualcosa di molto serio stava accadendo, qualcosa di cui lui non era a conoscenza.
Cercando di mantenere la calma, Sebastian si avvicinò al gruppo di tecnici, facendo finta di essere interessato alla conversazione.
"Scusatemi – intervenne con un sorriso professionale – ho sentito parlare di Ciel e Claude. Secondo voi è vera la notizia sulla loro collaborazione?"

I tecnici si voltarono verso di lui, sorpresi dalla sua apparizione improvvisa.
"Oh, Sebastian – disse uno di loro, visibilmente imbarazzato – Sì, è quello che si dice. Ma sai, sono solo voci... non sappiamo se sia davvero confermato"

"Capisco – rispose, cercando di mascherare il turbamento – È solo che mi sorprende sentire una cosa del genere. Non ne sapevo nulla"

"Sai com'è, la gente parla. Ma comunque, Ciel sembra essere molto concentrato sul lavoro, quindi forse non c'è nulla di cui preoccuparsi"

Sebastian annuì, ringraziando i tecnici per le informazioni, e si allontanò lentamente, cercando di processare quello che aveva appena sentito.

Camminando verso il suo camerino, si sentì sopraffatto da un vortice di emozioni. La gelosia, l'ansia, e soprattutto, la sensazione di essere stato tradito in qualche modo.
Non poteva fare a meno di pensare alle parole di Claude, alle sue intenzioni di manipolare Ciel per i propri scopi. Ma ciò che lo feriva di più era l'idea che avesse potuto prendere una decisione così importante senza consultarlo, senza nemmeno accennargli nulla.
Doveva scoprire la verità, e doveva farlo al più presto.

Si diresse verso il camerino dell'oggetto dei suoi pensieri con il cuore in tumulto.
Arrivato davanti alla porta del camerino, Sebastian bussò una volta, ma non aspettò una risposta prima di entrare.
Spinse la porta con decisione, trovando Ciel seduto davanti allo specchio, intento a rimuovere il trucco. Il giovane alzò lo sguardo, sorpreso dall'irruenza di Sebastian.

"Sebastian? – esordì Ciel, vedendo l'espressione tesa sul volto dell'altro – abbi almeno la decenza di aspettare che ti faccia entrare"
Il corvino si chiuse la porta alle spalle con un colpo secco, il suo sguardo era carico di una tensione che non riusciva a nascondere.
"Parli a me di decenza? – ringhiò – ti prego, dimmi subito che la tua collaborazione con Claude è uno scherzo"

Ciel si irrigidì, la domanda lo colse alla sprovvista.
Non si aspettava che Sebastian lo scoprisse così presto, e di certo non in quel modo. Ma ora non c'era più spazio per bugie o mezze verità.
"No, non è uno scherzo – ammise con un tono freddo, abbassando lo sguardo – ho accettato l'offerta di Claude"

La mano di Sebastian si strinse a pugno, e il dolore si fece strada attraverso ogni fibra del suo essere.
"Perché, Ciel? – il tono di voce di Sebastian iniziò a vacillare – Perché non me ne hai parlato? Perché l'hai fatto senza nemmeno consultarmi? Cosa significa tutto questo?"
Ciel si alzò lentamente dalla sedia, cercando di mantenere la calma, anche se dentro di sé sentiva un turbine di emozioni contrastanti.
"Significa che ho preso una decisione per la mia carriera – rispose con una freddezza forzata – Non devo chiedere il permesso a nessuno, tantomeno a te"

"Non è una questione di permesso! – esplose Sebastian, incapace di trattenere la rabbia che stava crescendo dentro di lui – È una questione di fiducia! Che cazzo sta succedendo, Ciel? Perché stai facendo questo? Perché non me l'hai detto!?"

"Non capisci – sbottò con un tono duro – ho bisogno di costruire qualcosa per me stesso. Sono stanco di essere all'ombra di qualcuno, di sentirmi una pedina. E tu... tu non hai fatto altro che alimentare quei dubbi. Mi hai lasciato senza una parola quando sei andato a Hollywood, hai continuato a giocare con le voci, con Hannah... come pensi che dovrei sentirmi?"

Sebastian fece un passo avanti, il suo sguardo era ora carico di dolore misto a disperazione. "Non è così, Ciel! – ribatté, con la voce che si incrinava leggermente – e poi che cazzo c'entra Hannah?"
"Non prendermi per il culo, Sebastian! – sibilò fermo facendo brillare una scintilla di gelosia nei suoi occhi – ti ho visto con lei, sembrava che tra me e te non ci fosse mai stato nulla, dannazione davanti a me"
"Va bene, va bene – balbettò veloce sentendo un nodo formarsi alla gola – H – ho fatto degli errori, sì, ma l'idea di perderti... di perderti per Claude... non posso accettarlo."

Ciel serrò i pugni, cercando di mantenere il controllo sulle emozioni che minacciavano di travolgerlo.
"E cosa dovrei fare? – chiese con un tono quasi disperato – Accettare tutto questo, fingere che vada tutto bene mentre mi sento soffocare sempre di più? Non posso farlo. Non posso più continuare così"

"Ciel, ti prego..." la voce di Sebastian si fece più bassa, più supplichevole.
"Possiamo sistemare le cose, possiamo ... possiamo parlarne"

Ciel scosse la testa, sentendo il cuore spezzarsi dentro di sé mentre pronunciava le parole che sapeva avrebbero cambiato tutto.
"Non c'è niente da sistemare, Sebastian – rispose incrociando le braccia al petto, ormai incapace di guardarlo negli occhi – questa... questa storia tra noi sta solo facendo male. Non possiamo andare avanti così. Forse è meglio... chiuderla qui."

Il silenzio nel camerino era denso e opprimente, quasi tangibile, mentre le parole che Sebastian aveva appena sentito rimbombavano nella sua mente come un martello.

Ciel, con le mani che tremavano leggermente, sentiva il peso della sua decisione schiacciarlo, ma sapeva che doveva farlo.
Doveva chiudere quel capitolo per proteggersi, per non essere più ferito.

Ma prima che potesse dire una parola in più, Sebastian fece un passo avanti, la sua voce spezzata da un'emozione che non riusciva più a trattenere.
"Ciel – sussurrò, la disperazione che trapelava dalle sue parole – N ... Non farlo, ti prego"

Ciel si irrigidì, cercando di mantenere la sua risolutezza.

"Non c'è altra scelta – disse con un tono che cercava di essere fermo, ma che tradiva la sofferenza che stava cercando di nascondere – questa storia sta solo facendo male, a me e a te. È meglio che finisca qui, prima che ci distrugga entrambi"

Sebastian si avvicinò ancora di più, chinano il volto a pochi centimetri da quello della persona che stava per perdere. I suoi occhi erano pieni di un dolore che faceva fatica a trattenere, la voce si spezzava mentre parlava
"Tu ... tu mi stai distruggendo già così"

Ciel lo guardò, sentendo il cuore battere furiosamente nel petto, colpito dalla sincerità disperata di quelle parole: Sebastian non aveva mai mostrato una vulnerabilità così cruda, così viscerale.
Il suo cuore sembrava esplodere sotto il peso di quelle parole.
Lo guardò negli occhi e lo osservò respirare in maniera irregolare

"So di averti ferito, di averti deluso, ma non sono mai stato così legato a nessuno, e ... e l'idea che tu possa andartene – si fermò cercando di raccogliere il fiato – non so come farei"

Ciel si sentiva come se stesse per crollare, con il cuore che si spezzava in mille pezzi. Quelle parole, così cariche di significato, così piene di verità, lo colpirono nel profondo. Sebastian non aveva mai mostrato una vulnerabilità così cruda, così viscerale.

"Sebastian ... - la sua voce spezzata, con le lacrime che aveva trattenuto che bruciavano negli occhi – non puoi dirmelo adesso"
Sebastian lo guardò, deluso di una risposta totalmente diversa da quella che si aspettava
"Perché?"
Ciel scosse la testa, chiudendo gli occhi per cercare di trovare un minimo di controllo, ma le parole di Sebastian continuavano a risuonare nella sua mente, e con esse il dolore, il tormento di mesi di dubbi, di gelosie, di tradimenti non detti.
"Non facciamo finta che tutto questo possa essere sistemato con le tue solite parole. Hai fatto le tue scelte e io devo essere libero di fare le mie"

Le mani di Sebastian tremarono
"Non è così semplice"
"E tu credi che per me lo sia?!"
"Ti prego, ascoltami! – gridò alla fine – non si tratta di scelte, tu sei libero di scegliere quello che vuoi, ma ... si tratta di noi"
"Non farmi ridere – ribatté Ciel, con la voce intrisa di amarezza – e tu sei addirittura convinto che con la fama che hai, potresti mai trascorrere il resto dei tuoi giorni con uno come me?! Io sono solo una parte accessoria della tua vita. E ora? Quando ho finalmente deciso di prendere una decisione per me stesso, vieni qui a parlarmi di 'noi'? E quando c'è mai stato un 'noi'? Dimmelo Sebastian!"

