«Non ci credo che tu non ci sia mai stata.»
Luke mi aveva portato sull'Empire State Bilding, anche se vivevo a New York da anni ormai, quelli non erano posti che frequentavo spesso.
Con mio padre abitavo in un piccolo appartamento a Brooklyn e difficilmente frequentavamo zone di alto livello. New York era grande, ma soprattutto troppo costosa per una famiglia dell'Ohiao come noi.
«Giuro, è la prima volta che ci vengo»
«Allora devo ritenermi fortunato, sono il primo a portarti qui.»
Luke era gentile, dolce, sembrava ci tenesse davvero a me. Ci conoscevamo da pochissimo, anzi Luke non mi conosceva affatto eppure per qualche strana ragione insisteva nel voler sapere chi fossi. La verità è che probabilmente avrebbe scoperto presto quanto appartenessimo a due mondi diversi, nonostante fossimo simili.
«Da qui si vede tutta New York.»
Mi prese la mano e mi portò verso il bordo del terrazzo dell'Empire, il suo punto più alto.
«Quella è la Columbia!» sorrisi indicando un edificio anche fin troppo lontano dal punto in cui eravamo.
«Allora... per me è la prima volta sull'Empire ma scommetto che per te non lo sia. Insomma le porti tutte qui e le ammali col tuo fascino?»
gli dissi voltandomi dandogli un piccolo pugnetto sul braccio.«Mi trovi affascinante?»
«No, era per dire, idiota»
scossi il capo arrossendo leggermente. Un po' mi sentivo in colpa. Mi ero lasciata con Tony solo da qualche settimana eppure ora ero lì sull'Empire con un altro ragazzo e per di più infondo lo trovavo affascinante.La sua carnagione bronzea creava contrasto con i suoi capelli biondi e gli occhi verdi spicchiavano di più sul suo volto. Lo trovavo particolare.
Luke Hamilton poteva avere qualsiasi ragazza ai suoi piedi eppure aveva scelto di passare la sua giornata con me. Cosa doveva significare? Ma soprattutto io lo volevo veramente?
«Dimmi qualcosa di te che io non sappia già»
gli chiesi sedendomi sul muretto e attendendo che anche lui lo facesse accanto a me.«E cosa sai di me?» «Beh, so che sei al secondo anno di Medicina e che gareggi clandestinamente. Ma non so veramente da dove vieni, cosa ti piacerebbe fare nella vita, com'è la tua famiglia.... Insomma chi è Luke.» gli sorrisi.
Forse a volte ero davvero strana, o meglio diversa.
Passavo ore ad ascoltare le storie degli altri, amavo sapere chi fossero, sentire le loro vite, capire come fossero, cosa li spingeva a fare determinate scelte.
E in quel momento volevo sapere quanto Luke potesse piacermi, fino a che punto.
«Mh, hai ragione. Beh posso dirti che sono di New York, vivo a Manhattan nell'Upper East Side. Ma cerco sempre di non darlo a vedere. Poi magari della mia famiglia te ne parlerò un altro giorno.»
Luke si incupì leggermente e lo capì quando spostò lo sguardo verso la città davanti a noi. Non gli avrei chiesto di più, volevo che si sentisse lui pronto a farlo, insomma alla fine ero una sconosciuta anche per lui.
«Tu invece non sei newyorkese »
«Esatto, sono una strana ragazza dell'Ohaio» arricciai il naso, sapevo benissimo quanto l'Ohaio fosse una realtà totalmente diversa dalla grande Mela.
«È per questo che conosci Daniel?»
Sapevo che prima o poi saremmo arrivati a questo punto. Certo, voleva sapere il motivo per cui avesse ricevuto un pugno sul naso, ma la verità è che non lo sapevo neanche io.
«Si, siamo cresciuti insieme diciamo. Ma ci siamo persi di vista anni fa» non sapevo esattamente cosa dirgli, io di Daniel non sapevo più nulla, per me era diventato uno sconosciuto.
