Cap. 12 - La verità nel buio

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"La verità di domani si nutre dell'errore di ieri."

                                                                                                                        Antoine de Saint-Exuperie



Una decina di test di gravidanza, tutti assolutamente possibili, una buona dose di autoconvincimento e qualche attacco di panico, avevo finalmente accettato l'idea di essere davvero incinta.

Preso atto di ciò, con l'immancabile sostegno morale della futura "zia Jeanette" mi preparai ad organizzare per bene la situazione.

C'erano un sacco di cose, da fare, prima dell'arrivo del bambino.

Per prima, dovetti definitivamente sopprimere la mia attività a Londra, trasferendo il mio studio e il lavoro a casa.

Mona versò svariati litri di lacrime, sapute le novità. Pianse di gioia alla notizia del bambino, e pianse di tristezza sapendo che non avremmo, per un periodo indeterminato, più lavorato insieme.

Le promisi rosee raccomandazioni per il suo futuro da segretaria, e che saremmo sicuramente rimaste in contatto. Volevo bene a quella variopinta ragazza, il nostro non era per me solo un rapporto lavorativo, e speravo che anche per lei fosse lo stesso.

Ovviamente, sarebbe stata presente al battesimo del nascituro.

Sbrigata questa faccenda, fu la volta mia e quella del bambino.

Non potevo certo portare avanti la gravidanza senza un medico che mi seguisse nel percorso. Per mia fortuna, il ginecologo di Jeanette a Belfast era un medico itinerante, aveva vari studi in tutto il Regno Unito, e fu lieto di annoverarmi tra le sue pazienti.

Jeanette mi assicurò più volte che era un ottimo medico, degno di fiducia assoluta, lontano anni luce dal macellaio che le aveva sfigurato il décolleté.

La parte più divertente fu riempire il carrello di Amazon di tutte le cose che servivano per avere cura di un bambino: fasciatoio, culla, passeggino, una scorta decennale di pannolini, creme, cremine e bagnoschiuma, biberon, ciucci e chi più ne ha più ne metta.

Per gli abitini, decidemmo di aspettare almeno qualche mese, quando sarebbe stato possibile conoscere il sesso del nascituro.

Tanti neogenitori scelgono la sorpresa, ma all'unanimità decidemmo che di colpi di scena

eravamo tutti decisamente più che sazi.

Il periodo appena trascorso era stato difficile e faticoso per tutti, sia a livello psicologico che fisico. L'estate si era conclusa nel migliore dei modi, con questa inatteso dolce evento. All'inizio magari era stata una notizia scioccante quanto tutto il resto. Ma alla fine, passata la paura e lo stupore, avevo accolto questo nuovo arrivo nella mia vita con entusiasmo e un'energia nuova.

Nuova vita significava nuovo inizio, ai miei occhi. E c'erano decisamente tutte le premesse per riprendere la mia vita da dove l'avevo stoppata e ricominciare a vivere come una persona normale. A cominciare... dalla totale sparizione di Emily.

Da quella famosa sera, risalente a un paio settimane prima, Emily e tutto ciò che la riguardava, erano svaniti come fumo nel vento.

Dormivo tranquillamente, da sola o in compagnia, ogni singola notte, e non avevo più avuto incubi di alcun genere.

Portavo ancora l'ametista di Blake al collo, ma più che una precauzione ormai era diventata una forma un'abitudine. L'altro ciondolo, invece, riposava beato nel cassetto del mio comodino, e nessuno ne faceva mai accenno.

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