11 agosto 2015
Si girava da ogni parte. La spiaggetta era deserta. Non c'era nessuno. Si alzò in piedi.
"Daniele?!" Lo chiamò. "Daniele?!" Continuò. "DANIELE!" Era diventata come una cantilena incessante che continuava a ripetere. Dove era finito? Perché l'aveva abbandonata? Guardò verso il mare che era una tavola piatta e calma. Di lui nessuna traccia. La barca remi era riposta in un angolo con all'interno la sua borsa nera e le sue cose. Probabilmente era andato via a nuoto. Ma dove era andato? Si infilò velocemente i vestiti e le scarpe e salì in barca. I remi erano pesanti. Le facevano male le braccia. Dopo pochi minuti intravide la costa dove si trovava anche il suo lido. Approdò dove avevano preso la barchetta la sera prima e andò in strada a cercarlo. Non sapeva dove andare. Lo chiamò più volte ma aveva sempre il cellulare staccato. Maiori era piccola, eppure in quel momento le sembrava così grande. Lo cercò per tutto il lungomare, poi sul corso, poi sui lidi e nelle spiagge, al porto dove di solito stava con gli amici. Niente. Di Daniele, nessuna traccia. Iniziò a preoccuparsi. Fece ancora una volta il suo numero. Nulla. Di nuovo. Si era quasi rassegnata. Incominciò a controllare anche tra i vicoli e a chiedere a quelli del paese che lo conoscevano. Alla fine incontro Lorenzo.
"Ciao Veronica come..."
"Scusa Lorenzo non ho molto tempo! Hai visto Daniele?"
"Ah quindi avete fatto pace... Sono davvero cont..."
"Lorenzo! Sai dove si trova?" Gli urlò lei. Lui si aggiustò gli occhiali spazientito. "Scusa, scusa. È che non lo trovo da nessuna parte. Inizio a preoccuparmi."
Lui addolcì la sua espressione. "Dai ti aiuto a cercarlo."
Girarono e rigirarono il paese più volte andando anche negli stessi posti ripetutamente. Ad un certo punto vide in lontananza una figura alta dai capelli ricci che se ne stava con la schiena appoggiata alla fermata della Sita. Stava per urlare il suo nome quando un pullman blu passo a tutta velocità e si fermò alla fermata dove si trovava Daniele. Una ragazza bellissima alta e con i capelli lisci e rossi fu la prima a scendere dall'autobus. Si gettò al collo di Daniele e lo abbracciò. Veronica e Lorenzo di fermarono a una decina di metri da loro osservando la scena. "La conosci quella?" Chiese lei tremante.
"No... Mai vista. Però devo dire che è una bella ragazza." Poi notò il suo sguardo. "Dai non fare così. Magari è una cugina." La ragazza diede un bacio sulla guancia a Daniele. "Una cugina intima" aggiunse Lorenzo.
La rossa baciò di nuovo Daniele ma questa volta sulla bocca. "Molto intima" i due continuarono a baciarsi appassionatamente. "Troppo intima." Lorenzo si voltò a guardare Veronica. Piangeva in silenzio senza distogliere lo sguardo da quei due. Si passò rabbiosamente il braccio sugli occhi.
Tirò su col naso. "Veronica..." Disse Lorenzo, ma non trovava le parole per andare avanti col discorso. Prese un fazzoletto dallo zaino e glielo porse. Lei lo cacciò col dorso della mano. "Sto bene." Disse ansimando.
Corse a casa. Non voleva vedere nessuno. In quel momento voleva solo mettere la faccia nel cuscino e piangere, piangere senza sosta. Era corrosa dalla gelosia e dalla rabbia. Chi era quella? Cosa voleva? Perché lui l'aveva illusa a tal punto. E tutto quello che si erano detti la sera prima? Cancellato. Buttato via come se non fosse mai successo. Rimase in casa per qualche giorno. Non voleva vedere nessuno. Daniele aveva avuto anche la faccia tosta di lasciarle messaggi in segreteria, chiamate perse e messaggi non letti. Per lei, lui era morto. Infondo aveva la coscienza apposto. Avevano chiarito. Lui l'aveva illusa. Punto. Non c'era altro da dire. Era solo l'ennesima storia andata male. Solo che questa volta pensava fosse diverso, per questo faceva così male. Soltanto una volta rispose al telefono. Una mattina come le altre. Era rimasta a casa. Aveva risposto, ma non era Daniele.
