Capitolo sei - commozione celebrale

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Quando vidi Daniel colpire il viso di Luke,  con un sobbalzo mi alzai. Non potevo crederci di star assistendo davvero ad una scena del genere.

Non vedevo Daniel da anni e la prima azione era stata quella di colpire un mio amico.

Luke provò ad alzarsi per ricambiare il colpo di Daniel ma io cercai di fermarlo.

Non avevamo rischiato su una moto, perché dovevamo ucciderci picchiandoci?

«No Luke! Fermo, dai andiamo via.»

Lo supplicai stringendogli la mano, non volevo che si facessero male e soprattutto volevo andare via da quel posto all'istante. Tutti ci stavano guardando.

Tutti avevano visto la scena.

Comprese Ruby e Emily.

Bel modo per cominciare il mio anno.

Non appena mi alzai assieme a Luke, mi accorsi che Daniel era già sparito. Pensai che forse fosse la cosa migliore.

Non ci vedevamo da anni, e le probabilità di incontrarci in quel modo erano ridotte al cinque per cento forse, o all'uno. Eppure eccoci qui.

Io con Luke Hamilton e lui dall'altra parte.

Deglutii al solo pensiero.

Portai Luke in un posto più sicuro, anzi in una specie di infermeria che avevano adibito per la gara.

La verità era che non pareva affatto un'infermeria.

Era una semplice auto su cui era appoggiato qualche kit di pronto soccorso, il minimo indispensabile.

Vidi che dal naso di Luke continuava a sgorgare sangue.

Presi l'ovatta all'interno della cassetta e gliela poggiai sulle narici.

«Aspetta, dobbiamo bloccarlo prima. Non respirare col naso che sarà molto peggio.»

«Grazie Sophia. Non eri obbligata.» disse Luke poggiando la sua mano sulla mia che nel frattempo tamponava la ferita.

«Beh si dal momento che mi hai convinta a fare la groupie no? Non è questo che fanno? Supportano il loro motociclista?» risi, volevo alleviare un po' la tensione, sapevo che Luke si sentisse in colpa ma non doveva. Io non mi ero fatta niente, anzi mi ero anche divertita in fin dei conti.

«Non farmi ridere, mi fa male il naso e penso di avere una commozione celebrale»

«Oh beh quella anch'io»

«Ma quindi posso considerarlo un appuntamento questo? Forse l'ultimo visto che si è concluso con un naso rotto»

Alzai lo sguardo verso di lui e scossi la testa alle sue parole. Non riuscivo a capire cosa avesse intenzione di fare, sembrava dolce e carino eppure aveva appena corso una gara clandestina e aveva un naso rotto. Poco prima della gara almeno cinque ragazze gli erano corse dietro, per non parlare di Ruby.

Eppure ora lui voleva passare del tempo con me, una perfetta sconosciuta.

«Io direi che ora dovresti pensare a guarire quel naso, sai potresti diventare brutto. Poi penseremo al resto.» sorrisi, nel frattempo mi sedetti anche io sul cruscotto della macchina, al suo fianco.

«Quindi mi stai dicendo che sono bello?»

«Forse, lo eri prima, cioè decente.»

Arrossii, che diamine stavo dicendo? E in tutto questo, dove era finito Daniel?

Quel pensiero sembrò prendere forma alla domanda di Luke.

«Daniel Miller sembrava conoscerti. Non avevi detto che non conoscevi nessuno? Cosa siete? Ex?»

Ad un certo punto quasi non mi strozzai.

Ex? Io e Daniel? Mai stati. Forse non sapevo nemmeno se definirci conoscenti.

«Assolutamente no, onestamente non credevo di poter rivedere Daniel Miller in tutta la mia vita. Eravamo uhm amici quando eravamo ragazzini. Niente di che.»

alla fine era la pura e semplice verità, Daniel aveva esagerato a picchiare Luke, così di punto in bianco.

Forse ero io ad avere tutto il diritto di dargli un pugno in faccia.

«A lui non sembrava niente di che. Mi ha dato un pugno in faccia! Però posso dire? Per la prima volta in questi due anni, non mi interessa di aver perso quella stupida gara.» Luke scosse il capo indicando un punto indefinito al largo della distilleria: era la pista su cui avevano corso poco prima.

«Ma dai, non hai perso, sei arrivato secondo. Non ne capisco molto ma mi sembra un buon punteggio.»

«Io sono sempre secondo e Daniel sempre primo. Sembra essere scritto in chissà dove.»

Sospirai alle parole di Luke, sembrava amareggiato ma io non riuscivo a capirlo. Non lo conoscevo abbastanza, non conoscevo più nemmeno Daniel.

Però una cosa mi era sembrata familiare. Ovunque andasse Daniel si prendeva tutto, di tutti, senza neanche accorgersene.

«Penso che sia arrivata l'ora di andare a casa. Devo cercare Emily. Domani spero di svegliarmi presto per la lezione.» Gli dissi alzandomi dal posto su cui eravamo entrambi seduti.

«Vi accompagno, se vuoi.»

«No, non preoccuparti, avevamo già chiamato il taxi. Devo solo recuperare la mia amica in chissà dove. Al massimo ci vediamo domani a lezione no?»

Gli sorrisi, questa volta fui io a stampargli un bacio sulla guancia.

«Rimettiti mi raccomando»

Luke annuii alle mie parole ma io non feci in tempo ad osservare la sua espressione che in pochi attimi entrambi svanimmo nel buio della distilleria.

Ci misi un po' a trovare Emily, e solo quando mi stavo abbandonando all'idea che forse sarebbe stato meglio accettare il passaggio da Luke, la vidi pomiciare con un ragazzo in una delle auto parcheggiate.

«Emily! Dobbiamo andare!» la chiamai sperando con tutta me stessa che mi sentisse. Fortunatamente non ci mise molto a raggiungermi, e quando lo fece mi avvolse un braccio attorno alle spalle.

«Oh Sophia! Che serata!»

Scoppiò a ridere e con lei lo feci anch'io.

«A chi lo dici. Ma chi era quello?» le chiesi accigliandomi e indicando il ragazzo che stava baciando qualche secondo prima.

«E io che ne so! Tu piuttosto... ma cosa diamine hai combinato?» l'espressione di Emily mi fece ridere ancora. La verità è che non lo sapevo neanche io cosa fosse successo. Però nonostante fosse stata la serata più strana della mia vita, mi ero divertita e molto anche.

«Emily, ho una commozione celebrare e sono devastata, te lo posso raccontare domani?»

E così fu. Rimanemmo in silenzio per tutto il viaggio e non perché non avessimo nulla da dire, semplicemente non avevamo bisogno di farlo.

Emily dormiva beatamente sulla mia spalla e io ero cascata nei miei pensieri.

Non facevo altro che pensare a Luke e poi anche a Daniel. E poi ad entrambi. Il mio cervello stava scoppiando. Forse sarebbe stato meglio dormirci su, il giorno dopo sarebbe stato più difficile del previsto.

HEARTS - Quel filo che ci unisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora