15.

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Nemmeno una volta Manuel aveva fatto la doccia in un box così largo, così moderno; con il soffione ben funzionante -mica come il suo che deve ancora cambiare da qualche mese perché lancia un getto troppo forte o troppo delicato e non è più regolabile.

Si è stupito alla vista dei bagnoschiuma tra cui avrebbe potuto scegliere: uno neutro, uno agli agrumi, uno al talco e il quarto alla vaniglia.
Ha preferito quello al talco, dopo averli annusati tutti, e ha cercato di fare la doccia velocemente per non dare l’impressione di quello che ne approfitta troppo. In realtà avrebbe voluto restare sotto quel getto per almeno mezz’ora, con l’acqua calda addosso fino a farsi diventare la pelle rossa.

Si sente stanco. Stanchissimo. Non percepiva una stanchezza simile da tanto tempo, ma i servizi delle ultime tre sere hanno avuto ritmi troppo veloci e la mattina si è ritrovato a svegliarsi presto perché il cervello aveva bisogno di pensare, di martoriarlo, di metterlo davanti a centinaia di domande.

“Scusami, volevo lavare solo il corpo ma alla fine per abitudine me so lanciato sotto con la testa. Me potresti dì dov’è il phon? Non ho voluto aprire gli sportelli…” è apparso in cima alle scale, con l’accappatoio che Simone gli aveva procurato, poggiato con una spalla al muro.

“Certo, figurati! Lo trovi nel secondo cassetto sotto il lavandino. C’è anche il diffusore!”

“No, guarda… è già tanto se me li asciugo, sti cosi! Non ho la forza per respirare stasera!”

“Se vuoi te li asciugo io, ma devi decidere se preferisci questo oppure farmi finire di cuocere la pasta!”

Si concentra su quello che sta facendo Simone giù in cucina, a cui non aveva nemmeno fatto caso.

“Ma so le due de notte!”

“Sì, ma hai detto che hai cenato alle sette prima del servizio e un hamburger senza nemmeno il panino non vale come cena, se poi hai lavorato!”

“E che pasta è?”

“Al momento in bianco” ammette, in imbarazzo. “E penso anche dopo. Forse ho del pesto… però forse!”

Manuel sorride, intenerito come per ogni cosa che riguarda Simone, e trova la forza per tornare indietro verso il corridoio, non prima di prenderlo in giro. “Pensa alla cena notturna, tu. Ce manca solo che me fai scoce pure ‘a pasta, che già me tocca in bianco come agli ammalati… i capelli me li asciugo da solo, mo arrivo!”

“Guarda che sarà buonissima!” Simone alza un po’ la voce, per fargliela arrivare, e poi tende l’orecchio aspettando la risposta con il sorriso stampato sul volto.

“Ne so convinto! Due stelle Michelin!” la risposta arriva direttamente dal bagno, prima di alcuni rumori e poi il suono del phon.

Dopo poco Manuel è giù, con una tuta presa in prestito da Simone, la stanchezza ancora più presente ma in compenso una sensazione bella. Il fatto che si prenda cura di lui, nonostante le poche abilità culinarie, e il fatto che Simone gli sorrida sempre, lo tranquillizzano e spostano per un po’ tutte quelle preoccupazioni che lo affliggono.

“Lo so che è la pasta peggiore che tu abbia mai mangiato in vita tua”

“Apprezzo l’impegno!”

Sono seduti l’uno di fronte all’altro attorno al tavolo, ma Simone lo guarda solamente mangiare.

“Oggi ho parlato un po’ con Laura, abbiamo pranzato insieme…”

“E?”

“E a parte che me la farà pagare perché sono sparito, dice che non mi vedeva così da tanto”

L'appuntamento [Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora