Capitolo tredici - Luna park

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Il vento tra i capelli, il profumo di Daniel, il mio petto contro la sua schiena, mi fecero dimenticare ogni cosa.

La litigata.

Luke.

Gli anni passati senza di lui.

Mi sentivo nel mio posto sicuro proprio come lo era stato quando eravamo ragazzini. Non sapevo spiegarmelo ma Daniel era rientrato nella mia vita e in un solo istante aveva ripreso il suo posto.
Anche se non andavamo più d'accordo. Anche se non avevamo ancora parlato.

Io appartenevo a lui, era sempre stato così.

Volevo che quel momento non finisse mai. Volevo stare sulla sua moto, stretta a lui per sempre. Daniel mi ricordava quei momenti prima della morte della mamma, le cene che preparava in casa, i dolci che ci faceva cucinare. Il nastrino che ci aveva dato.

Ecco, eravamo legati per sempre e ancora non volevamo ammetterlo.

«Siamo arrivati, credo.»
Ad un certo punto la moto si fermò e così anche quella davanti a noi, quella di Ned con Felice.

C'era una grossa scritta luminosa "Luna Park" e il profumo di zucchero filato si confuse con quello di Daniel.

Sospirai.

«Mi sa di si.» gli porsi il casco e poi scesi dalla moto, mi avvicinai alla mia amica. Volevo stare con Daniel ma c'era una parte di me che rifiutava ancora l'idea.

Forse quella serata ci avrebbe avvicinati oppure allontanati ancora di più.

Prendemmo i biglietti e per un po' ci dividemmo.

I ragazzi si diressero verso le bancarelle dei dolci mentre noi ci avvicinammo alla ruota panoramica.

«Spero tu non sia arrabbiata con me.» ad un certo punto Felice mi prese la mano. Alzai lo sguardo verso di lei e scossi la testa. No, non lo ero.
Ero così contenta per lei che in quel momento di me non mi importava nulla.

«Non lo sono Felice stai tranquilla, certo fare quest'uscita a quattro è stato un colpo grosso ma con Daniel me la so cavare.» sorrisi dandole un bacio sulla guancia.

«Vieni qui.» Felice mi attirò in un abbraccio tanto stretto quanto caloroso e io mi sciolsi dentro.

Adoravo le mie amiche, le consideravo parte della mia famiglia. Avrei gioito sempre per loro e pianto con loro, era una promessa.

«Ragazze!» Ned ci chiamò e dietro di noi spuntarono i due con quattro zucchero filati in mano. Eravamo contentissime.

«Oddio oddio!» Felice si sciolse dall'abbraccio e presa dall'emozione afferrò il suo.

Io mi avvicinai a Daniel.

«Grazie.»

«Ti ho preso quello alla vaniglia perché da quel che ricordo alla fragola non ti piace.» quelle parole mi provocarono un senso di eccitazione. Forse ero contenta quasi quanto Felice ma provai a non darlo a vedere.

«Ricordi bene, e ricordi anche questo?» ad una certa gli rubai un pezzettino del suo. Come facevo sempre.
E puntualmente gli sporcavo il naso.
E puntualmente lui lo afferrava con i denti pizzicandomi le dita.

«Aio!» mi uscì un urletto stridulo ma lui rise soltanto, se lo ricordava. Ricordava tutto e anch'io.

E allora com'è che ci eravamo persi? Non me lo sapevo ancora spiegare.

«Penso che i ragazzi vogliano andare sulla ruota, ci andiamo anche noi?» mi disse ad un certo punto.

Guardai Ned e Felice e poi di nuovo Daniel. Cosa poteva capitare di tanto strano su una ruota panoramica?

HEARTS - Quel filo che ci unisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora