Capitolo tre - Cappuccino e cornetto

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Mi accorsi che la sveglia suonava ormai da minuti interminabili solo quando aprendo gli occhi mi resi conto che in camera non c'era più nessuno.

Pensai che Emily fosse semplicemente mattiniera ma mi corressi subito quando notai l'ora sul mio iphone.

Erano le otto e quindici e avevo la mia prima lezione alle otto e mezza.

Era la prima volta in tutta la mia vita che facevo un ritardo così grande. Non ci potevo credere.

La sera prima mi ero addormentata all'istante a causa della stanchezza ma il mio corpo non aveva avuto le forze fisiche per alzarsi presto il mattino seguente.

Avevo soltanto un quarto d'ora e dovevo lavarmi, scegliere cosa indossare, vestirmi, preparare la borsa e cercare l'aula dove si teneva la mia prima lezione, senza perdermi.

Era un'impresa ardua, molto ardua.

Riuscii ad essere fuori dalla mia camera circa dieci minuti dopo, questo significava avere soltanto cinque minuti per raggiungere l'aula in cui si sarebbe svolto il corso, e in più il mio stomaco aveva deciso di brontolare proprio in quel momento e non potevo rischiare di morire di fame.

Avevo letto la mappa dell'università il giorno prima, quindi ero sicura al cento per cento che il bar si trovasse nello stesso tragitto che avrei dovuto percorrere.

Infatti, in poco tempo riuscii a prendere il cappuccino e a correre verso l'Aula B.

«Ce la posso fare.» pensai tra me e me cercando di non inciampare tra i miei stessi piedi.

Ma, forse, ero troppo concentrata sulle mie scarpe da non rendermi conto che proprio difronte delle spalle alte e grosse fecero da ostacolo tra me e la porta della classe.

«Oh mio Dio» avrei potuto cacciare un urlo ancora più stridulo ma fortunatamente il mio cappuccino non si versò sulla mia camicetta.

«Eppure credevo di essere abbastanza visibile» disse la figura con cui mi ero appena scontrata girandosi verso di me.

«Mi dispiace... io andavo di corsa, sono estremamente in ritardo.»

«In ritardo per cosa? L'aula è vuota!» il ragazzo davanti a me aprii la porta e rivelò la stanza desolata da cui rimbalzava l'eco delle nostre voci.

«Ma come è possibile? La lezione iniziava alle otto e mezza e sono le nove meno un quarto.»

Avevo sbagliato l'ora? Ero diventata pazza? O forse semplicemente avevo sbagliato classe?

«Non mi dire che...»

Il ragazzo mi interruppe prima che potessi dire la mia ipotesi «No, il professore ha rimandato la lezione a domani, ma vedo che sia io che te eravamo così in ritardo da non leggere l'email.»

«Ah.»

Presi il telefono tra le mani e controllai le notifiche, tra le tante che avevo ricevuto quel giorno, c'era anche quella del professore.

Almeno non avevo saltato la lezione.

Ma il mio cappuccino era andato.

«Mi dispiace non averti visto comunque, ero troppo concentrata a correre verso l'aula. Pensavo di essermi persa.» mi morsi il labbro inferiore leggermente imbarazzata, guardai il ragazzo davanti a me e solo dopo mi accorsi di come fosse.

Aveva i capelli biondo cenere e la sua carnagione bronzea illuminava i suoi occhi verdi. Erano belli, grandi e fissi su di me.

«Sono Luke, piacere di conoscerti. Dai andiamo al bar mi sdebito per la tua colazionez»

Mi porse la mano e io gliela strinsi.

«Sono Sophia, non preoccuparti era solo un cappuccino.»

«Insisto, dai cosa hai di meglio da fare adesso?»

Aveva ragione, infondo non avevo alcuna lezione prima di mezzogiorno, e in quel momento il mio stomaco continuava ad attirare la mia attenzione.

«E va bene Luke, allora mi prenderai cappuccino e cornetto» gli sorrisi.

«Agli ordini capo!»

Arrivati davanti al bar, ci sedemmo in uno dei tavoli nel giardino. Luke era simpatico, aveva una buona parlantina e nonostante la sua statura e la sua muscolatura non sembrava affatto qualcuno di cui avere paura.

Anzi, aveva un bel viso, un sorriso dolce e nonostante lui continuasse a parlare il mio sguardo si soffermava su ogni suo particolare.

«Quindi sei arrivata ieri, non conosci nulla del posto. Mi posso offrire io come tua guida personale?» mi chiese, lui invece era lì da due anni, mi aveva detto di aver dovuto riseguire le lezioni perché aveva perso l'anno e ora si era ritrovato a seguire alcuni corsi con le matricole.

«Certo che puoi, infondo conosco solo te!»

Era vero, a parte Emily che non vedevo da quella mattina, Luke al momento era l'unico amico che avevo conosciuto, se così potevo definirlo.

«Allora sai che c'è? Stasera c'è una specie di festa, di solito la facciamo per aprire il nuovo anno accademico. Sei ufficialmente invitata. Ti avverto è un po' particolare.»

«In che senso particolare? Fate qualche cerimonia di iniziazione o cose del genere?»

Sapevo che in ogni università a inizio anno si svolgevano delle feste per le matricole, ma questa non mi sembrava una semplice festa. Luke divenne serio alla mia domanda tanto che estrasse dalla tasca del suo pantalone un biglietto. Anzi aveva tutta l'aria di un invito.

«Ecco a te, lo scoprirai stasera, non voglio anticiparti nulla. Puoi portare qualche tua amica se vuoi.»

Poco dopo avermi dato il biglietto, aggiunse anche delle regole sul dress code.

«Vestiti comoda mi raccomando, e spero tu non abbia paura della velocità.»

Questa raccomandazione mi confuse più delle altre, ma in fin dei conti non ero nemmeno sicura di andarci.

«Perché non vuoi dirmi di cosa si tratta?» la festa aveva tutta l'aria di essere clandestina e forse era per questo che Luke era così criptico.

Alla fine, il tempo passò velocemente e io e Luke ci salutammo. Mi diede un dolce bacio sulla guancia e alle dodici in punto, io ero già in aula. Puntuale, come solo la vera me poteva fare.

ANGOLO AUTRICE
Ciaoo miei carissimi lettori!
In questo capitolo vi ho presentato il primo coprotagonista della storia! Luke Hamilton.
Allora cosa pensate di Luke a primo impatto?
Avete qualche idea di come sia questa festa?
Fatemelo sapere nei commenti se vi va!
Un bacio, a Giovedì!
pennadeidesideri

HEARTS - Quel filo che ci unisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora