Capitolo 10

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Mi lancio sul letto e sento le molle scricchiolare.
Appoggio il bubble tea sul comodino e mi assicuro che i fazzoletti non siano finiti.
Apro la scatola che si trova dentro l'armadio in cui ci sono tutte le cose di papà tra cui una lettera che mi ha lasciato. Non avevo mai avuto il coraggio di leggerla ma dopo che ho visto ció che ho visto mi sono incuriosita.
Ieri siamo andati alla casa di riposo a vedere la cassetta. Nel filmato c'erano diverse ore di nulla che non si potevano saltare quindi abbiamo aspettato quasi 5 ore per i dieci secondi in cui si è svolto tutto.
Dal marciapiede arriva papà e appena lo ho visto una morsa allo stomaco mi ha fatto piegare per il dolore. Poi si ferma.
Non guarda la strada come mi aspettavo nei miei viaggi mentali ma si limita ad aspettare tre secondi e successivamente attraversa la strada.
I suoi passi sono veloci ma piccoli e la bicicletta non sò bene perché dopo essere sceso la ha lasciata lì mentre quando sono andata sul posto non la ho mai vista.
Probabilmente la avrà presa la polizia.
L'auto arriva a gran velocità.
È un fuoristrada verde, ma non militare come mi immaginavo, ma  un po' più chiaro.
La targa in effetti non si vede.
Apro la lettera. Me la aveva lasciata circa due mesi prima di morire , dicendomi che se fosse successo qualcosa di brutto la avrei dovuta leggere.
Dentro la lettera non trovo ciò che mi aspettavo ma bensì un testo composto da lui. Era un grande appassionato di scrittura e vedere la sua grafia mi fa già scendere le lacrime agli occhi.
Il dolore dilania
Non serve sempre.
A volte è utile ma mai per superare.
Solo per ricordare eventi da non ripetere.
Il dolore ci blocca.
Ci  ferma al punto che la vita non ha più un senso ai nostri occhi.
Fatti aiutare da chi vede il senso che ha la tua vita. Fatti sorreggere dagli amici, perché se sono veramente amici per loro non sarai un peso, anzi, per loro sarà un onore aiutarti.
E tu aiuta i tuoi amici nei momenti bui. Sempre.
Se la tua vita non ha più un senso ai tuoi occhi sbagli qualcosa.
Sbagli amici, sbagli relazione, sbagli tu.
Sbagli attività, sei sempre incentrata sul dolore .
Ti insegue. Visto? Parlando di altro sono sempre allo stesso discorso.
Si insinua dentro di te e ti fa sentire quel senso di pesantezza nel petto, che pochi attimi dopo si tramuta in un peso in gola e poi scivola nel ventre.
Fa su e giù lungo il tuo corpo infettando ogni parte di te di sensi di colpa che non hai. Facendoti sentire pesante e vuota allo stesso tempo. Ti fa sentire caldo e successivamente i brividi.
Non farti travolgere dai brividi del dolore se inutili, ma combatti per cambiare il mondo, sfrutta questo parassita a ruo vantaggio.
Perché il dolore ti crea possibilità.
Ti restringe le vedute al punto che quando decidi di combatterlo ti senti aperto e libero. Onnisciente quasi. Perché hai provato il sentimento più crudele e allo stesso tempo giusto che esista.
Combattilo, non tenerlo dentro.
Ma mai da sola.
Con affetto
Papà
Non sto piangendo. Sono molto stupita però. Mi ritrovo in così tante delle cose che ha scritto papà che quasi mi è sembrato di leggere i miei ultimi pensieri.
Papà pensava che non si debba combattere il dolore da soli.
Ma in queste sue riflessioni non ha trovato le parole per spiegare quanto sia  non facile condividerlo. Fiducia negli altri, autostima, calma. Cose che negli ultimi tempi non esistono più dentro di me.
Non possono esistere dentro di me.
Non fino a quando dentro di me il dolore gestisce tutto.
E ora, che sono lontana dal mondo come non mai, mi sento debole.
Nelle parole di papà non ho trovato nessun conforto, anzi, hanno provocato pensieri ancora più negativi.
Pensiero che mi dicono di cedere.
Se cedessi cosa succederebbe?
Non ho più emozioni per colpa del dolore.
Non piango più, sorrido raramente e la paura si manifesta in occasioni poco frequenti, ma sicuramente più frequenti della sicurezza.
Ora è nel ventre. Lo sento. Mi scalda tutta e senza che me ne accorgo è di nuovo in gola.
Ho provato a resistere.
Sono stanca di giocare a nascondino con  ciò che ho dentro.
Soffro, almeno facciamolo come si deve.
Così mi sprofondo nel letto e dopo tanto tempo sento le lacrime che mi bagnano la faccia, che ormai era diventata un deserto.
Presto dentro di me diventa il diluvio.
Le lacrime sono sempre più veloci e i miei singhiozzi strozzati mi fanno tremare.
Brividi.
Eppure mi sembra una cosa così grande.
Non sò neanche il motivo.
Papà? In questo momento non è tra i miei pensieri.
E la frustrazione di non sapere perché soffro mi fa riversare tutto in un unica valvola di sfogo.
Voglio la verità su quello che è successo quella sera di gennaio.
Servirebbe a calmarmi? No.
Ma Papà non capiva.
Ciò che riesce meglio ad una persona che soffre è camuffare il dolore.
O forse capiva anche troppo bene?
***
Sarà passata un ora da quando ho aperto la lettera.
Sento la porta aprirsi.
Poi una mano calda che riconosco come quella di Vivvi mi si appoggia sulla spalla e la accarezza lentamente.
Sento delle lacrime scendere per me.
Sono di Sarah. Dolci. Lei è così generosa da regalarmi il suo pianto. Julia dal canto suo mi guarda preoccupata.
Capisce troppo velocemente cosa penso e come sto.
Non riesco ad accettarlo.
Ho un amica che mi capisce più di ogni altro al mondo e ora non ne vedo il bisogno.
Perché voglio solamente stare male.
È una dipendenza.
Dovrei farmi vedere? Si
Mi aiuterebbe? No
Mi sento pronta a parlare con qualcuno? No ovviamente.
Continuerò a soffrire? Si. No. Si o No?
A questa domanda non sò rispondere quindi mi limito ad abbracciare Vivvi e come mio solito lascio perdere qualunque cosa possa assomigliare ad un sentimento

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