Sebastian serrò i pugni, cercando di mantenere la calma, ma la disperazione lo stava divorando.
"Non capisci, vero?"
"Che cosa dovrei capire?"
Sebastian lentamente alzò lo sguardo, chino fino a quel momento in cui decise di non mentire più a sé stesso
"Che ti amo, Ciel – sibilò fermo, gli occhi lucidi che fissarono i cobalto del più piccolo, quel ragazzo che gli aveva fatto perdere il senno – mi sono innamorato di te"

Ciel sgranò gli occhi per un istante, come se quelle parole fossero state una pugnalata. Le lacrime che aveva cercato disperatamente di trattenere iniziarono a formarsi nei suoi occhi, ma si rifiutava di lasciarle scendere.
"Non osare – disse con un filo di voce – non osare dirmi che mi ami ora, quando è troppo tardi"
Sebastian lo guardò con il cuore che si spezzava a ogni parola che usciva dalla bocca di Ciel.
"Se non fosse così non mi troveresti in queste condizioni"

Ciel scosse la testa, serrando i pugni, il dolore e la rabbia che si fondevano insieme.
"È troppo tardi, Sebastian"

Sebastian si irrigidì, sentendo il mondo crollargli addosso.
"Ciel, ti prego..." La sua voce si spezzò completamente, ora non più un grido di rabbia, ma una supplica disperata. Ma Ciel non si mosse.

"BASTA!" disse Ciel, la voce più ferma ora, anche se dentro si sentiva frantumarsi in mille pezzi.
"Ogni parola che dici, ogni promessa che fai, non cambia quello che è successo. Non posso sopportare un altro giorno così, a chiedermi se un tuo gesto sia sincero o solo un modo per tenermi legato a te. Non posso continuare a soffrire in questo modo"
"Ma ti ho detto che non è così"

"Sì, certo, magari domani lo sarà"

https://www.youtube.com/watch?v=D66_NiTJSTc

Sebastian abbassò lo sguardo, sentendo quelle parole come una condanna definitiva. Il dolore era troppo grande, troppo profondo, e sapeva che non c'era nulla che potesse dire per cambiare la mente di Ciel.
Ogni parola sarebbe stata inutile.

Quando il giovane si assicurò che Sebastian non avesse più altro da dire, si avviò verso l'uscita.
Prima di chiudere la porta lo guardò un'ultima volta, ma la figura del corvino sembrò non muoversi da quella posizione, come gelato.

"Non posso dirti addio – continuò tra i singhiozzi – ma cerchiamo di mantenerci ancora professionali ... dopo le riprese, ti prometto ... che sarà come se non fossi mai esistito"

Il suono della porta del camerino riecheggiò nella stanza vuota come un colpo sordo.
Sebastian rimase ancora lì, i pugni serrati, gli occhi fissi sul pavimento, perdendo totalmente la connessione con la realtà.

Si lasciò cadere su una sedia. Si passò una mano tra i capelli, sentendo la disperazione afferrarlo alla gola.
Aveva detto a Ciel quelle parole che per così tanto tempo aveva trattenuto, quelle parole che avrebbero dovuto sistemare tutto.
Eppure, non era servito a nulla, anche se sapeva che quelle parole erano arrivate troppo tardi.

Il mondo di Sebastian si era frantumato in un milione di pezzi, e ora, mentre rimaneva lì, solo e in preda alla disperazione, realizzò che aveva perso la persona che amava più di qualsiasi altra cosa.

E il dolore di quella perdita, di quel tradimento, lo travolse completamente, lasciandolo in un abisso di oscurità e solitudine da cui non sapeva come uscire.
Il mondo intorno a lui sembrava essersi fermato, come se tutto avesse perso significato. Le sue mani tremavano mentre le portava al viso, coprendosi gli occhi nel tentativo di fermare le lacrime, che minacciavano ardentemente di scendere.

