Cap. 20 - La sposa in nero

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"Una strega che si annoia, potrebbe fare qualsiasi cosa."

                                                                                                                             Terry Pratchett 



Quando amavo Gilbert, o per meglio dire quando credevo di amarlo, mi sentivo sempre in ansia.

Avevo paura che qualcuno me lo portasse via. O peggio, che se ne andasse via lui di sua scelta, con qualcuno.

Avevo paura di perderlo.

Eppure, quando era successo realmente, non mi aveva fatto particolarmente male.

Avevo sofferto, ovvio, ma non quanto avrebbe dovuto soffrire un autentico cuore innamorato.

Segno palese che questo mio amore incondizionato per lui, alla fine, non era stato altro che un grosso fuoco di paglia.

Ma quello che in quel momento, davanti al gigantesco cancello di ferro della villa dei Van Horn, correva nelle mie vene assieme al mio sangue, non era affatto un abbaglio, ma vero terrore.

Un gelido e sfiancante senso di paura, che mi gelava e faceva sudare le mani. Che mi faceva respirare a stento, e con fatica.

Il terrore, l'autentico terrore, quello che si prova quando chi ami con tutto il cuore e l'anima... è in serio pericolo.

Eravamo arrivati alla favolosa villa dei Van Horne, immersa in piena campagna irlandese.

Era un posto inverosimile, splendido.

Conservava, sebbene fosse stata sicuramente restaurata e modernizzata più e più volte col passare del tempo, un'aria antica e immortale.

Afferrai con entrambe le mani le inferriate del grande cancello di ferro dell'entrata.

Dick era dietro quelle sbarre, tenuto prigioniero da un essere malvagio che con uno schiocco di dita era in grado di toglierlo di mezzo, di annientarlo, cosa che pareva essere il suo preciso intento. Mi sentivo morire anch'io, al solo pensiero.

"Mamma posseduta, abbassa il volume della tua negatività, mi sta spaccando i timpani."

Blake era venuto da me, e mi aveva posato le mani sulle spalle. Il calore dei suoi palmi bianchi e morbidi come guanti di seta sulla pelle, mi diede un alito di conforto.

"Ho paura." Confessai.

"Lo so." Mi rispose. "Non saresti un essere umano, altrimenti. Ma devi calmarti,

ugualmente. L'essere che ora dimora in quella casa, sente l'odore della paura come uno squalo sente quello del sangue, e l'effetto scaturito è a grandi linee lo stesso. Non mostrare lati scoperti o vulnerabili, o non ci sarà gara."

"Sto per affrontare uno spirito vecchio di secoli, potente, maligno e con un mare di esperienza sul proprio curriculum. Mi sembra di entrare nuda e cosparsa di salsa barbecue nella gabbia di una tigre. Non la vedo, francamente, la gara."

"Hey! Non hai il culo del tutto scoperto." Mi fece notare Jeanette. "Noi abbiamo nel nostro team zio paranormale, il nipotino della strega buona che è l'acerrima rivale della strega stronza là dentro. E tu sei la discendente di un'altra strega buona. Non siamo totalmente nella merda, no?"

"Non amo proprio quel termine, se devo essere sincero, dolce Jeanette." Disse Blake, storcendo il naso. "La strega, agli occhi dell'uomo, è colei che il demonio dota di poteri sovrannaturali. Olubunmi ed Emily non erano nulla del genere, posso assicurarlo. Per quanto riguarda invece Christina...".

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