CAPITOLO VENTICINQUE - EPILOGO

237 9 0
                                    

I loro discorsi furono interrotti dall'arrivo dell'Omega, con in braccio la bambina che si agitava contro il suo petto, evidentemente affamata. "Dalle pure il latte. Penso io a far mangiare Evan, Lou" gli disse Liam, prendendo in braccio il bambino e portandolo verso la cucina. Il giovane Omega sorrise, si sedette sul divano e si apprestò ad allattare la neonata. Niall e Zayn seguirono Liam in cucina, per preparare qualcosa da mangiare anche per gli adulti. Harry rimase immobile, lo sguardo fisso su Louis e la bambina che teneva in braccio. "Posso restare?" chiese a voce bassa, desiderando con tutto il cuore poter tornare a far parte della vita dell'Omega e dei loro bambini. "Avhenger" (dipende) rispose Louis, mentre accompagnava delicatamente la testolina di Ella, spingendola bocca verso il proprio capezzolo scoperto. Harry si sforzò di non fissarlo come un maniaco, si schiarì la voce: "Da cosa, dipende?". Louis sollevò la testa e lo fissò con un sorriso timido: "Dipende, da quello che intendi tu, per restare". L'Alpha rimase a bocca aperta, le parole pronunciate con l'accento aspro e duro erano una musica meravigliosa. "L-Louis" balbettò, completamente preso alla sprovvista. Scosse la testa, confuso e sopraffatto. "Dio, ti prego, Lou, parlami ancora" sussurrò, la voce tremante per l'emozione. L'Omega arrossì leggermente, abbassando lo sguardo. "Adoro il tuo accento, Lou" confessò Harry, sedendosi sul divano vicino a lui, ma senza toccarlo. Tenne lo sguardo sulla piccola Ella che suggeva il latte tranquilla, gli occhietti chiusi. "Avevo circa dieci anni, quando mia madre mi ha portato al villaggio di Tafl" disse Louis, senza guardarlo. "Fino ad allora, avevo sempre vissuto con lei in una zona più a Nord. In quegli anni, mi aveva insegnato il potere che scorre nelle nostre vene, le leggi della natura che devono guidarci e la lingua dei suoi antenati norvegesi. Ancora prima della mia nascita, Tafl aveva scoperto che mia madre era una strega e l'aveva cacciata, intimandogli di non tornare più e affermando che non mi avrebbe mai riconosciuto come suo figlio" raccontò, con voce calma. Harry era stupito dalla sua proprietà di linguaggio, le parole scorrevano senza alcuna esitazione, anche se la sua pronuncia era molto particolare. "Ma, dopo dieci anni, Tafl si ritrovò senza un erede e chiese a mia madre di tornare, nella speranza che mi rivelassi come Alpha. Mia mamma avrebbe voluto rifiutare, ma era malata e temeva di morire presto, lasciandomi solo. Così, ci stabilimmo al villaggio ed io mi trovai circondato da sconosciuti che parlavano una lingua incomprensibile" continuò, girando la bambina affinché prendesse il latte anche dall'altro lato. Harry era incantato dalla semplice eleganza dei suoi gesti e dal modo in cui aveva iniziato a parlargli, così naturale. "Ma hai imparato molto bene a parlare la nostra lingua" osservò Harry, Louis scosse la testa: "Tafl mi affidò ai migliori insegnanti, sempre nella convinzione di trovare in me un erede. Ma, anche se lo studio portò presto i suoi frutti a livello di grammatica e dialettica, il forte accento mi rese oggetto di scherno, da parte degli altri ragazzi". Harry serrò le mani a pugno, a quelle parole, ma Louis proseguì con aria pacifica: "Da mia mamma avevo appreso la pazienza e la tolleranza, così non risposi mai alle provocazioni oppure, semplicemente, replicai agli insulti nella mia lingua, che gli altri non capivano. La cosa mi divertiva, così da quel momento inizia a parlare solo norvegese. Io li capivo, loro no, questo mi metteva in una posizione di vantaggio. Se qualcuno diventava troppo aggressivo, usavo qualche piccolo trucco per spaventarlo, ero ancora un bambino ed i miei poteri erano acerbi. Mia madre continuò ad insegnarmi per altri due anni, prima di morire, lasciandomi a un padre che mi disprezzava ed un branco che non mi aveva mai accettato, perché ero diverso". "Meraviglioso, tu sei meraviglioso Louis" gli disse l'Alpha, avvicinandosi per fissarlo in viso: "Mi dispiace averti fatto soffrire, ti prego dimmi che c'è speranza. Io ti amo, non ho mai smesso di amarti".

SEI MESI DOPO

"Mitt navn er Harry" (il mio nome è Harry) scandì l'Alpha, cullando tra le braccia Ella, per farla addormentare. Girò la testa verso Louis, seduto sul bordo del letto di Evan, con un libro di favole in mano. L'Omega gli sorrise, gli occhi blu brillanti: "Molto bene, la tua pronuncia sta migliorando, Alpha". Harry ricambiò il sorriso, raggiante, tornando a cullare la piccola tra le braccia, mentre Louis si alzava e rimboccava le coperte ad Evan, che si era appena addormentato. L'Alpha gli sorrise, sussurrando per non disturbare la piccola Ella che era sul punto di chiudere gli occhi: "Vai pure a letto, amore. Metto la nostra bimba nella culla e ti raggiungo". Louis annuì semplicemente, raggiungendo la loro camera da letto esattamente affianco alla stanza dei bambini. Mentre canticchiava per la sua bambina, Harry si guardò intorno con aria soddisfatta, la loro casetta era stata terminata a tempo di record, con l'aiuto di tutti i membri del branco. Per quasi un mese, era rimasto con Louis nel villaggio a Nord, lasciando sua madre a guidare il branco. In quei trenta giorni aveva fatto del suo meglio per dimostrare all'Omega la serietà del proprio impegno e la profondità dei sentimenti che provava per lui. Avevano parlato, si erano occupati dei bambini ed avevano dormito abbracciati. Niente baci o sesso, ma solo tempo per conoscersi. Liam, Niall e Zayn erano tornati subito a casa, anche per spiegare ai propri compagni la situazione ed assicurare che presto il capobranco sarebbe tornato, con l'Omega ed i loro figli.

Dolce Omega? - Larry Fanfiction Omegaverse MpregDove le storie prendono vita. Scoprilo ora