Manuel non aveva idea, una volta uscito da quella villa, di come si facesse a uscirne davvero.
Credeva fosse più semplice, più immediato e senza conseguenze.
Invece era tornato a casa a quell’ora tarda della notte e non era riuscito a prendere sonno nonostante la stanchezza decantata per tutta la sera.Così si era messo a disegnare, sforzandosi di non tracciare le linee di quel profilo, di quel viso in particolare. Allora aveva capito di dover disegnare per forza una donna, ché se si fosse concentrato su un uomo, qualsiasi uomo, la sua mano avrebbe istintivamente copiato quei tratti.
“Tieni, l’ho fatto stanotte alle quattro”
Non aveva dormito, forse un’ora o poco più. Aveva preso sonno verso le cinque, poi il primo clacson in strada l’aveva svegliato bruscamente.
Guarda sua madre che l’osserva stranita, dietro il bancone della piccola libreria che gestisce da qualche anno.
Suo figlio alle dieci del mattino è sempre ancora nel letto, a meno che non abbia commissioni da effettuare, invece ora è lì, con due occhiaie enormi, l’aria sfatta di chi non ha dormito e i capelli in cui continua a passare una mano per placare quella tensione che sente.“Manuel, tutto bene?”
“No, non va tutto bene. Ti piace?”
“Mi piace molto. Che è successo?”
“Siamo io e te, nemmeno l’hai guardato. Se l’avessi guardato e te fossi accorta che t’ho disegnato per la prima volta in trent’anni avresti urlato di gioia. Invece no”
“Ok, non l’ho guardato. Ma mi sembra più importante capire perché tu non stia bene, Manuel…”
“Guarda” apre la borsa di tela bianca che ha sulla spalla, tirando fuori piccoli ritagli di foglio. Ne sono tanti, tantissimi. “T’ho disegnato una vita intera, pure se non te l’ho mai fatto vedere”
“Ma che vuol dire, adesso? Non ti sto capendo”
“Vuol dire che sei sempre stata al primo posto” la guarda, nemmeno lui sa cosa stia facendo. “Secondo te disegnavo estranei e non te?”
“Poteva essere tranquillamente una scelta. E perché me lo dici adesso?”
“Non lo so, non c’ha senso. Forse perché sto incasinato, perché c’ho bisogno de sapè che tu me capisci e che resti nella mia vita anche quando te rispondo male, pure quando te mando a fanculo. E perché me devi spiegà il motivo per cui ogni volta te va male ‘na relazione.”
“Ok… innanzitutto non ho bisogno di sapere che mi disegni da una vita, per non sparire. E mi sembri decisamente confuso e in panico”
“Lo sono. Te volevo solo fa vedè i disegni, in realtà. Erano una scusa…”
“E per le relazioni… se lo sapessi, smetterei di farmi andare sempre tutto male…”
“E io non credo, lo sai? Sei autodistruttiva, mà. E io come te, perché siamo questi e siamo così da quando so nato” le indica il primo foglio che li ritrae insieme. “Te sei preclusa la possibilità de vive tante cose; ho sempre pensato che nessuno fosse alla tua altezza, ma sarà pure che tu c’hai sempre avuto paura?”
Il sorriso di sua madre è davanti a lui, ancora un po’ confuso ma sempre con la stessa tenerezza.
“A volte è successo, ma non sempre. Spesso non è andata perché semplicemente le cose a volte non vanno come vorresti. Ma cosa c’entra con te? De che c’hai paura, tu?”
“No, de niente.”
“Manu, ma hai dormito?” glielo chiede preoccupata, conoscendo già la risposta. A trent’anni un figlio ti appartiene meno, ma Manuel in questo momento vorrebbe appartenerle come figlio più di ogni altro momento.
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L'appuntamento [Simuel]
FanfictionSimone è un ricco imprenditore, Manuel un cameriere. Simone ha una regola: mai andare a letto con la stessa persona più di una volta.