«Allora non riceverei un altro pugno se facessi questo»
Luke avvolse il suo braccio attorno alle mie spalle, i nostri volti cominciarono ad essere così vicini che la pelle rabbrividì. Mi poggiò una mano sotto al mento e poi avvicinò il suo viso al mio. Non capii esattamente cosa intendesse con quella frase fin quando non poggiò la sua bocca sulle mie labbra e ci baciammo.
Fu un bacio semplice, dolce, a stampo, non sapevo esattamente come descriverlo. Durò veramente poco, tanto da non capire se ne volessi un altro o no.
Però sentii le mie guance cominciare a ribollire.
Stavo arrossendo e Luke Hamilton era la causa.
«Daniel non c'entra nulla con me, noi non ci parliamo neanche» volli rispondere alla sua domanda anche se fosse il momento era quello più sbagliato. Ma avevo smesso di far dipendere le mie emozioni da Daniel anni fa, e ora non sarebbe cambiato niente.
A quelle mie stesse parole, presi il volto di Luke e lo attirai a me baciandolo di nuovo. Questa volta mossi io le labbra contro le sue. Decisi io che tipo di bacio dovesse essere. Era più intenso, più carnale. Dentro di me non sapevo cosa significasse ma era bello. Era bello per me sentirmi una semplice ventenne per una volta sull'Empire State Building.
Sorrisi contro le sue labbra e solo quando ci staccammo per prendere fiato Luke mi disse.
«Non credevo lo avresti fatto» Era carino quando sorrideva e ancora di più quando mi accarezzò la guancia e mi tolse la ciocca di capelli dal volto.
«Perché no? Non mi credi capace?»
lo stuzzicai dandogli un pizzicotto sul braccio
«so che morivi dalla voglia di farlo già dal primo giorno, modestamente» lo presi in giro sapendo benissimo che anche Luke avrebbe scherzato.Infatti a quel punto si alzò dal muretto su cui eravamo seduti e in un istante mi caricò in spalla come un sacco di patate.
«Ora per quello che hai detto ti farai L'Empire a testa in giù!»
«No dai! Ti prego» a quel punto tutto mi sembrò sottosopra, vedevo prima le scarpe e i tacchi della gente e poi i loro corpi così come il corpo di Luke totalmente capovolto. La verità era che in quel momento l'unica al contrario ero io.
Mi mise giù soltanto quando finalmente arrivammo al piano terra.
«Finalmente, Luke te la farò pagare» gli disse roteando leggermente gli occhi per poi mantenermi a lui per non perdere l'equilibrio.
«La prossima volta lo farai. Ora credo che dovremmo rientrare.»
«Si hai ragione.» si era fatto veramente tardi.
Il tempo era passato così velocemente da non accorgermi di aver trascorso più di quattro ore con Luke.
«Magari possiamo rifarlo qualche volta, intendo uscire. Possiamo studiare anche assieme.»
La proposta di Luke mi allettava ma forse avrei avuto bisogno di metabolizzare quella giornata.
«Sì, sarebbe carino, non ho ancora visto la biblioteca, magari potresti mostrarmela tu.»
gli sorrisi, ma subito dopo aggiunsi «è stata un bella giornata Luke, ti ringrazio. Mi serviva un po' di tranquillità.» gli diedi un bacio sulla guancia.Ero stata davvero bene con lui, mi ero divertita e sicuramente non lo avrei dimenticato.
Ad un certo punto mi vibrò il cellulare nella tasca, lo estrassi e lessi il messaggio.
Era Debora.
"Sabato c'è una festa, ci andiamo?".
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HEARTS - Quel filo che ci unisce
Teen Fiction[IN REVISIONE] [STORIA IN CORSO] Sophia ha conosciuto Daniel a tredici anni ad una festa. Da quel giorno è diventato il suo migliore amico. Daniel è bello, simpatico, è il ragazzino che vogliono tutte, ma per Sophia è tutt'altra storia. Si sono prom...