Non riusciva a credere che fosse tutto finito. Non poteva accettare l'idea che Ciel se ne fosse andato, che lo avesse lasciato solo, proprio quando aveva finalmente trovato il coraggio di ammettere ciò che provava.
Si sentiva svuotato, devastato, e l'unica cosa che riusciva a fare era chiedersi cosa fosse andato storto.
Come aveva fatto a perdere tutto così velocemente?

Con un ultimo sforzo, Sebastian si sollevò da terra, cercando di raccogliere i pezzi di sé che erano rimasti.
Sapeva che doveva fare qualcosa, ma non sapeva cosa.
Si diresse verso la porta del camerino. Non poteva lasciarlo andare senza provare a fermarlo, senza cercare di spiegare, di trovare un modo per aggiustare ciò che sembrava irrimediabilmente rotto.

Ma quando Sebastian uscì dal camerino e iniziò a cercare Ciel, capì che il giovane era già andato via.
Il set era deserto, e la notte si stava facendo sempre più fredda e buia. Sebastian si fermò, sentendo il gelo della realtà che si faceva strada nel suo cuore.

Era davvero andato, e lui non sapeva se avrebbe mai potuto riaverlo indietro. Avrebbe voluto raggiungerlo nella camera dell'Hotel, ma probabilmente avrebbe peggiorato la situazione.

Tornò allora nella sua camera d'albergo. Chiuse la porta dietro di sé con un colpo secco, e la chiave cadde dalle sue mani, tintinnando a terra. Non si preoccupò di raccoglierla.
Si appoggiò con la schiena contro la porta, lasciando che il corpo scivolasse lentamente fino a sedersi sul pavimento.
Il suo respiro era affannoso, il petto che si sollevava e si abbassava in modo irregolare mentre cercava di contenere le emozioni che lo stavano travolgendo.

Ma era inutile.
La marea di dolore che lo aveva avvolto fin dall'addio di Ciel era troppo forte. Non c'era modo di sfuggirla, non c'era modo di reprimerla.
E così, lasciò che lo travolgesse completamente.

Si passò una mano tra i capelli, li strinse con forza, mentre una serie di singhiozzi profondi e angosciati iniziava a scuoterlo.
Era una reazione istintiva, un tentativo disperato di esternare quel dolore che lo stava consumando dall'interno.

Ma non bastava. Non sarebbe mai bastato.

Con un grido soffocato, si alzò di scatto, spingendo via la sedia che si trovava vicino a lui

Era andato via senza spiegazioni, lasciando Ciel da solo a gestire i suoi dubbi, le sue insicurezze.
Aveva ignorato i segnali di malessere, preferendo concentrarsi su sé stesso, sulla sua carriera, sulle sue ambizioni.

Ogni volta che Ciel aveva cercato di avvicinarsi, Sebastian lo aveva tenuto a distanza, pensando che ci sarebbe stato sempre tempo per spiegare, per sistemare tutto.

Ma il tempo era finito, e ora la porta si era chiusa.

Colpì con il pugno il tavolo di legno, sentendo il dolore esplodere attraverso le nocche.

"Fanculo!"

Si aggirò per la stanza, come un animale ferito in cerca di un rifugio che non esisteva. Ogni oggetto, ogni dettaglio della camera gli ricordava Ciel, ogni angolo sembrava urlare la sua assenza.

Non riusciva a sfuggire, non c'era un posto dove poteva nascondersi dal dolore che lo tormentava.

Dopo un momento che sembrava un'eternità, Sebastian si fermò davanti a un piccolo mobile su cui erano posati alcuni ricordi, tra cui una foto che li ritraeva insieme agli altri membri del cast durante un momento felice.

La foto era l'immagine di un tempo che sembrava ormai lontano, irraggiungibile.
Con un gesto disperato, Sebastian lanciò la foto contro il muro, sentendo il vetro frantumarsi con un suono acuto che riempì l'aria. Ma nemmeno quello bastò a placare il dolore.

La mente iniziò a ripercorrere ogni singolo momento con Ciel. Ogni litigio, ogni incomprensione, ogni volta che aveva scelto di allontanarsi o di non dare a Ciel la spiegazione che meritava.
Eppure, tutto quello che Sebastian vedeva nella sua mente ora era il volto di Ciel, pieno di dolore e risentimento. Un volto che lui stesso aveva contribuito a creare.

Si lasciò cadere a terra, circondato dai frammenti di vetro, e si rannicchiò su sé stesso, stringendo le dita tra i capelli, le ginocchia alzate e i gomiti poggiati su esse.

