CAPITOLO 22

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Anche se ormai era lunedì mattina, Hermione era comunque un po' irritata dal fatto che Ginny, avesse trovato l'audacia di ridacchiare...schiamazzare...sul suo ritardo di quindici minuti al caffè il sabato mattina.

Ginny si era divertita a prenderla in giro sullo stato dei suoi capelli, per i lividi rosa sul collo e la clavicola, facendole notare anche che indossava lo stesso vestito calendula che le aveva detto avrebbe indossato per la cena con Draco a casa sua il giorno prima. Hermione aveva bisogno di nuovi amici, meno astuti.

Ciononostante, (rifletté Hermione mentre si affaccendava per raccogliere le sue necessità del lavoro) aveva provato una certa vertigine alla bocca dello stomaco nel raccontare a Ginny dello sviluppo romantico tra lei e Malfoy, inoltre l'amica forse intuendo quanto fosse felice, non si era riferita mai a Malfoy con la parola "furetto" e aveva accettato la proposta di Hermione di un'uscita a quattro se le cose con lui fossero andate ancora bene nelle prossime settimane.

Hermione allontanò quel pensiero audace in un angolo della sua mente per il momento, per evitare di scoppiare in un'orticaria da stress. Harry era una delle persone più buone e gentili che conosceva, ma uscire con Malfoy sarebbe stato per lui un boccone amaro da digerire.

L'aspettava una lunga e impegnativa giornata di lavoro in ufficio, e iniziò a ripercorrere mentalmente le sue argomentazioni per riscrivere le leggi sull'adozione degli elfi domestici mentre chiudeva a chiave la porta d'ingresso della sua casa dietro di sé. Se fosse riuscita a migliorare il linguaggio dell'ispezione domestica senza farlo sembrare un eccesso di potere da parte del governo, allora il Wizengamot avrebbe potuto alla fine... Oh.

Si bloccò, a metà dei gradini d'ingresso.

Appoggiato al cancello di casa, apparentemente disinvolto, tutto gambe lunghe e grazia senza sforzo, c'era Draco. Era un lunedì mattina, il che significava che la sua rotazione di abiti prevedeva di indossare uno dei suoi completi neri personalizzati, con la camicia bianca e la cravatta nera. Hermione si chiese distrattamente se avrebbe condiviso con lei il nome del suo sarto, in modo da potergli inviare un persone biglietto di ringraziamento.

"Buongiorno", disse, leggermente senza fiato per la sorpresa mentre si avvicinava a lui.

"Granger" rispose lui, raddrizzandosi in tutta la sua considerevole altezza. "Pronta per il caffè?"

Sono pronta per te, andiamo dentro e non lasciare il mio letto per il prossimo futuro.

"Assolutamente."

Si avvicendarono verso la caffetteria chiacchierando amichevolmente. Una volta arrivati, Draco le tenne la porta per farla entrare per prima. Hermione notò di aver attirato l'attenzione dell'anziana proprietaria che vedendoli entrare insieme le lanciò un sorriso sornione e un occhiolino.

Quando posò la borsa sul loro tavolo e si mosse per andare ad ordinare il tè, Draco la fermò. "Masala chai? Che grandezza vuoi?

Hermione fu così presa alla sprovvista, che non riuscì nemmeno a trovare le parole per protestare contro il fatto che lui le aveva comprato il tè. Sistemandosi attorno al tavolo con la consapevolezza di non star sognando, Hermione guardò Draco avvicinarsi con due tazze fumanti tra le mani. Mentre lo osservava, la mente di Hermione tornò a quel momento di un anno e qualche mese prima, quando lui si era avvicinato con rabbia al suo tavolo, chiedendo di sapere quale fosse il suo gioco.

"Sul serio Granger? Pensi che sia divertente?"

Quelle erano state le prime parole che le aveva sputato addosso. Ricordava di aver vissuto lo shock di una vita quando aveva alzato lo sguardo dalla sua lettura per trovare un Draco Malfoy vestito in modo impeccabile, teso e ribollente di rabbia a malapena repressa nei suoi confronti in un caffè babbano.

Remain Nameless - TRADUZIONE ITALIANA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora