"Per amare qualcosa, bisogna rendersi conto che potremmo perderla."
Gilbert Keith Chesterton
Le verdi terre d'Irlanda erano da sempre nella mia lista dei luoghi da visitare.
Sebbene fossi cittadina britannica, in tanti anni non avevo mai trovato l'occasione di poterlo fare, il che è praticamente assurdo.
Avevo visitato posti lontani anni luce, in vita mia, come il Giappone e l'India.
Ma l'Irlanda, che un altro po' potevo vedere dal balcone di casa, mi mancava all'appello. Roba da non credere.
Ed ancora più inverosimile era il motivo per cui, alla fine, mi ci ero ritrovata.
"Scommetto che so a cosa stai pensando."
Jeanette mi guardava, un mezzo sorrisetto in viso. Eravamo seduti in una macchina presa a noleggio all'aeroporto di Belfast, diretti a casa Van Horne.
Gilbert guidava, l'aria tesa e preoccupata. Blake era accanto a lui, intento a spulciare un vecchio libro ingiallito preso dalla sua libreria. Io e Jeanette sedevano sul sedile posteriore. Non alzò lo sguardo dal cellulare, mentre mi rivolse quella domanda. Scorreva con aria concentrata le pagine di un sito in internet da diversi minuti, mentre io guardavo dal
finestrino il paesaggio sfilarmi davanti, senza prestargli la minima attenzione.
Mi sentivo tesa e rigida come la corda di un violino.
"Non credo sia tanto difficile supporlo..." risposi.
"No, direi di no." Confermò lei. "Stai pensando che questo è decisamente il motivo più schifoso in assoluto, per la tua prima capatina in Irlanda."
Feci un ansioso sospiro, ed annuì.
"Non riesco ancora a capacitarmi di ciò che sta accadendo. È tutto talmente assurdo!"
"Non lo è sempre stato, fin dal principio? Insomma, una tua antenata morta una vita fa, che, a quanto pare, infesta da sempre la tua casa e ha mandato al manicomio metà dei tuoi parenti, decide di usare nottetempo il tuo corpo dormiente per farsi i beati cazzi suoi. Dulcis in fundo, salta pure fuori che il tuo ossigenato vicino di casa dalla pessima reputazione sapeva tutto da sempre, essendo lui una specie di reincarnazione di un'amica intima del suddetto fantasma, da cui ha ereditato un'adorabile maledizione che lo incolla vita natural durante al tuo albero genealogico. Realizzi solo ora, l'assurdo totale di tutto ciò?"
"Adorabile riassunto, cassatina mia!" Si congratulò Blake.
"Che tu ci creda, o no." Continuai io. "Tutto il casino di Emily è meno difficile da assimilare di ciò che sta capitando a Dick. Non avrei mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui io avrei dovuto corrergli in soccorso. È paradossale, incredibile. E mi spaventa a morte..."
"Non dirlo a me." Disse Gilbert. "Ho piantata in testa quella telefonata inquietante da ore, mi sta massacrando. Lo ripeto: Io conosco mio fratello, e quello non era mio fratello, sebbene la voce fosse inequivocabilmente la sua. Era come se... qualcosa o qualcuno parlasse attraverso Dick, usando la sua voce. Ma non ha alcun senso, lo so..."
"No, coniglietto mio adorato, ha senso eccome, temo." Disse Blake accarezzando la nuca di Gilbert. "L'ho percepito forte e chiaro anch'io, che quello al telefono non era il nostro Dick. Avrei solo voluto che tu non te ne accorgessi. Hai compreso tutto nel peggiore dei modi, povero amore mio."
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Il dono del destino
ParanormalTabitha Raincourt, giovane avvocatessa disillusa e amareggiata, torna a casa dopo anni di lontananza per partecipare al funerale di suo nonno. Ritrova Juniper, migliore amica della sua defunta madre e attuale governante di casa Raincourt, e i suoi d...