Si rese conto che nulla sarebbe stato più come prima.

Come era caduto in basso.

*///*

Ciel camminò a lungo quella notte, lasciando che la fredda aria notturna di Londra gli schiarisse la mente e raffreddasse le emozioni che lo avevano sopraffatto nel camerino.

Le strade erano quasi deserte, le luci della città si riflettevano sulle strade bagnate di pioggia.

Aveva preso una decisione difficile, forse la più difficile della sua vita. Aveva scelto di chiudere quella relazione ambigua che aveva avuto con Sebastian, una relazione che lo aveva consumato dall'interno, lasciandolo vuoto e confuso.
Aveva cercato di convincersi che fosse la cosa giusta da fare, che andarsene fosse l'unico modo per proteggersi, ma il dolore che provava ora, mentre camminava da solo nella notte, metteva in dubbio ogni sua certezza.

Le parole di Sebastian continuavano a riecheggiare nella sua mente, quelle tre parole che mai si sarebbe aspettato di sentire, davanti alle quali avrebbe voluto reagire diversamente.
Aveva sempre sperato che Sebastian si aprisse in quel modo, ma ora era diverso.
Ormai era convinto che avrebbe dovuto farcela da solo.

Arrivò infine all'hotel dove alloggiava.

Si sentiva esausto, svuotato, come se tutta la forza fosse stata risucchiata via. Ma sapeva che non poteva restare lì per sempre.

Quando finalmente entrò nella sua camera, l'oscurità e il silenzio lo accolsero come una coperta pesante.
Ciel si lasciò cadere sul letto, lo sguardo fisso sul soffitto, mentre cercava di non pensare, di non sentire. Ma era impossibile. Ogni pensiero tornava a Sebastian, alla loro ultima conversazione, al dolore che aveva visto nei suoi occhi.

Chiuse gli occhi, sperando che il sonno potesse portare sollievo, ma tutto ciò che ottenne fu un senso di vuoto ancora più profondo. La consapevolezza di ciò che aveva fatto, di ciò che aveva perso, lo tormentava.
E mentre giaceva lì, solo nella sua stanza, Ciel si rese conto che nonostante tutto il dolore, nonostante tutte le sue decisioni, la ferita nel suo cuore non si sarebbe rimarginata facilmente.

Le lacrime scesero silenziose, e il suo corpo tremò leggermente, ma non fece nulla per fermarle. Sapeva che il cammino che aveva scelto sarebbe stato difficile, e ora doveva affrontare le conseguenze di quella scelta. Ma, nonostante tutto, sapeva che non poteva tornare indietro.
In quel momento, il giovane attore comprese che il prezzo della libertà, della ricerca di sé stesso, poteva essere più alto di quanto avesse mai immaginato.

Rimase disteso sul letto della sua camera d'hotel, con la mente tormentata dai pensieri e dalle emozioni che non riusciva a controllare.
Il buio della stanza sembrava rispecchiare perfettamente il vuoto che sentiva dentro, e ogni respiro era un ricordo doloroso dell'ultima conversazione con Sebastian. Era rimasto così, immobile, per quella che sembrava un'eternità, incapace di trovare sollievo o pace.

All'improvviso, un rumore leggero si fece sentire alla porta, seguito da un bussare insistente. Ciel si raddrizzò leggermente, asciugandosi frettolosamente le lacrime, ma non fece in tempo a rispondere prima che la porta si aprisse. Alois entrò nella stanza, il suo volto solitamente giocoso ora segnato da un'espressione di sincera preoccupazione.

"Ciel? – chiese con un tono incredulo, chiudendo la porta dietro di sé – cosa ci fai qui da solo? Ho visto la luce accesa e sono voluto passare, ma... non mi aspettavo di trovarti così"

Ciel abbassò lo sguardo, incapace di sostenere gli occhi di Alois, e non rispose subito. Quest'ultimo si avvicinò al letto e si sedette accanto a lui, osservandolo attentamente.
"Ciel, cosa è successo?" chiese con voce più dolce, percependo il dolore che il suo amico stava cercando di nascondere.

A quelle parole, Ciel sentì che la diga che aveva costruito per trattenere le sue emozioni stava per crollare. Tutto il dolore, la rabbia, la confusione che aveva cercato di reprimere si fece strada, e prima che potesse fermarsi, cominciò a parlare, aprendosi per la prima volta con un amico.

Kizu Darake No EternityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora