"Dopo la tua morte, sarai ciò che eri prima della tua nascita."
Arthur Schopenhauer
Guardavo ipnotizzata il palmo della mano di Blake, come se fosse la cosa più straordinaria al mondo.
Ci scorsi sopra il dito, come se toccando quella cicatrice, avessi potuto rendere la sua presenza in questo mondo meno assurda.
Era reale. Inverosimile, inspiegabile, ma totalmente reale.
"Aspetta." Intervenne Gilbert. "Mi hai sempre detto di esserti procurato quella ferita scavalcando un tronco da piccolo!"
Blake annuì, un po' imbarazzato.
"Dovevo dire qualcosa, coniglietto."
"E a noi, quando dovevi?" Saltò su Jeanette. "Hai capito da un pezzo che Tabitha era posseduta da Emily, e che dietro c'era un casino allucinante. Neanche quando è saltato fuori il diario della bambina, ti ha sfiorato l'idea di sputare il rospo. Cioè, amico! Hai un cazzo di legame mistico con quella donna! La donna che ha visto e sentito tutto su Emily e compagnia bella! Ma quanto cazzo puoi essere infame a non averlo detto subito?! Hai presente quante rotture di palle ci avresti evitato?"
"Assolutamente sì, e non hai idea di quanto io sia profondamente dispiaciuto di tutto ciò." Rispose Blake, visibilmente rammaricato. "Avrei voluto parlare, dio mi è testimone. Ma non potevo. Sono vincolato da una sorta di giuramento, si può dire. Solo al momento giusto, mi sarà possibile intervenire, non prima. C'è troppo, in ballo, per permettersi di commettere anche il più piccolo errore. Non siamo mai stati tanto vicini alla fine di questo interminabile calvario, non voglio rischiare."
"Rischiare cosa?" Chiesi io. "Parlami, Blake, dimmi la verità. Credo di avere diritto di saperlo, arrivata a questo punto, basta omissioni."
Blake sospirò, e strinse le labbra.
"Non ne sono ancora del tutto certo, non ho abbastanza sicurezze. Sapere che Emily ti ha mostrato tutto, mi rassicura non poco, mi fa ben sperare. Però... sento ancora di non potermi fidare fino in fondo. Ho paura, lo confesso."
Portò le mani al viso, esasperato.
"Abbiamo un colpo in canna ben piazzato, il miglior tiro degli ultimi due secoli. Sento che, se mancassimo il bersaglio anche in simili rosee condizioni, un'occasione così non si ripresenterà mai più. Manca tanto così, tanto così, per fare in modo che Sugar possa finalmente riposare in pace, guai a fare un passo falso proprio ora."
Lo guardai congiungere le lunghe dita da pianista sotto il mento, l'aria tesa. Non l'avevo mai visto tanto in pena per qualcosa, era impressionante.
"Bene." Dissi in tono conciliante. "Non forzerò la mano, mi dirai tutto solo quando lo vorrai tu. Però una cosa spero che tu possa farla."
Blake alzò lo sguardo su di me. E mi fu chiaro che sapeva esattamente cosa gli stessi chiedendo di dirmi.
"Non ho alcun problema a parlarti di Sugar, se è questo che mi chiedi." Mi disse, sorridendo dolcemente. "Mi rende felice, anzi, raccontare la sua storia. Era una gran donna, e vorrei che tutto il mondo lo sapesse."
I presenti nella stanza, e il loro relativo scettico o credente punto di vista sulla faccenda, si unirono in un unico, rispettoso silenzio.
Credere, o non credere, non era più tanto importante, in quel momento.
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Il dono del destino
ParanormalTabitha Raincourt, giovane avvocatessa disillusa e amareggiata, torna a casa dopo anni di lontananza per partecipare al funerale di suo nonno. Ritrova Juniper, migliore amica della sua defunta madre e attuale governante di casa Raincourt, e i suoi d...