"Roky mi ha detto che non esci più di casa. Chi devo menare?"
Fu sollevata nel sentire quella voce. La fece stare meglio.
"Pensavo fossi arrabbiato con me!" Disse con le lacrime agli occhi.
"Non possiamo essere arrabbiati tutti e due." Lei scoppiò a piangere. Non ce la faceva a nascondere le proprio emozioni a lui. "Sei a casa?"
"Si sono a casa" mugolò lei tra i singhiozzi. "Arrivo." Attaccò. Riki arrivò quasi subito. Appena entro lei gli salto al collo e continuò a piangere.
Andarono in camera di lei e si sedettero sul letto. Lui le aveva portato dei dolcetti. I suoi preferiti. Biscotti di pasta frolla e cioccolato. Se li ficco in bocca guardando nel vuoto. Non li assaporava nemmeno. Li trangugiava e basta. "Mi vuoi dire cosa diavolo è successo?" Lei gli raccontò tutto dall'inizio alla fine quasi senza prendere fiato. Cercò di evitare troppi particolari romanici. Non aveva intenzione di farlo ingelosire. Al contrario si soffermò sul quanto fosse stato stronzo a lasciarla su un isoletta sperduta da sola per andare a prendere la sua ragazza. Parlò a lungo. Le serviva. Aveva bisogno di sfogarsi. "Io adesso vado lì e lo ammazzo."
Disse lui con un sorriso sadico. "Lascia perdere Riki. Per ora il mio metodo è il metodo Dante."
"E sarebbe?"
"Non ti curar di loro ma guarda e passa" recitò lei.
"Ma stai zitta." Disse tirandole un cuscino. "Al contrario! Fossi in te non gliela farei passare liscia. Secondo me devi fare una di quelle tue sfuriate mega galattiche. Poi arrivo io e lo ammazzo di botte!"
"Tu non aspetti altro eh?" Disse lei sorridendo. "Comunque adesso non voglio pensarci..."
"Per questo ho portato il tuo film preferito!"
"Pretty woman!"
"No... Quello mi sembrava poco adatto. Voglio dire: un film d'amore a lieto fine non è proprio adatto. Ti ho portato Harry Potter e il calice di fuoco!"
Lei emise un gridolino di gioia e si posizionò davanti alla televisione. Lui inserì il DVD e si mise a sedere accanto a lei. Passarono un bel pomeriggio insieme a guardare film e a parlare del più e del meno. Verso le sei del pomeriggio decisero di giocare a carte.
"Cosa ti ha spinto a venire qui?" Disse d'impulso lei.
"Eh?" Disse lui come se non avesse sentito.
"Cosa ti ha spinto a venire qui dopo quello che era successo tra noi?"
"Beh, vedi. In questi giorni me ne volevo stare un po' da solo a pensare ai cavoli miei e vedevo sempre che mi mancava qualcosa. Quel qualcosa eri tu Veronica. Ci conosciamo da quando eravamo in fasce e in qualche modo mi sono abituato ad averti attorno. Non significa che io ho smesso di provare quello che provo per te, ma... Se devo scegliere tra il perderti è essere il tuo migliore amico: sceglierò sempre la seconda opzione." Disse lui "scopa!" Concluse tirando il sette di spade sul tavolo. Lei sorrideva commossa. "Ti voglio bene Riki."
"Anche io te ne voglio."
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Maktub- It is written
RomanceUna storia d'amore. Un tuffo tra i ricordi del passato e l'impatto forte e contrastante con il presente. Veronica insegue il suo primo amore dopo cinque anni. Un evento catastrofico aveva portato alla separazione dei due amanti. Riusciranno ora a to...