Capitolo 8

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12 luglio 2015
Veronica guardava il mare che ondeggiava sotto di lei. Il riflesso del sole sopra le onde produceva lo stesso effetto che fanno le lucine di natale una volta messe sull'albero. Sentiva il forte odore di sale. Guardava la costa. Le sembrava il posto più bello del mondo. Sorrise pensando che quel posto era parte di lei. Si sentiva a casa. "Sei diventata troppo veloce per i miei gusti." Disse una voce da sotto la barca.
"Diciamo invece che sei sempre troppo lento per i miei di gusti" lo incalzò lei con un sorrisetto di scherno.
"Comunque sei partita prima del via." Cercò di giustificarsi lui.
"Sai che non è vero!"
"No... Non lo è, ma tento di trovare una scusa per far risultare la mia sconfitta meno umiliante."
Sorrise allegramente. Si sentiva davvero bene in quel momento. Lei è Riki avevano appena fatto una gara a chi arrivava prima alla barchetta in mezzo al mare. Era una barchetta di legno con la base azzurra e l'interno bianco, che però era sporco di cacche di gabbiani. Nessuno sapeva a chi appartenesse quella barchetta. Lei se la ricordava sempre lì, in quello stesso punto a cinquanta metri dalla riva. Ci andava spesso quando aveva bisogno di riposarsi. La considerava un po' sua. L'ultima volta si era messa anche a pulirla come se fosse davvero di sua proprietà. Era sicura che il vero proprietario non si sarebbe arrabbiato per una cosa del genere. Quella mattina lei aveva deciso di andarci con Riki. Era sempre stata molto veloce, per questo non si stupì della sua vittoria. Non aveva mai fatto nuoto, ma aveva una particolare agilità e grazia nel muoversi in acqua. Il mare era davvero il suo elemento. La prima volta che aveva scoperto quella barchetta era stato cinque anni fa, quando era fidanzata con... Pensò a lui. Si incubì. Riki lo notó subito "che hai?"
"Niente."
"Si certo come no. Voi donne dite sempre niente quando invece c'è qualcosa che non va. E poi a chi vuoi darla a bene. Sono il tuo migliore amico. Só quando menti!"
Gli sorrise e poi fece un respiro profondo. Gli racconto dei messaggi scambiati con il figlio della signora Capone. Non voleva che lui le desse un consiglio o le dicesse cosa fare. Voleva sfogarsi, e Riki lo sapeva. Infatti era lì tutto impettito ad ascoltarla senza battere ciglio.
"Ha concluso con un semplice "Grazie" disse infine. Solo allora Riki sollevó la testa. Sembrava volerle chiedere mille cose ma alla fine disse solo:
"non dargli retta è un cretino." Agitando la mano con noncuranza. "No. Non lo è. Semplicemente vorrei chiarire. Tutto qui. Abbiamo così tante cose in sospeso di cui non abbiamo mai trattato. E credo sia arrivato il momento di parlargli."
"Perché ora? Perché adesso? Sono passati cinque dannati anni!"
"Non lo so perchè! Ma sento che è il momento."
"Ma che ti importa?!"
"Mi è sempre importato!"
Lui le rispose borbottando qualcosa.
Si alzò dalla barchetta con impazienza. Inizió a misurare la prua a grandi passi.
"Perché te la prendi così tanto?!" Urló lei.
"Tu non capisci mai vero?" si fermò e la guardó. Lei sembrava non capire, invece sapeva perfettamente dove il suo amico volesse andare a parare. Lui si passò nervosamente una mano sul viso.
"Da quanto tempo ci conosciamo io e te Veronica? Sedici anni. Sedici dannatissimi anni. E poi arriva questo deficiente che si mette di nuovo in mezzo dopo cinque anni." Sembrava molto arrabbiato e spazientito. La verità era che era geloso. Geloso davvero.
"Ma perché non vuoi vedere i miei sentimenti per te?"
Lei continuava a guardarlo in silenzio senza sapere assolutamente cosa rispondere o cosa fare. Riki le si avvicinò quasi all'altezza del viso e le prese una mano. La guardò dritta negli occhi e disse:
" Io ti amo, Veronica. Ti ho sempre amata e sempre lo faró. E nessun imbecille potrà farmi cambiare idea". Lei lo guardava con gli occhi sgranati. Non pensava che Riccardo avesse mai potuto dirle quelle cose. Le aveva quasi urlate senza prendere fiato. Ora la guardava aspettandosi qualcosa da lei. Non lo amava. Lo sapeva. Eppure guardava l'espressione disperata del suo amico. Le fece pena. Una grandissima pena. Non avrebbe mai avuto il coraggio di rifiutarlo. Gli si buttò addosso. Appoggiò una mano dietro la sua testa e lo baciò con forza. Non fu piacevole ma non fu neanche disgustoso. Nulla.Non provava nulla. Era come baciare un peluche o qualcosa senza vita. Era come se non avesse più emozioni. Ma come faceva a essere sicura che non sarebbe potuto nascere qualcosa tra loro? Qualcosa di vero e profondo. Non ci aveva mai pensato. Infondo lui era un bravo ragazzo e sembrava amarla davvero. Forse le cose sarebbero andate bene. Si staccó da lui. Riki si mise una mano tra i capelli e si mise a guardare per terra. Lei fissava il vuoto. Si pentì di quello che aveva fatto.
"Andiamo a riva" disse in un tono quasi assente. Si buttò in acqua e sentì l'impatto gelido dell'acqua sulla sua pelle riscaldata dal sole. Avrebbe voluto scomparire in quell'acqua. Diventare parte di essa. Desiderava che ogni centimetro della sua pelle diventasse spuma di mare. Le sue emozioni, che fino a qualche secondo fa erano come sparite, erano ricomparse tutte insieme. Come una palla che dopo essere stata buttata in acqua torna velocemente a galla. Era confusa, spaesata, pentita. Sapeva che le cose tra loro due non sarebbero mai state più come prima.

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