Caro diario, sono tornata da poco a casa. Oggi la giornata è stata uno schifo ma allo stesso tempo bellissima. Ora ti spiego.
Dopo scuola Francesca, Annalisa e Roberta mi hanno chiesto se potevo spiegargli le equazioni. Siamo andate al takeaway. Le mie compagne hanno ordinato un pezzo di pizza margherita, io invece sono rimasta digiuna, perché non c'erano cibi che non facessero ingrassare. Hanno preso posto intorno ad un tavolo con delle sedie così alte che le gambe non toccavano terra. Il cameriere ha portato una bottiglia d'acqua frizzante, che ci siamo divisi, e mi sono accontentata di quella. Una volta bevuto il mio stomaco ha continuato a brontolare, ma l'ho ignorato. Poi abbiamo preso l'autobus per andare in biblioteca, che si trova dall'altra parte della città.
Ci hanno messo una vita per capire come risolvere un'equazione, evidentemente non sono portate per la matematica, o forse sono io che come insegnante non valgo un granché.
- Dovete portare la x a sinistra e i termini noti a destra- continuavo a ripetere.
Dopo tanti sforzi, confusione ed errori hanno capito come svolgerle.
La lezione è stata interrotta da Francesca, che è scoppiata in un pianto dirotto.
- Cosa succede? – ha chiesto Annalisa.
- Davide...
- Ti ha tradita di nuovo?- ha domandato senza giri di parole.
- Non ce la faccio più... non posso andare avanti così. E' sempre in giro con i suoi amici e oggi mi ha dato buca.
- Scusa, ma perché ci stai insieme?- ha insistito Annalisa.
- Shh, lei lo ama- ha replicato Roberta, e ha abbracciato l'amica.
Ho aperto lo zaino estraendo un fazzoletto, e glielo ho dato. Francesca d'impulso mi ha attratta verso di lei e ha detto:
- Voi si che siete dei veri amici. Non so come ringraziarvi. Ora però voglio stare da sola.
- Ma che dici? Ti devi distrarre, andiamo a divertirci! – ha urlato Roberta.
- Infatti, fanculo quel coglione - (Annalisa è sempre la solita grezza)
- Stasera tutti al Seven Up, c'è la festa di addio all'estate.
- Quando andiamo? – ho chiesto, pensando di essere stata invitata.
Le ragazze si sono guardate tra loro e non hanno risposto. Ho capito di essere stata esclusa anche questa volta, mi avevano chiesto di uscire con loro solo per farsi aiutare in matematica, ma presto se ne sarebbero andate e sarei rimasta sola.
- Noi andiamo, allora ci si vede Valentina
- Ciao ragazze.
Mi sono trovata da sola a fissare gli scaffali. Ho iniziato a girare tra i vari settori, alla ricerca di un libro da leggere per ingannare il tempo. Così, tornata a casa, avrei detto a mamma che ero uscita con le mie compagne. Non volevo che anche lei iniziasse la stessa storia della psicologa e della professoressa Villa. Mi sono fermata davanti al reparto classici e ho preso il primo libro che mi è capitato, Cime Tempestose.
Sono tornata al tavolo e ho iniziato a sfogliarlo, le pagine erano gialle, probabilmente un'edizione economica. Mi sono immersa nella lettura, seguendo le vicende di Heathcliff e Catherine.
A un certo punto ho sentito una mano toccarmi la spalla e mi sono scossa. Mi dovevo essere addormentata, perché la bibliotecaria mi ha detto:
- Stiamo per chiudere, torna lunedì.
Ho guardato l'orologio: erano le 20:30. Sono uscita alla svelta e mi sono diretta alla fermata dell'autobus. Per poco non avevo perso l'ultimo, passava alle 21:00. Mi toccava aspettare mezz'ora sotto la pioggia, infatti mentre dormivo era scoppiato un acquazzone. Per distrarmi ho iniziato a pensare al libro che stavo leggendo, ero uscita talmente in fretta per non perdere l'autobus che avevo dimenticato di chiedere alla bibliotecaria se lo potevo prendere in prestito.
Mentre riflettevo ho sentito un clacson. Mi sono voltata e ho visto Manuel, nella sua Cinquecento. Mi ha fatto segno di avvicinarmi.
- Hey bella, aspetti qualcuno?
Sono arrossita. Era l'ultima persona che mi aspettavo di vedere. Ho fissato per un attimo i suoi profondi occhi neri e gli ho risposto:
- Io... sto aspettando l'autobus.
Nel frattempo le macchine dietro hanno iniziato a suonare, allora mi ha indicato lo sportello.
- Sali.
Non poteva essere vero. Forse mi avrebbe portata fuori da qualche parte a mangiare. Ma erano solo illusioni.
- Ti accompagno a casa, sta piovendo a dirotto.
Gli ho detto dove abito e ci siamo avviati. Ha acceso la musica e subito sono partiti i Black Sabbath. Mi sono fatta coraggio e ho attaccato discorso.
- Ti piace questo gruppo? Io lo adoro.
- No, il cd è di una mia amica.
Mi sono chiesta se l' "amica", fosse la bionda dell'altra volta. Ma ovviamente sono rimasta in silenzio. Volevo dire qualcosa ma la mia timidezza mi bloccava. Manuel si è acceso una sigaretta e il fumo ha invaso l'auto, non potevo neanche aprire i finestrini altrimenti sarebbe entrata la pioggia. Mentre cercavo di non vomitare siamo arrivati a destinazione, e Manuel ha parcheggiato nella traversa in cui abito.
- Grazie mille per il passaggio
- Figurati, è stato un piacere. Alla prossima.
Il cuore mi batteva a mille mentre salivo le scale verso casa. Ero stata in macchina con lui, mi aveva dato uno strappo a casa. Non ci potevo credere.
Caro diario, una parte di me è dispiaciuta per il comportamento dei miei compagni, ma l'altra è euforica. Non riesco a smettere di pensare a lui, a cosa avrei potuto dire in quei pochi minuti. Forse ho sbagliato a rimanere in silenzio, dovevo parlare di più, dire qualcosa di interessante, o almeno trovare un pretesto per chiedergli il numero. Ma ancora una volta la mia timidezza mi ha sopraffatta e ho sprecato un'occasione preziosa. Ora vado ad asciugarmi i capelli, sennò mi prenderò un brutto raffreddore.
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As if I am not here
Teen FictionQuesta storia non incoraggia nessun comportamento dannoso o autolesionista, è solo il racconto della mia vita. Indirizzata ad un pubblico maturo. Vengono affrontati temi come il bullismo, l'autolesionismo, le problematiche familiari e adolescenziali...