7.

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Da cinque minuti sono in silenzio e Manuel non ha fatto altro che guardarlo, memorizzare ogni particolare di quel profilo che fissa il soffitto.

Vorrebbe essere in grado di leggergli nella mente, vorrebbe sapere a cosa sta pensando. Guarda la sigaretta che si avvicina alla sua bocca, che poi prende tra le labbra e che lentamente allontana mentre non smette di avere lo sguardo rivolto verso l’alto.

“È stato così traumatico?”

Ora Simone gira la testa verso di lui, con le sopracciglia aggrottate.

“Intendo dire… lasciarti andare. Uscire dal ruolo di chi non deve chiedere mai e lasciare a qualcun altro il controllo…” glielo chiede con il sorriso, ma per la prima volta non è uno di quei sorrisi che rendono Simone nervoso ed eccitato; è un sorriso quasi comprensivo, carino.

“Perché sei così fissato? Ti importa così tanto chi scopa chi? Non mi sembra così fondamentale”

“Non è una cosa che mi interessa, infatti. Però co te è diverso…”

“Ah, si?”

“Sì, e te l’ho già detto il perché. Perché tu lo volevi, eppure dovevi dimostrare chissà che cosa…a chi, poi? Non a me. L’unico a perderci eri tu…”

Simone sospira, alzandosi leggermente con la schiena per spegnere la sigaretta nel posacenere. Poi si gira su un lato, rivolto verso di lui. L’osserva, resta in silenzio per qualche secondo e nel frattempo lo studia.

“Perché dovrei parlare di certe cose con te?”

“Non devi, se non vuoi. Però sappi che sono un grandissimo stronzo solo per gioco, ma so essere pure una persona seria”

“Ok… che vuoi sapere?”

“Cosa pensavi potesse succedere?”

“Niente, in particolare. Credo fosse solo un modo per avere il controllo, come hai detto tu…”

“Chi è lo stronzo?”

“Che?”

“C’è sempre uno stronzo dietro… una persona a cui dai tutto, da cui ti fai vedere per quello che sei e poi ti fotte…”

Simone sorride appena, sentendosi in difficoltà dopo quelle parole.

“Un’altra delle mie tante regole è che non parlo della mia vita privata. Me ne hai già fatte infrangere due, ora non esagerare”

“Lo so, ho un faccino irresistibile…”

“Avrei detto più paraculo, ma irresistibile va anche bene”

“Lo accetterei ugualmente. Mi piace, questa reputazione”

“Non ne avevo dubbi. Invece tu me la racconti la storia di te piccolo? La roba sulle piscine…”

Una domanda del genere Manuel non se l’aspettava e non saprebbe nemmeno come rispondere; non perché sia una storia strappalacrime o troppo intima, ma perché non credeva ci avrebbe fatto caso e soprattutto perché quei ricordi a volte lo inteneriscono e a volte gli provocano rabbia.

“Te la racconto un’altra volta, me sa… s’è fatta na certa e domattina c’ho un po’ de cose da fa”

Si alza senza nemmeno aspettare una risposta da parte dell’altro; si guarda attorno, si maledice e poi torna a guardarlo chiedendo pietà. “Me presteresti qualcosa? I miei vestiti sono tutti giù e sono zuppi…”

“Certo, ti prendo un cambio…”

Sceglie accuratamente i vestiti da dargli, sotto lo sguardo divertito di Manuel che fissa la sua cabina armadio con lo stupore di un bambino.
Non ne comprende il fascino, perché della moda non gliene è mai fregato niente, ma tutti quei vestiti di ogni tipo riescono comunque a sconcertarlo.

L'appuntamento [Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora